Parte 49.

21.2K 466 23
                                    

La figura del ragazzo biondo e ben curato che sta varcando l'ingresso, Andrew, riuscirebbe ad ingannare ancora tutti col suo sguardo limpido e innocente. Lo stesso sguardo cristallino di suo padre che però non illude più me, sentendo ancora le sue mani possenti sul mio corpo minuto.

Ascolto le loro risate riecheggiare in tutta la sala principale fino ad arrivare alle mie orecchie, la vita sembra non averli sfiorati per tutto questo tempo e la loro spensieratezza mi colpisce dritta in petto facendomi alzare di scatto e ottenendo la loro attenzione.
Non appena incrocio i suoi occhi un senso di nausea mi pervade improvviso e il terreno sotto i piedi inizia ad oscillare obbligandomi ad appoggiarmi contro lo schienale della sedia. Incolpo me stessa per essere ancora così debole, per lasciarlo vincere di nuovo.
Le sue labbra al contrario non perdono la piega del sorriso che si accentua ancora di più, il suo sguardo mi sfiora in modo discreto tutto il corpo provocandomi brividi di freddo. Sa ancora di avere dalla sua parte la mia paura che sfrutta per far leva sul suo potere, per sottolineare la sua forza su di me, facendomi sentire ancora la stessa ragazzina indifesa e impaurita della festa.

Ascolto le parole di Blake che mi suggeriscono di non farlo, di non lasciarlo vincere ma di affrontarlo perché l'ho già fatto, e ho già vinto. Mi aggrappo a loro con tutta la forza che ho trovando il coraggio di reagire, ritrovando i frammenti necessari per combattere il mio mostro e non farmi sovrastare.
Mi aggrappo alle sue parole perché in mezzo a tutte queste insicurezze mi rendo conto essere l'unica certezza, fidandomi di lui in modo totalizzante.
Ascolto di nuovo la sua voce che sento così vicina da farmi credere di averlo accanto.
"Sei stata forte Alyssa, e non lasciarti convincere del contrario né da te né da nessun altro. Sei stata forte, e lo sei ancora. Hai affrontato delle battaglie difficili ma non sei stata sconfitta, non sei cambiata. Non stai allontanando il mondo intorno perché tu vuoi vivere e vivi in modo intenso ogni sentimento senza mascherare chi sei. Non ti sei fatta macchiare dalla vita. Sei rimasta pura, ed è questa la tua forza. Sei forte ma non lo vedi bimba, sei una vincitrice".
Le parole di ieri sussurrate direttamente alla mia anima mi risuonano nella mente come un mantra rivelandomi una verità velata: l'ho già fatto e ho vinto.

So che posso farcela e mentre guardo in faccia il mio nemico più grande, mi accorgo di non avere paura.
<<La verità verrà fuori Andrew. Le tue bugie saranno smascherate, ma fino ad allora soffocherai ogni istante nelle tue stesse menzogne>> dico con una sicurezza tale da farlo indietreggiare.
Il suo sguardo si assenta per un breve momento che basta però a scorgere una realtà nascosta, rivelando una voragine celata dietro la sua immagine apparentemente perfetta.
Approfitto di questo momento per squadrarlo e ne riconosco nei suoi abiti firmati la maschera dell'insicurezza in ciò che ha fatto, incolpando un altro ragazzo frutto dei suoi gesti sbagliati.
Con un movimento fulmineo suo padre lo circonda con un braccio attorno al collo e lo porta verso la porta dell'aula del tribunale che non mi ero accorta essere già aperta.
<<Tutto bene?>> Mi chiede Paul osservando le due figure allontanarsi da noi.
<<Adesso sì>> rispondo convinta.
<<Allora andiamo>> prende la sua valigetta di pelle scura e dopo avermi sorriso ci avviamo all'interno.

La stanza è ancora semivuota, anche se per un breve momento l'odore del legno che ne riveste la maggior parte degli arredi fa sembrare questo posto più confortevole. Come d'abitudine mi siedo nella prima fila dietro la scrivania occupata dal mio avvocato. Scott non è ancora arrivato e per smaltire la tensione che ogni minuto cresce dentro me batto il piede per terra a ritmo di un suono immaginario.
Nella parte opposta prende posto l'avvocato di Andrew che si ferma a parlare con la sua famiglia mentre le file dietro si riempiono di persone dai volti sconosciuti e presto l'aula viene avvolta da un brusio che accompagna l'agitazione di questa sentenza.
Sto fissando la porta al lato della stanza dove so per certo che entrerà mio fratello. Ne cerco di intravederne ogni movimento delle ombre per capirne il significato, ma il vetro offuscato ne rende la missione impossibile.
Tuttavia quando decido di lasciar perdere, osservo la maniglia in metallo abbassarsi e intorno a me cala il silenzio.

Mi ero ripromessa di essere forte nel momento in cui l'avrei rivisto, di non lasciar prevalere la sua mancanza quando avrei rincrociato i suoi occhi.
Eppure è bastato un suo sguardo per far crollare tutti i miei propositi.

