6) He Is My Best Friend, You Stupid Bitch

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Ad Harry si gelò il sangue nelle vene a sentire quelle parole, non aveva idea di quello che stava succedendo, quindi accese il telefono e aprì la notifica di Twitter apparsa sullo schermo: era un certo Nicolò a twittare una serie di foto con diversi corpi femminili messi a nudo, probabilmente presi da qualche sito pornografico, con sopra incollata la foto del viso di Camille Rowe, la ex fidanzata di Harry; sembravano spaventosamente realistiche.

"Guarda qui cosa ho trovato guardando su pornhub, si vede che il mio caro @HarryStyles se l'era scelta bene, ma evidentemente non era molto bravo a leccarle la figa dato che è finita a fare la porno star insieme a persone che hanno il cazzo lungo almeno il triplo di quello del suo ex.
Mi sono inoltre giunte voci che il nostro caro ragazzino è un frocetto del cazzo, magari è più bravo a fare i bocchini, che ne dite? Beh se vuoi dimostrare le tue capacità puoi farmi un lavoretto"

Harry, leggendo quelle parole così false e taglienti, si sentì ferito e umiliato e i suoi occhi si inumidirono; alzò lo sguardo e notò che Lou lo stava guardando, con ancora il telefono acceso sul quale si leggeva di sfuggita il tweet di Nick. Il riccio fece per alzarsi dal tavolo ma Lou lo prese per un polso e, con un sorriso gentile e rassicurante in viso, lo fece delicatamente sedere di nuovo al proprio posto, poi si girò verso Luke e disse, con tono vagamente burbero:

- Ascolta amico, sono sicuro che tutta sta merda che questo deficiente butta addosso a Harry sia completamente inventata, quindi stai tranquillo e torna a sederti -

- Bro da quando conosci questo sfigato sei proprio strano - disse Luke girando i tacchi e tornando sene al proprio posto.

Appena il tweet iniziò a diventare più virale una marea di persone si avvicinarono, chi mormorando piano, chi urlando scherni e schiamazzi, al tavolo in cui erano rimasti Harry e Lou, dopo che Niall era stato chiamato via dalla sua professoressa di matematica. Ad un certo punto una ragazza, alta e bionda, si posizionò a braccia conserte davanti ai due ragazzi.

- Loulou, perché sei amico di questo tipo? - chiese lei, continuando a masticare rumorosamente la gomma che aveva in bocca; Lou quando sentí quel soprannome rabbrividí e i suoi occhi diventarono vuoti e grigi e Harry, notando la sua reazione, rispose alla ragazza:
- Non provare più a chiamarlo così, grazie -

- Tu sta zitto puttaniere; ora Louis mi spieghi perché stai in compagnia di questo donnaiolo? - continuò la ragazza con vice stridula e fastidiosa; Lou ad un certo punto si risvegliò dallo stato di trance che li aveva colto, rielaborò le parole che prima aveva sentito ma non ascoltato, e infine rispose, furioso, alla ragazza:

- Senti Briana, vedi di smetterla di rompermi i coglioni e starmi appiccicata, non sono cazzi tuoi con chi io decido di passare il mio tempo; ah e comunque non credo che puttaniere si addica tanto a Harry, perché non mi risulta che si sia scopato una troia come te - dopodiché prese Harry per un polso e lo trascinò su per le scale fino alla loro stanza.

- Louis io-io ti posso spiegare... Tutta quella merda è-è tutto falso insomma... Sì ecco lei è la mia ex m-ma quelle foto s-sono modificate ecco io... Oh chissà ora cosa penserai di me - iniziò a farneticare Harry, passando si le mani tra i capelli e camminando avanti e indietro insistentemente per la stanza.

Louis non disse niente, si avvicinò a Harry e lo abbracciò; il riccio rimase stupefatto da questo gesto insolito d'affetto e per qualche secondo rimase immobile, stretto rea le braccia di Lou, poi si riprese e strinse a sé il ragazzo, nascondendo il viso nel collo dell'altro.

- Harry, è da una vita che mi buttano merda addosso, so riconoscere una puttanata quando la vedo, non ti meriti tutto questo - disse Lou con vice dolce e rassicurante, causando nel riccio un brivido lungo la spina dorsale e un colpo al cuore.

I due si staccarono dall'abbraccio e poco dopo ritornarono nella hall dell'hotel aspettando che i professori li portassero nel luogo da visitare: il museo dell'Ara Pacis. Durante la camminata per arrivare al museo Harry e Lou ricevettero schiamazzi, commenti, risatine, che il ragazzo dagli occhi azzurri seppe abilmente declinare con le frasi pungenti che tanto lo caratterizzavano.

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Per tutto il tempo la guida parlò ininterrottamente si simbolismi romani che occupavano ben poco della mente di Harry; continuava a chiedersi perché Lou avesse dei comportamenti così strani, sentiva che gli nascondeva qualcosa, probabilmente per paura, e voleva scoprire cosa fosse: lui era determinato a capire e conoscere quel ragazzo dagli occhi azzurri che tanto aveva catturato il suo interesse.

Ad un certo punto della visita arrivò una professoressa che prese Lou da parte, portantolo via dal gregge di persone che si era raggruppato attorno alla guida, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio; il ragazzo assunse subito un'espressione distrutta e preoccupata e un attimo dopo era fuori dalla porta del museo che chiamava un taxi.

Harry allora si staccò dal gruppo e corse dietro a Lou, dicendo di star poco bene per non farsi fermare dai prof; lo trovò ancora in cerca di un taxi, che però non arrivava mai; il riccio corse verso di lui, gli prese il polso e lo trascinò lungo un vicino stretto e malandato.

- Devi andare in hotel vero? - fu l'unica domanda che fece il Harry, a cui Lou rispose con un cenno del capo insicuro.
- Conosco una scorciatoia -

Arrivati in hotel Harry aiutò Lou a raccogliere i propri vestiti e a metterli in valigia, poi raccolse i propri e li dispose disordinatamente dentro il borsone in cui erano stati messi alla partenza; scesero di corsa le scale e fortunatamente trovarono un taxi pronto davanti all'entrata dell'hotel.

Una volta arrivati in aeroporto comprsrono due biglietti per il primo volo per Londra e dopo pochi minuti fecero il check-in e salirono sull'aereo.

Harry non aveva ode di cosa stesse succedendo o del perché stesse facendo tutto questo rischiando la sospensione o più probabilmente l'espulsione da scuola, ma sapeva che qualunque cosa fosse per Lou ne valeva la pena.

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You and I, we don't wanna be like them

I tried to breatheWhere stories live. Discover now