17) Hello Anne

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Harry si svegliò ancora avvinghiato a Louis e appena si rese conto della situazione si alzò di scatto, svegliando bruscamente anche il ragazzo dagli occhi azzurri.

- Louis? Che cazzo ci fai nel mio letto? Ahia porca puttana che mal di testa -
- Giorno Haz - disse l'altro con tranquillità, schiarendosi la voce e stropicciandosi gli occhi.

- Giorno? Ma che ci fai qui? -
- Beh è complicato -
- Mi hai stuprato? - chiese il riccio fingendosi allarmato.
- No, piuttosto dovrei dire il
contrario - rise Louis sfoggiando un sorriso di chi sa qualcosa e si diverte a non rivelarlo.

- Ero ubriaco vero? - chiese con tono pieno di desolazione il riccio.
- Sì decisamente -
- Non mi ricordo un cazzo - sospirò Harry portandosi una mano alla testa.
- Neanche la parte in cui abbiamo chiarito? Posso assicurarti che il resto è meglio se non lo ricordi -

- Chiarito? Non abbiamo chiarito proprio un cazzo, brutto stronzo - disse l'altro con tono aggressivo.
Lo sguardo di Louis si rabbuiò all'istante, non tanto per il fatto che il riccio non si ricordasse le loro scuse, ma per il fatto che quella parola non era concretamente sentita.

- Oh guarda che scherzo - rise il riccio colpendo Louis sul braccio. Immediatamente sul volto del ragazzo si formò un sorriso che portò a sua volta alla comparsa di piccole rughette ai lati degli occhi azzurri.

- Diciamo che mi ricordo fino a quando siamo caduti sul letto, poi ho un vuoto - ammise il riccio.
- Beh diciamo che mi hai praticamente chiesto di limonarti e diventare scopamici - rise Louis.

- Che cazzo ho detto? No, no, Louis io ero ubriaco, ero visibilmente ubriaco, non penso nulla di ciò che ho detto e giuro che... - cominciò il riccio con tono affannato e il battito leggermente accelerato.