La vista della maglietta bianca sotto la tuta arancione diventa presto un'immagine sfocata perché le lacrime hanno iniziato ad uscire e non posso far niente per impedire alle gambe di alzarsi velocemente per corrergli incontro quando, accompagnato dalle guardie, si avvicina alla sua postazione.
Appena il suo profumo mi sfiora, intreccio le braccia intorno al suo busto e premo la fronte contro il suo cuore che batte ad un ritmo vertiginoso. Le sue mani mi tengono la testa vicina mentre si abbassa per stamparmi un bacio sulla fronte che recupera tutto il tempo in cui siamo stati divisi.
La sua presa è forte quasi da far male come la mia stretta che gli sta mozzando il fiato, nessuno dei due vorrebbe dividersi di nuovo ma sappiamo entrambi di aver poco tempo.
Mi stacco appena per guardare di nuovo i suoi lineamenti. Dai capelli castani agli occhi lucidi, così scuri da sembrare due buchi neri dello spazio, l'ombratura della barba appena tagliata e le labbra ben definite che stanno sorridendo.
<<Mi manchi così tanto Scott.>>

Sembra non essere trascorso un giorno dall'ultima volta e constatare che i suoi occhi sono gli stessi profondi vortici di emozioni mi fanno sentire più al sicuro.
È ancora qui, ed è ancora lo stesso.
<<Shh tranquilla piccola Bubi sono qui>> risponde come a leggermi nel pensiero. La sua voce non lascia trapelare nessuna emozione, sa nascondere bene i suoi sentimenti, è sempre stato più bravo di me in questo.
Sento delle mani tirarmi e stringermi le spalle per separarci e riportarmi al mio posto. Non voglio ma non posso far altro che assecondarle per non aggravare la sua situazione.
Mi mordo il labbro inferiore per impedirmi di parlare ma lui non fa lo stesso.
<<Non toccarla in questo modo coglione gli stai facendo male!>> Lo vedo dimenarsi nella stretta di una guardia senza pensare alle ripercussioni. Assottiglia lo sguardo per guardare minaccioso il ragazzo che mi sta spingendo via da lui e, mentre prova ad avanzare, stringe le mani a pugno.
Ho paura di quello che potrà succedere da qui a poco perché i suoi gesti non prevedono niente di positivo. Vorrei tanto potergli parlare per tranquillizzarlo, lasciargli prendere la calma di cui ha bisogno in questo momento.
L'unica cosa che invece posso fare è quella di non opporre resistenza per non ferirlo, girarmi e ritornare al mio posto velocemente.
Vedo Paul sussurrargli qualcosa all'orecchio che lo fa riflettere perché si lascia trasportare dalle sue parole. Chiude gli occhi per qualche secondo e quando li riapre sono lontani da quelli che ho incrociato poco fa, anestetizzati da un assenteismo da fare paura.

Non l'ho mai visto così distaccato da ciò che lo circonda, la rabbia che lo perseguitava è stato il suo peggior nemico ma nonostante questo era un sentimento legato ad un'emozione, seppur in modo sbagliato lo faceva sentire in un certo senso vivo. Adesso invece i suoi occhi si stanno guardando intorno e non trasmettono nulla neanche quando incontrano me, sembra solo nella stanza.
Capisco così che non è vero che il carcere non l'abbia cambiato, che lui non è più lo stesso.
Mi domando cos'ha dovuto affrontare lì dentro da solo con i suoi pensieri e nessun altro se non sé stesso. Dove lo abbia condotto il filo immaginario dei suoi ragionamenti per farlo arrivare a perdere ogni contatto umano potesse renderlo vulnerabile.
Lo guardo fissare il giudice appena entrato senza emozioni e il ricordo del ragazzo intimorito seduto nella stessa postazione di mesi fa appare come un ricordo lontanissimo dalla realtà.
Scott ha saputo sempre mascherare tutto ciò che sentiva agli occhi esterni ma non a me che ho imparato a riconoscere i più piccoli segnali che il suo corpo involontariamente lasciava trapelare. Mentre infatti la mattina della sua udienza il giudice emetteva la sua condanna il suo petto aveva iniziato ad alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo irregolare mentre stringeva e rilassava le mani incrociate sopra le sue gambe.
Non l'ho sentito mai dire di avere paura ma sapevo vederla nei suoi gesti che oggi non sono più presenti.

Oggi neanche la paura sembra più sfiorarlo.

——————-
Sorpresa!
Non ho saputo fino alla fine se aggiornare o meno, ma alla fine ce l'ho fatta.

Alyssa, dopo tanto, ha rivisto la persona che ha distrutto il rapporto con suo fratello, ma questa volta è diversa. Lei è diversa.
Blake invece è stato stranamente più vicino, e grazie anche alle sue parole l'ha aiutata a vedere una realtà che aveva già davanti agli occhi: ha già vinto.
Si rincontreranno alla fine?

Spero che l'aggiornamento vi sia piaciuto. È sempre difficile raccontare certi rapporti e determinati argomenti, ma ci sto provando e spero almeno in parte di riuscirci.
Non mi piace fare il countdown dei paragrafi rimasti, è una cosa che mi mette ansia, siamo però quasi alla fine di questo capitolo.

Venerdì il prossimo aggiornamento, grazie per essere arrivate fin qui.

(Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now