Extra

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*Sono felice perché ho finalmente finito tutti i miei esami... quindi... ecco un capitolo Extra prima di quello di domani!*

Riusciva a sentire tutto. Riusciva a percepire i rumori di un allodola che costruiva il suo nido, i piccoli passi delle numerose formiche che correvano sotto ai suoi piedi. La sua vista poteva vedere la linfa vitale degli alberi, i fasci della luna che riuscivano a superare la chioma degli alberi e anche le tracce lasciate poco prima da un gruppo di cervi, prede che stava cacciando. Nella sua forma da lupo, Brutus, riusciva a percepire tutto questo. Una sensazione di potere gli scorreva forte nelle vene e tutto quello che voleva era raggiungere il suo obbiettivo... uccidere.

A sinistra.

Non era mai solo, non poteva esserlo, il suo branco era sempre con lui. Cominciò a correre nella direzione che un suo compagno gli aveva indicato. Tutti loro erano a caccia, l'unione era tutto. Durante l'inverno il lupo solitario muore, ma il gruppo, sopravvive. Questo era il concetto che fin da piccoli gli avevano insegnato e ripetuto, questo era il modo di vivere del branco e anche se potevano trasformarsi e mangiare in modo umano, la caccia riusciva a creare legami più forti tra i lupi del branco. 

Tutti lo sapevano e tutti lo accettavano. Non avevano fatto altro da quando erano nati, altri lupi si erano uniti dopo, ma tutti facevano le stesse cose da anni. Girò lo sguardo e accanto a lui notò Erik. Un minimo cenno e si capirono, non c'era bisogno di parlare, c'era solo da agire. Cominciarono a correre. La sensazione più bella del mondo, il senso di libertà, la velocità, il cuore che scoppia nel petto e il terreno che entra a contatto con le zampe. 

Sensazioni che vivevano in lui, facevano parte del suo essere e lo avevano portato ad essere quello che era. Non aveva paura, accanto a lui c'erano i suoi compagni, c'era un solo obbiettivo da raggiungere, il cervo. L'odore della preda gli arrivo al naso. Finalmente. Arrestò la sua corsa, Erik dietro di lui. Si abbassarono al suolo cercano di nascondersi e di essere silenziosi. I cervi, ignari del pericolo, mangiavano i pochi germogli rimasti dall'estate.

Circondiamoli.

Un'ordine, un solo ordine e tutti i lupi cominciarono ad occupare le proprio postazioni. Il branco vince sempre. Uno o due lupi avrebbero attaccato e i cervi impauriti sarebbe scappati proprio nella direzioni in cui c'erano i suoi compagni. Alcuni cervi sarebbero riusciti a scappare, questo Brutus lo sapeva, ma altri sarebbero caduti nella trappola, sarebbero stati catturati dal branco, questo importava. 

La tecnica aveva sempre funzionato, si erano sempre comportati cosi ed erano sempre riusciti nel loro intento. Erik cominciò a ringhiare, impaziente di partire alla carica, ma un basso ringhio di Brutus lo calmò. Non era Alpha, ma sapeva come tener fermi i membri del branco, conosceva ognuno di loro e sapeva come prenderli, erano cresciuti insieme. 

Ci siamo.

Era il momento di agire. Brutus uscì dagli arbusti. Subito i cervi alzarono la testa e presero a fuggire. Erik partì all'inseguimento. Era il momento, cominciò a correre cercando di spingere i cervi verso i suoi compagni, in modo da riuscire a prenderne i più possibile. I rumori dei suoi compagni ormai riempivano l'intero bosco, rumori che per lui erano simili a parole, significavano lotta e bramosia. 

Erano animali, questo facevano, la natura ha poche regole, crudeli, si, ma anche molto semplici. Il respiro dei cervi arrivava chiaro ai suoi sensi, come anche i denti che affondavano nella carne dei poveri animali, ma non c'era spazio per la pietà, il branco aveva fame. Continuò a correre fino ad arrivare al corpo morente di due cervi.

 Non sapeva perché ma il morso finale era sempre il suo, era lui che dava il colpo finale alle prede ed era sempre lui a mangiare per primo. Non sapeva perché ma succedeva. Quando era in forma di lupo tutto era molto più chiaro, i lupi non complicano tutto con le parole, gli umani si. 

Era difficile fasi accettare quando era umano, ma quando era lupo, tutto si sistemava e tutto diventava chiaro. Si avvicinò alle prede, due cervi stesi a terra con numerosi morsi e dei rigoli di sangue. Una scena mostruosa per ogni essere umano, ma non per un lupo. Intanto tutto il branco lo circondava, qualcuno ululava, altri ringhiavano mostrano le fauci verso altri membri del branco, per chiarire chi si sarebbe aggiudicato il secondo morso.

Tutto questo lo aveva lasciato sempre indifferente, era la loro natura, erano fatti cosi, non poteva cambiare ciò che la natura aveva creato. Si avvicino ad una delle prede. Negli occhi neri del cervo era visibile la paura, il terrore puro, ormai conosceva quello sguardo a memoria.

 Non gli importava, era un lupo, questo doveva fare. Stava per mordere la preda quando lo sguardo gli cadde su un piccolo fiore. I petali erano gialli, tutti aperti, il fiore non era riuscito a sopravvivere e in poche ore i petali si sarebbero rovinati soccombendo al freddo della notte. Il fiore sembrava un girasole. Livia. 

Si fermò tirandosi indietro. Livia. Cominciò a fare dei passi indietro, gli sguardi dei suoi compagni su di lui. Non era mai successo che si fermasse davanti al cibo, che si fermasse compiendo quella che era la sua natura. Quando era lupo non agiva con il suo pensiero, agiva secondo natura.

È vostro.

Indietreggio lasciando il branco a cibarsi dei cervi. Tutte le teste erano abbassate, intente a mangiare, ringhi e spinte, solo una testa era alzata, quella di Erik che lo fissava. Sapeva che il suo comportamento era sbagliato. I lupi non si comportano cosi, lui non si era mai comportato cosi. 

Ma Livia... Livia se n'era andata, gli aveva dato del mostro e dopo tanto tempo, anche lui ci aveva creduto. A Brutus mancava Livia, la parte più umana di lui. Intanto Erik lo continuava a guardare, lui sapeva. Con Erik non poteva mentire, lui lo capiva e sapeva che Livia era... diversa. 

Quella ragazza lo aveva colpito fin dall'inizio e anche se la sua parte animale richiedeva di unirsi al branco, la parte umana pensava a Livia, pensava al suo sorriso e alle sue teorie strane, pensava al suo accento musicale e ai suoi modi goffi, ma sempre decisi. Non c'era bisogno di parole, non c'era mai stato bisogno. Brutus si volto e cominciò a correre con un solo pensiero in testa: Livia. 


Resta con meWhere stories live. Discover now