- Stai tranquillo Haz, so benissimo che eri ubriaco - rise Louis.

~~~~~

- Dici che quelle due andranno d'accordo? - chiese Harry con tono preoccupato.
- Diventeranno due comari con i fiocchi - rise Louis.
- È questo ciò che mi preoccupa - rise Harry sorgendo il naso in un'espressione di dissenso.

Louis fu il primo a varcare la porta della stanza d'ospedale di Johanna, subito dietro entrò Harry e per ultima Anne.

- Ciao Loulou e... Oh ma ciao TESORO! Harry che piacere rivederti - salutò Johanna.
- E tu devi essere Anne, giusto? - chiese la donna rivolgendosi alla madre di Harry e mostrandole un sorriso splendente.

- Sì sono io, è un piacere conoscerti - sorrise la donna in risposta.
- Sei pronto per l'apocalisse? - chiese Harry sottovoce a Louis, notando fin da subito l'affinità tra le due madri.
- È stato un piacere conoscerti Haz -

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- No ma sul serio? Anche Harry lo faceva sempre da piccolo! Vero tesoro? Ti ricordi di quando alle elementari c'era quel tuo compagno che odiavi e una volta gli hai incollato le sopracciglia e... - disse Anne alternando il discorso alle risate.

- Mamma, evita - la zittí Harry.
- Ah guarda, Louis era anche peggio, mi ricordo che ad un colloquio le insegnanti mi avevano proposto di mandarlo in un centro per moderare la sua aggressività, dato che aveva lanciato il diario a un suo compagno che lo aveva chiamato "nano da giardino" procurandogli una ferita alla fronte - rise Johanna.

- Per favore mamma! - si lamentò il ragazzo dagli occhi azzurri.
- Beh c'è da dire che il tuo compagno aveva ragione, sei un nanetto pure ora - perseverò la donna guadagnandosi un'occhiata raggelante dal figlio.

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Mentre le due donne scherzavano e ridevano pian piano lo sguardo di Louis si rabbuiava e il suo volto si conteaeva in una smorfia difficile da decifrare.

- Io... Io esco un secondo fuori - disse il ragazzo dagli occhi azzurri con voce insicura. Harry lo osservò con sguardo indagatorio, ma prima che potesse dire qualcosa Louis era già uscito dalla porta.

- Ehm... Vi dispiace se vi lascio un attimo da sole? Ho visto Louis turbato magari ha bisogno di me - disse Harry con tono preoccupato.
- Vai pure Harry - risposero quasi all'unisono le due donne.

Il riccio annuì e varcò la porta a passo svelto, cercando con lo sguardo Louis; lo vide scendere frettolosamente le scale e tirare fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette.

- Lou aspettami! - quasi urlò il riccio, che venne completamente ignorato dall'altro, che continuava imperterrito a scendere le scale.

Finirono nel parcheggio dell'ospedale, l'aria fredda di Ottobre faceva sì che il respiro affannato di Harry si dipingesse su una tela immaginare, creando forme tondeggianti degne di un quadro impressionista.

- Lou che ti è preso? - si avvicinò il riccio, avvicinando la mano al braccio del ragazzo in cerca di un contatto.
- Avevo solo bisogno di fumare -
- Ti conosco come le mie tasche, mio caro Tomlinson, quindi dimmi cosa ti è successo -

- Nulla davvero - rispose bruscamente il ragazzo dagli occhi azzurri allontanandosi di qualche passo.
- Louis, mi hai sempre detto tutto, non fare ostruzionismo proprio ora, perché l'ho visto... L'ho letto nei tuoi occhi che c'è qualcosa che non va -

- Io... Io non riesco a sopportarlo - sbottò il ragazzo.
- Hai visto com'è messa mia madre? È uno straccio! - urlò.
- Lou, è normale, sta comunque facendo delle cure pesanti da sopportare... - cercò di rassicurarlo Harry, our sapendo che nulla sarebbe riuscito a calmarlo.

- Lou... -
- Dimmi - disse l'altro con voce spezzata, passandoci nervosamente le mani sul viso.
- Vieni qui - ordinò il riccio con dolcezza, allargando le braccia in modo da accogliere Louis.

I due corpi vennero presto a contatto, la sigaretta che Louis aveva in mano cadde a terra lasciando una scia di scintille in aria, il calore che i due ragazzi emanavano si uní e si scontrò bruscamente contro il vento freddo che in quel momento si aggirava in vorticoso movimenti.

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- Adesso che sono andati via abbiamo un momento per parlare - disse Johanna appena Harry scomparve dietro la porta della camera.
- Parlare di cosa? - chiese Anne confusa.

- Dei nostri ragazzi - rispose con fare ovvio.
- Mi stai dicendo che non sono l'unica ad averlo notato? - chiese con aria speranzosa la madre di Harry.

- Louis è sempre, e dico sempre, malinconico e addolorato, soprattutto in questo periodo... Ma quando è con Harry è come se qualcosa si accendesse in lui, ritorna sorridente, felice e spensierato come sempre... Harry è il suo Sole - confessò Johanna con un sorriso dipinto sulle labbra.

- Io penso di non aver mai visto Harry così felice con una persona in tutta la mia vita - rispose Anne.
- Quella non è una semplice amicizia... È qualcosa che va ben oltre -
- Il problema è che non se ne rendono conto - la madre di Harry terminò la frase togliendo le parole di bocca all'altra.

- Magari non è amore, però è sicuramente qualcosa che non rientra nell'essere migliori amici -
- Il fatto è che conoscendo Harry non ne vorrà sapere... Non ha un bel rapporto con l'amore -
- Io proverò a parlare con Lou, magari riesco a farlo ragionare... Tu magari cerca di introdurre il discorso delicatamente a Harry -
- Può darsi che ci sbagliamo, però non possiamo rischiare che in caso contrario buttino via questa opportunità - concluse Anne con tono deciso.

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- Tu hai bisogno di distrarti, adesso ci penso io a te - esclamò Harry staccandosi dall'abbraccio.

"Hey Nello, ti andrebbe un aperitivo con me e Louis?"
"Certo bro, ti dispiace se porto anche Liam e Zayn?"
"No affatto, anzi più siamo e meglio è... Ma chi cazzo è Zayn?"
"Un amico di Liam che ho conosciuto qualche settimana fa"
"Ah okok, ci vediamo tra 40 minuti al solito bar?"
"Perfetto"

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You don't have to keep on being strong for me and you




I tried to breatheOù les histoires vivent. Découvrez maintenant