Parte 41.

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Come si può essere forti?

Ricordo la prima volta che me lo sono chiesta, la prima volta in cui ho pensato di non riuscire a rimanere indenne. È stata la prima notte che ho dormito senza mio fratello, ho provato davvero cosa significa perdere l'ultima colonna portante della vita.
Quella sera mi sono rifugiata nel suo letto e mi sono sentita più sola che mai. Le coperte avevano ancora il suo profumo, le sue cose erano rimaste come le aveva lasciate, ma lui non era più lì con me.
La stessa sera ho avuto il mio primo attacco di panico senza sapere cosa mi stesse accadendo, tra quelle lenzuola ho cominciato a domandarmi come poter essere forte, dove trovare il coraggio e la forza per poter continuare ad essere me stessa. Cosa fare per non farmi scalfire da quei cambiamenti.

È la cosa più difficile riuscire a non trasformare la tua persona mentre tutti i tasselli principali della tua vita sono stati lacerati, mentre rimani in poco tempo sola e senza più nessun appoggio. Non sono ancora riuscita a trovare una risposta perché ho smesso di ricercarla, ho smesso di chiedermi dove poter cercare la mia di forza perché non l'ho mai trovata.

Ci viene detto che la forza risiede dentro di noi, ma quando arrivi al punto di mettere in dubbio tutte le certezze che ti hanno accompagnato da sempre, dove la trovi la forza di non farti scalfire ed andare avanti?
Quando ho scoperto che le sensazioni da cui venivo pervasa senza preavviso avessero un nome, quando la psicologa mi disse che si trattavano di attacchi di panico mi sono sentita sconfitta perché stavo lasciando vincere le mie paure, che mi stavano cambiando.
Sono sempre stata coraggiosa prima che tutto accadesse, ho sempre prediletto l'istinto e lo stomaco ad ogni scelta razionale, sentivo di avere dentro me troppo cuore e non ho avuto mai timore a mostrarlo. Non ho mai avuto dubbi quando si trattava di scegliere me o le persone che amavo, ho sempre ed incondizionatamente scelto loro. Non avevo paura di amare, che si trattasse di un animale o di una persona è come se avessi un legame diretto con tutto ciò che mi circondava, amavo fare del bene perché mi faceva sentire bene. Perdonavo gli errori degli altri perché ho sempre percepito le fragilità altrui come mie.
Ho perdonato per questo anche la persona che mi ha spezzato il cuore per la prima volta, mia madre.

Ero una persona diversa un tempo ma dopo il primo attacco di panico ho realizzato che il mio cuore era stato ormai strappato, così ho iniziato ad avere paura che potessi essere di nuovo ferita e che ogni briciolo di umanità in me svanisse del tutto.
Quando sono arrivata qui però per la prima volta dopo tanto mi sono sentita al sicuro di poter essere chi sono, ho smesso di mettere avanti i miei muri e ho riscoperto il significato di avere fiducia.
Pensavo di essere stata forte. Ho creduto che in fondo tutto il dolore non mi avesse cambiata davvero perché ero ancora lì, ed ero io.
L'ho pensato fino a poco fa, fino a quando ho lasciato di nuovo vincere la paura.

È successo tutto velocemente, mi sento incapace di muovermi e non sono ancora riuscita a parlare, è come il vuoto si fosse impadronito di me che non sento neanche più dolore, che non ho versato neanche il sapore amaro delle lacrime.
Sento freddo ma non intorno, ho il ghiaccio dentro e nient'altro a parte il silenzio.
Blake mi ha rialzato e mi ha presa in braccio mentre rannicchiata nel suo petto ho visto i suoi amici guardarci da lontano. Ho osservato la preoccupazione nei loro sguardi ma non mi è importato, volevo solo andarmene e così tacitamente tra le sue braccia è stato.
Non so dire da quanto sono seduta nel suo salone affiancata dai suoi occhi che non smettono di fissarmi vigili. Aspettavo di scorgere nel suo sguardo la compassione che mi riserva ogni persona che intravede dentro me la fragilità e l'instabilità della mia anima ma i suoi occhi invece sembrano semplicemente voler penetrare più a fondo.

<<Cos'è successo poco fa?>> La sua voce calma mi dà l'illusione che tutto andrà bene, che tutto potrebbe forse aggiustarsi e non precipitare di nuovo.
<<È stato un attacco di panico.>> Dico fredda illudendomi che questa risposta basterà.
Lo vedo incupirsi sovrappensiero ma dopo un paio di minuti ritorna a parlare soppesando ogni singola parola.
<<So riconoscere un attacco di panico. Da cosa è stato causato?>>
Abbasso gli occhi sulle mani che hanno preso a giocare nervose.
Voglio davvero raccontare i miei più grandi tormenti a Blake?
Ho il coraggio di coinvolgerlo nel caos della mia vita?

Lo vedo e riesco a sentirlo ancora bruciare dentro di me, riesco ancora a fidarmi indistintamente di lui. Avverto ancora quel filo che ci unisce partire dalla base del mio cuore e mi accorgo di quanto la sua presenza riesce a farmi sentire meno la paura e più il coraggio.
Realizzo proprio ora di quanto nonostante tutto il dolore che mi sta trafiggendo mi sento ancora viva al suo fianco, ed è una sensazione così improvvisa da farmi chiedere se sia reale.
Lui è davanti ai miei occhi e sento qualcosa muoversi dentro di me, non mi sento sola ora che mi è vicino. Solo adesso riesco a realizzare che mentre credevo di essere rimasta ferma nel buio della mia vita, quanto in realtà io sia riuscita ad andare avanti, quanto nonostante le perplessità sia riuscita a far entrare di nuovo qualcuno nella mia vita senza chiedere il permesso.
La consapevolezza di aver abbattuto le mie barriere partendo da una piccola crepa, la facilità con cui sono riuscita ad aggrapparmi agli occhi e alla voce di Blake per farmi trascinare fuori dal mio vicolo cieco mi fanno rendere conto che le cose sono cambiate. Sono diverse e con loro anch'io.

Non ho bisogno di chiedermi se sono pronta, ho la risposta davanti ai miei occhi in cui è riflesso lo sguardo di un ragazzo a pezzi, preda dei suoi mostri che vuole nascondere per gli altri.

Non ho più bisogno di domandarmi come farò ad affrontare di nuovo la tempesta. Sto già attraversando il più grande temporale che abbia mai conosciuto senza avere paura, perché i fulmini che mi stanno colpendo sono nulla se paragonati alle vibrazioni che mi attraversano ogni volta che la sua pelle sfiora la mia.

Decido così di far parlare chi ero.
Lasciar spazio ai sentimenti e interrompere ogni contatto razionale che mi prega di non farlo e rifugiarmi in un posto lontano da lui.
E così mi lascio andare.
Chiudo gli occhi e lascio al cuore raccontare il momento in cui ha smesso per sempre di battere.

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Venerdì ci sarà il prossimo aggiornamento, in cui finalmente capirete tutto.

Grazie per essere arrivate fin qui.💙

(Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now