13) What Are You Writing?

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Il giorno seguente Harry fu come travolto da un'ondata di malinconia improvvisa, "forse" pensò "è solo che non ho ancora metabolizzato tutto il casino che è successo".

Harry era steso sul suo letto, fissando con interesse il soffitto e lanciano una palla di gomma contro il muro facendola rimbalzare in modo che tornasse perfettamente nelle sue mani.

La stanza era completamente silenziosa e la sua mente era affollata da una marea di pensieri, ma tra tutti ce n'era uno, che per quanto insulso fosse, brillava in mezzo al pessimismo e si faceva strada nella sua testa: come stava Louis?

Harry allora prese il telefono pronto a scrivergli un messaggio ma si rese improvvisamente conto di non avere il suo numero; buttò il cellulare sul letto e ricominciò a fissare il soffitto, tormentandosi le mani e mordicchiandosi la pelle morta delle labbra.

Il rumore dei suoi pensieri lo stava assordando quindi ad un certo punto si alzò dal letto con uno slancio, si infilò velocemente delle scarpe da ginnastica e scese giù dalle scale di corsa.

- Mamma io esco - urlò il ragazzo.
- Ah già sei al lavoro - realizzò poi.
- Oh ma perché sto continuando a parlare? - terminò uscendo dalla porta e chiudendola a chiave dietro di sé.

~~~~~

Louis era intento ad immergersi nell'acqua calda del bagno che si era appena preparato; scivolò lentamente all'interno della vasca e il calore dell'acqua gli provocò una serie di brividi lungo la spina dorsale.

Stava per immergere la testa in acqua quando sentí il campanello suonare.

- Ma porca troia, sti corrieri di merda sempre nei momenti più sbagliati arrivano - disse ad alta voce il ragazzo uscendo dalla vasca e prendendo un asciugamano.

- Non posso presentarmi così però - continuò Louis pur sapendo di essere l'unico presente.
- Io mi metto in boxer, se al postino non va bene si attacca al cazzo - terminò poi infilandosi i boxer neri che aveva precedentanebte tirato fuori dal cassetto della biancheria.

- Dove devo firmare? - chiese con tono sgarbato il ragazzo dagli occhi azzurri aprendo la porta.
- Vuoi farmi un autografo? - chiese Harry con voce divertita.
- Che? Haz che ci fai qui? -
- Volevo sapere come stavi - rispose il riccio entrando mentre l'altro continuava a guardarlo confuso e imbarazzato.

- Beh sto bene, ma potevi chiedermelo con un messaggio - rispose sconcertato Louis prendendo da una sedia dei pantaloni di una tuta grigia e una maglietta.

- Oh giusto, aspetta con quale numero avrei dovuto farlo? - chiese ironico Harry sedendosi sul divano.

- Ma... Ah già, mea culpa - rise il ragazzo dagli occhi azzurri portandosi una mano dietro la testa in segno di arresa.

~~~~~

Passò una settimana, in cui Harry e Louis parlarono giorno e notte via messaggio o via chiamata.

"Harryyyyyyy"
"Mi spieghi perché la domenica mattina sei sveglio così presto?" digitò il riccio dopo essersi stropicciato il sonno via dagli occhi.

"Tu sei bravo in fisica?"
"Ehm... Direi di sì, perché?"

"Perché io faccio cagare al cazzo e domani la stronza mi interroga"
"Hai bisogno di ripetizioni?"
"Mi piace il fatto che capisci le cose al volo"

Harry buttò la testa all'indietro e rise genuinamente.

