Parte 46.

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Sono seduta all'interno dell'aeroporto in attesa che dai microfoni annunciano il mio volo mentre osservo la frenesia che mi circonda.
È mattino presto e nonostante il sole si stia ancora alzando, non c'è traccia di stanchezza nelle facce di chi incrocio.
C'è uno strano fascino in posti come questi, sembra di catapultarsi all'interno di una grande città dove non c'è spazio per l'attesa e il tempo sembra non essere mai abbastanza. Ovunque ti giri vedi persone rincorrere qualcosa o qualcuno, occhi pieni di aspettative e sogni, mani incrociate e mani riunite, mani appena divise.
Mai come adesso riesco a poter percepire gli stati d'animo di chi mi sta intorno, gli occhi sono così limpidi che rispecchiano le sensazioni dei loro padroni, i sentimenti diventano quasi amplificati e così difficili da mascherare.
Posso vedere l'emozione nella bambina che mi è appena passata davanti tenendo in mano una brioche e nell'altra la mano di suo padre, l'amore negli abbracci della coppia che si è appena seduta di fronte a me e la sicurezza delle occhiate nascoste che si stanno lanciando seguite da sorrisi imbarazzati. Nessuno sembra vedere però come mi sento, nessuno sembra accorgersi del mio cuore che sta urlando, perché la felicità che accomuna tutti loro è un sentimento così potente da oscurare tutto il resto intorno, da scacciare ogni nota negativa che potrebbero infettarli.

Ripenso a Blake, se fosse qui con me chissà se riuscirebbe a far trasparire qualcosa in più di sé o se la sua corazza talmente spessa respingerebbe ancora una volta le sue vere emozioni. Chissà se al suo risveglio non vedendomi si girerà dall'altro lato tirando un sospiro di sollievo oppure mi cercherà.

Scuoto la testa nella speranza che basti per scacciare i pensieri su di lui e sblocco il telefono per avvisare mio padre dell'imminente partenza. Ci sono delle sue chiamate perse ma non ho avuto il coraggio di rispondere dopo ciò che è successo. Non so cosa abbia spinto a riaprire una sentenza su mio fratello e come potrebbe mai cambiare la sua situazione, tutti i muscoli si mettono improvvisamente in allerta e gli scenari peggiori mi appaiono chiaramente davanti spingendomi a pensare che potrebbe solo peggiorare la sua condanna.
Prima di essere risucchiata da questo straziante tormento però chiamano il numero del mio volo che interrompe temporaneamente il flusso incessante dei pensieri e mi obbligo a tenere impegnata la mente fino all'arrivo. Fino a quando non rincontrerò gli occhi di Scott che mi daranno la forza per vedere uno spiraglio in tutto questo caos.

Allaccio le cinture e prendo il telefono per attivare la modalità aereo proprio mentre il display prende ad illuminarsi.
Le cinque lettere che compongono quel nome mi destabilizzano anche a distanza facendomi immobilizzare e accelerare il battito cardiaco. Fisso quel nome come se potesse parlarmi, come se potesse aiutarmi a tirarmi fuori da questa situazione.
Aspetto che scatti la segreteria per spegnere il telefono e guardo fuori dal finestrino con una consapevolezza nuova che rende questo momento ancora più duro: Blake mi sta cercando.
E mentre l'aereo prende il volo io lascio ancorata qui la persona che ho riscoperto in me, i sorrisi che ho dedicato e le ali che mi hanno portata a scoprire un universo nuovo, un pianeta fatto di occhi smeraldo, cuori inseguiti e appena sfiorati.
Angeli travestiti in anime dannate.

Quanto tocco nuovamente terra questa volta mi trovo in un luogo diverso, mi guardo attorno frastornata e non riconosco nessuna sensazione che speravo di conservare tornando qui.
Il mondo sta girando mentre io rimango ferma a lottare per sentire di nuovo qualcosa dentro, per sentire l'aria sfiorarmi la pelle o il calore del corpo, ma tutto sembra essersi fermato in quel letto che codardamente ho abbandonato stanotte. Penso al mio destino beffardo che qualche mese fa mi portava a lasciare questo posto accompagnata dalla paura di provare di nuovo quei brividi che non riuscivo più ad avere da tempo, col timore di trovarmi allacciata a legami che non potevo permettermi, con la speranza che niente potesse stravolgere quella sbagliata piattezza che ero riuscita a raggiungere tra me e il mondo esterno.
E ora che sono ritornata invece ho il terrore contrapposto di non riuscire più a sentire nulla.

(Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora