Capitolo 11 (parte 2)

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Alla fine Brutus si è comprato anche un paio di occhiali da sole neri. Non so a cosa possano servigli, dato che qui il sole non c'è quasi mai, tranne oggi a quanto pare. Un raggio mi colpisce gli occhi. Poggiata sulle gambe ho la busta con dentro il vestito. Sospiro. "una volta conterò quante volte sospiri al giorno" mi fa presente.

Prende una buca e dondoliamo a destra e a sinistra. "cavolo.... devo cambiare gli ammortizzatori" sussurra. Mi piace questo Brutus, tranquillo e naturale. Non credevo che mi sarei divertita cosi tanto... ed invece. Alzo le spalle. "non sospiro tanto" non credo di farlo molto... vero? "ah no?" "no".

Continuo a guardare fuori dal finestrino. L'aria mi colpisce facendomi alzare i capelli. "Tranquilla, tra poco siamo arrivati". Annuisco. Mi piace stare in macchina, non so perché. Mi trovo molto bene con Brutus e questo mi fa pensare. Fino a poche settimane fa non facevamo altro che insultarci... ed invece adesso sono in sua compagnia e mi trovo bene... davvero bene. È impressionante come i rapporti tra le persone possano cambiare con tanta facilità... un giorno nemici ed il giorno dopo amici.

Mi giro e lo guardo con la coda dell'occhio. Tiene una mano sul volante e l'altra sul bordo del finestrino aperto. Il vento gli alza i riccioli, lo sguardo nascosto dietro gli occhiali da sole. È rilassato ed è rilassante starlo a guardare.

È un bel ragazzo... sarei falsa a dire il contrario. Mi vengono in mente i pomeriggi passati con Camilla, Benedetta e Anna. Ricordo le ore infinite passate con loro a parlare dei ragazzi con cui stavano al tempo. Mi riempivano le orecchie con i loro lunghissimi discorsi sulla loro bellezza e i suoi loro modi sopraffini. Poi però quando me li presentavano erano degli sgorbi. Non voglio essere cattiva ma mi sembravano brutti... non capivo il perchè... poi ho realizzato.

Non è vero che la bellezza è oggettiva, in nessun caso. La bellezza è molto soggettiva, ad ognuno di noi piacciono cose diverse. Mi viene in mente uno dei  detti popolari che mia nonna mi recitava spesso "non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace". Questo concetto lo posso applicare anche a Brutus, potrà non essere bello per molte ragazze, ma per me... è bellissimo e questo basta. 

"Livia... tutto bene?" mi ritrovo i suoi occhi addosso e la macchina ferma. Cavolo mi sono incantata a guardarlo. Mi giro di scatto guardando dove siamo. Ha parcheggiato in un vialetto in mezzo al bosco. "mi stavi fissando eh" un piccolo sorrisetto gli si forma sulle labbra. Imbarazzata lo spintono. Lui ride ed esce. Si stiracchia. Vedo che la maglietta si alza lasciandomi intravedere la pancia. Distolgo subito lo sguardo. Esco anche io e mi arriva un piacevole venticello addosso. Mi ricorda casa. Sorrido chiudendo gli occhi.

"è bello qua" dico prendendo una grossa boccata d'aria. "Livia... potresti indossare il vestito?" apro di scatto gli occhi e mi giro a guardarlo. È impazzito? Il bosco non è esattamente il luogo in cui indossare un vestito... bianco per giunta. "io... io non credo che sia il caso" tiro un calcio ad un ramo che sporge da un cespuglio. Quanto sono violenta? "potrei sciuparlo" non voglio che si rovini... non ho un vestito del genere a casa... e poi me lo ha regalato lui. 

"fallo per me" si porta gli occhiali da sole sulla testa. Ci guardiamo. Sorrido. Che cosa mi costerà mai? "dovrai ricomprarlo... lo sai vero?" gli punto un dito contro. "ne varrà la pena" Lui rimane impalato a fissarmi... ehm... "ok girati" gli ordino quando vedo che non si muove dalla sua posizione. Non avrà intenzione di restare qua vero? "su su... girati" lui ride. "ok, ok" mi da le spalle e comincia ad incamminarsi nel bosco. 

Entro in macchina, sedendomi sui sedili posteriori e comincio a spogliarmi. Faccio più in fretta che posso. Ok... è come se mi vedesse in costume... però per me, c'è differenza. Quando vado al mare non ho delle mutande bianche ad esempio... o un reggiseno scolorito, le lavatrici non sono il forte di mia madre.

Resta con meWhere stories live. Discover now