"Il tempo di fare colazione e sono da te"
"No no, l'ultima volta non hai voluto mangiare i miei waffles, quindi oggi fai colazione da me e mangi I miei fottutissimi waffles, capito?"
"OK capo"

~~~~~

Harry suonò il campanesso di casa Tomlinson e appena il ragazzo venne ad aprire la porta al naso di Harry arrivò un meraviglioso profumo di Waffle.

- Dai entra - disse Louis accompagnandolo con un ampio gesto del braccio.

- Secondo me tu hai qualche problema con i waffle, sai? - disse Harry appena vide il cumulo di dolci sul tavolo della cucina.

- Perché osi insinuare ciò? -
- Lou, capisco che sono più alto di te, ma non mangio come un elefante -
- Ieri sera non ho cenato ok? Quindi ho fatto qualche waffle in più - rise Louis per poi sedersi al tavolo.

- Che argomento devi fare di fisica? - chiese Harry con la bocca impastata dallo sciroppo d'acero con cui accompagnava la colazione.

- Tipo una roba sull'elettromagnetica e la legge di... Frady Nowman? -
- La legge di Faraday-Neumann Lenz sì ho capito - rise Harry.

- Ti dispiace se dopo che ti ho spiegato, mentre fai degli esercizi, io lavoro un po' al computer? -
- Nah affatto, ma a che lavori? -
- La curiosità uccise il gatto mio caro Louis, e tu sei facilmente riconducibile a un gatto - rise Harry.

~~~~~

- Allora, la legge di Lenz enuncia che il flusso del campo attraverso la superficie del circuito è variabile nel tempo, quindi si crea una forza... Mi stai ascoltando? -
- Che? Ah sì, ehm certo -
- Cosa dice la legge di Lenz? - chiese il riccio alzando un sopracciglio.

- Dice che è ora di pranzo? -
- No. Se domani quella ti interroga sei fottuto Lou, adesso rileggi la formula del libro io ordino una pizza ok? -
- Sì egregio professore -
- Guarda che ti metto in un angolino con delle orecchie da asino - rise Harry iniziando a digitare il numero della pizzeria sul telefono.

- Almeno per pranzo facciamo una pausa? - supllicò Louis assumendo un'espressione che pensava riuscisse a intenerire il riccio.

- Mmhh fammi pensare, vuoi fare una pausa come abbiamo fatto per la merenda delle nove, quella delle undici e la pausa di mezz'ora per dare da mangiare a Clifford? -

- Ehm... -
- Scrivi e mastica, magari con la pizza in bocca non ti lamenti più -
- Sai che sarei in grado di lamentarmi anche appeso a una roccia su un vulcano attivo - rise Louis per poi ricominciare a scrivere i conti sul foglio a quadretti che aveva davanti.

~~~~~

- Oh ma che due palle - sussurrò Harry cercando di domare i propri capelli in modo che non cadessero sulla tastiera del computer ostacolando il suo lavoro.

Il riccio era steso a pancia in giù sul letto di Louis, mentre quest'ultimo era seduto alla scrivania risolvendo esercizi su esercizi; all'ennesimo lamento Louis si girò verso Harry e chiese:

- Ma mi spieghi perché continui a imprecare? -
- È che ho i capelli troppo lunghi perché non mi intralcino e troppo corti per farmi una coda: devo tagliarli -

- Nah, non serve tagliarli, ci stai bene, adesso lascia fare a me, ho cinque sorelle ormai sono diventato un parrucchiere provetto - rise Louis avvicinandosi al riccio.

- Va bene ma questa è l'ultima volta che ti distrai dallo studio - rispose Harry cercando di fingersi controvoglia.

Dopo aver recuperato un pettine e qualche elastico Louis si sedette dietro Harry e iniziò a maneggiare ciocca dopo ciocca; Harry dovette ammettere a sé stesso che per quanto si sentisse a disagio non era una sensazione spiacevole sentire le mani di Louis tra i propri capelli.

- Sembriamo due migliori amiche di dieci anni che si fanno le acconciature  per fingere di andare al ballo del principe azzurro - rise Harry provocando un sorriso divertito al ragazzo dagli occhi azzurri.

- Fatto, ora principessa è pronta a incontrare il suo principe -
- E chi sarebbe il mio principe? -
- Ma ovviamente io, mia donzella -

- Quindi adesso arriverà un drago a rapirmi? -
- Certo, ma io la salverò mostrando il mio coraggio - rispose Louis mettendosi in una posa da principe cheo rese alquanto ridicolo.

- Presto mio principe, vienimi a salvare - urlò Harry in falsetto cercando di trattenere le risate.
- Arrivo subito mia donzella - rispose Louis imitando una voce grave.
I due ragazzi scoppiarono in una risata sonora e spontanea, facendo persino alzare la testa a Clifford, steso sul pavimento da ormai tutto il pomeriggio.

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I never counted all of mine, if I tried I know it would feel like infinity

I tried to breatheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora