Parte 44.

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Mi sono nascosta in giardino dietro un albero per piangere.
Non voglio fare vedere le mie fragilità agli adulti che mi guardano compassionevoli, non ho bisogno della pietà dei grandi.
§Mi porto le ginocchia al petto mentre sento in sottofondo gli altri bambini giocare, i loro genitori li guardano sorridendo e di tanto scattano loro delle foto. Una bambina è appena caduta e ha trovato riparo nelle braccia di sua madre che la rassicura, la sta guardando con gli occhi della felicità mentre l'aiuta a rimettersi in piedi. Sono scappata via a questa visione.
"Perché mi hai abbandonata?" Dico tra me guardando il cielo.
Sono arrabbiata con lei e vorrei urlargli contro, ma da quando ho realizzato che non la rivedrò mai più la rabbia ha lasciato spazio al dolore, e la verità è che darei la mia vita per trascorrere un ultimo momento insieme.
Non ho potuto salutarla. Forse era arrabbiata anche con me quel giorno, sicuramente ho fatto qualcosa di sbagliato altrimenti non se ne sarebbe mai andata in quel modo, non mi avrebbe mai lasciata sola.
Le lacrime mi rigano il viso mentre i sensi di colpa si fanno spazio dentro me.
Da quando papà se n'è andato l'ho vista spegnersi ogni giorno di più ma lei diceva che io ero il suo sole e allora perché mi ha abbandonata?

Qualcuno appoggia le mani delicatamente sui miei occhi oscurandomi la vista e ne riconosco il profumo familiare.
<<Lasciami in pace Scott>> dico arrabbiata, ma so già che non lo farà.
<<Quando saprò che starai bene ti libererai di me>> mi parla dietro l'orecchio facendomi sobbalzare. Decide così di restituirmi la vista levando le mani dai miei occhi arrossati dal pianto.
<<Non starò mai bene>> sussurro arresa più a me stessa e vedo i suoi occhi incupirsi prima di fissare un punto in lontananza.
Il suo sguardo s'illumina improvviso e corre poco distante da me indicando un fiore giallo. Non capisco cosa stia facendo.
<<Guarda piccola Bubi! Guarda qui!>> Urla eccitato.
Abbasso lo sguardo al fiore e assottiglio lo sguardo per metterlo a fuoco, vedo delle piccole ali di una farfalla arancione spuntare dai petali.
Scott gli soffia piano facendola volare in alto, sopra le nostre teste, l'ammiro a bocca aperta incantata dalla forza di quel piccolo animale di riuscire a volare fino in cielo. Lei può raggiungere la mamma.
Sorrido entusiasta da questa scoperta e corro da mio fratello più veloce possibile.
<<Scott voglio imparare a volare! Voglio diventare una farfalla per poter andare dalla mamma!>> Apro le braccia girando intorno me stessa e guardo il cielo ridendo.
<<Sei già una farfalla piccola Bubi, sei una farfalla bianca. Il tuo cuore è talmente profondo e puro che può volare e raggiungere mamma in qualsiasi momento.>> Afferma convinto posando i suoi occhietti su di me.
Sono confusa, posso davvero andare da mamma ogni volta che voglio grazie al mio cuore?
<<Ma io non riesco mai a vederla Scott>> affermo imbronciata.
<<Non devi vederla per poterla sentire, ma se chiudi gli occhi la percepirai accanto a te e potrai parlargli, raccontargli ogni cosa. Non sentirai la sua voce risponderti ma ti indicherà la strada ogni volta, sentirai dentro di te cosa fare e quale sentiero percorrere, quella sarà lei che ti sta parlando.>>
Ascolto attentamente le parole di mio fratello per memorizzarle e mi sento finalmente leggera, mamma c'è ancora.
<<Quindi sono come una farfalla?>> Domando infine e posso sentire la felicità salirmi fino agli occhi.
<<Sì Bubi, sei una farfalla bianca.>> Conferma mio fratello stringendomi una mano.

Sbatto le palpebre velocemente per tornare alla realtà, è passato tanto tempo dall'ultimo sogno che ho fatto di noi da piccoli e riportare alla luce questi episodi mi stringono ogni volta il cuore in una morsa stretta, ma mi fanno capire che devo ritornare.

Sono stesa sotto il peso di Blake, la luce fioca della luna gli illumina il volto a metà e ne approfitto per sbirciarlo un'ultima volta da vicino. I capelli corvino, il naso perfettamente dritto e in linea con tutti i suoi delicati lineamenti, le labbra carnose e arrossate da qualche ora fa.
Mi sollevo piano dal letto cercando di non far rumore, in punta dei piedi raggiungo e indosso una sua t-shirt nera, in cucina recupererò i miei panni. Mi giro un'ultima volta verso il suo corpo adone che dorme inerme e beato.
Custodirò e proteggerò i suoi occhi nel posto più privato della mia anima, mi aggrapperò ai momenti che abbiamo condiviso per ricordarmi la bellezza di non aver paura.
Chiudo la porta e mi appoggio con la fronte su di essa, il sapore amaro di una lacrima mi riga il viso e mi brucia la pelle. La consapevolezza di non vederlo mai più fa più male della lama di un coltello e io non posso sottrarmi ancora al dolore che mi sta lacerando l'anima.
Blocco i singhiozzi prima che ne perda il controllo.
Ricorderò l'anima buia e dannata che merita la redenzione da sé stesso. La stessa anima tormentata che è riuscita a farmi ritrovare.

Arrivo in cucina e infilo velocemente i jeans ma tengo la sua maglia, intrisa del suo profumo. Sono le tre e devo tornare al dormitorio per prendere tutte le mie cose, non ho altra scelta che chiamare Becka per farmi accompagnare.
Digito il suo numero e incrocio le dita nella speranza che risponda, tiro un sospiro nell'ascoltare la sua voce assonnata dall'altro capo del telefono al terzo squillo.
Dieci minuti dopo sto aspettando nel parcheggio dell'appartamento di Blake quando vedo la sua auto sfrecciare velocemente ed accostare davanti ai miei piedi. Gli ho già raccontato che devo tornare urgentemente a casa senza farglielo sapere, ho tralasciato la parte del mio non rientro perché avrebbe fatto domande ed insistito per convincermi del contrario, ed io non ho abbastanza forze per poter raccontarle la verità.
Entro nell'abitacolo e mi sforzo di sorriderle riconoscente mentre ci lasciamo alle spalle l'edifico.
<<Va tutto bene Alyssa?>> Percepisco l'agitazione nella sua voce.
So di averla messa in una posizione scomoda, ha lasciato John nel suo letto per raggiungermi ignaro di tutto e domani dovrà vedersela anche con Blake. Merita di sapere almeno una parte della storia da me, glielo devo.
<<Non ti ho mai raccontato di avere un fratello Becka.>>
Mi fermo a guardare la sua espressione seria e accigliata, non stacca gli occhi dalla strada in attesa che proceda.
<<Non ti ho raccontato di avere un fratello perché è in carcere. Si terrà un nuovo processo e devo ritornare per testimoniare, non posso coinvolgere anche Blake.>>
Finisco la frase freddamente, come se avessi il controllo della situazione e non temessi invece quello che sta per succedere.

Lei si limita ad annuire, non indaga oltre rispettando il mio spazio nonostante sappia quanto la sua curiosità stia fremendo e mi rendo conto solo ora di dover dire addio anche a lei, ai suoi sorrisi contagiosi e alla sua infinita bontà.
Rivolgo il mio sguardo alle case che ci stanno sfrecciando accanto per non dover mostrare i miei occhi umidi tradire la mia flebile sicurezza.
Quando ho lasciato l'Alabama non ho versato lacrime, non ho sofferto perdendo la mia casa e con essa tutti i ricordi che custodiva. Non sentivo più quel luogo come mio da quando non c'erano più le persone che amavo, sapevo che andare via da tutto ciò che stava bloccando la mia vita era la cosa migliore per me stessa e il senso di libertà che ho sentito quando sono arrivata qui ne è stata la conferma.
Ero diversa, non credevo di trovare qualcuno che mi avrebbe accettata nonostante tremassi ad ogni frase, nonostante le titubanze che ho riservato ad ogni persona abbia provato ad avvicinarsi.
Convinta che i legami portassero solo distruzione e abbandono ho cercato di sfuggirci, invece sono entrati in punta di piedi e silenziosi si sono annidati dove pensavo non ci fosse più nulla.
Ho trovato così un'amica leale e sincera al mio fianco, un posto da chiamare ancora "casa". Mi sono ritrovata a dover fare i conti con sensazioni nuove e contrastanti che pulsavano sempre più forti in ogni atomo del corpo.
Non potevo permettere a nessuno d'insediarsi nei miei pensieri eppure sono stata io a ricercali, ad inseguire e provare ad entrare in quelli in cui avrei voluto tanto stare.
Ho superato i miei limiti, ho azzerato le mie certezze e ho lasciato vincere le mie sensazioni, mi sono permessa di poter essere chi sono senza fare i conti col destino che è venuto a bussare per ricordarmi che a tutto c'è un prezzo, che per pagare quello della libertà devo affrontare prima le catene del passato.

Arriviamo al dormitorio nel silenzio che aleggia tra i corridoi e rivolgo un'occhiata alla mia compagna che non ha detto nulla da poco fa. Apro la valigia e ne metto all'interno tutti i vestiti, i libri e libero la stanza da tutte quelle che sono le mie cose. Becka mi aiuta a chiudere la cerniera ma prima di uscire si volta verso me.
<<Non tornerai vero?>> Chiede ma leggo nel suo sguardo velato dalla tristezza che ne ha già la conferma.
<<Credo di no Becka>> le parole amare sanciscono definitivamente i suoi dubbi e posso vedere chiaramente la delusione insinuarsi nei suoi occhi arresi.

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Ciao ragazze🦋
Alyssa ha preso la sua decisione e ha lasciato in quel letto oltre che i legami trovati anche una parte di sé. Siete d'accordo con la sua scelta?

Spero che gli aggiornamenti vi stiano soddisfacendo, è un periodo un po' frenetico per tutti ma mi auguro che la storia vi stia piacendo. Ci tengo a sapere cosa ne pensate.

Grazie per essere arrivate fin qui, il prossimo venerdì nuovo capitolo.
A presto.xx

(Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora