16.2 Il re Inverno

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Un vento fresco aveva iniziato a soffiare, in quella mattinata estiva, quando Gaò era ancora immersa nel sonno. Si insinuava tra le case con violenza, bussando alle porte, sbattendo le imposte alle finestre, ma gli abitanti di quella strana capitale non si affacciavano per comprendere quale fosse la causa di quella furia.

Una coltre di nuvole dall'aspetto invernale sostava immobile, come volendo tenere prigionieri quei sudditi, privandoli della luce del giorno. Il candore perlaceo si rifletteva accecante sulle pietre delle case, illuminando più di quanto non facesse il sole nelle giornate limpide.

Lo sbattere di una porta svegliò Franco di soprassalto. Si rigirò sotto le trapunte, anche se ormai era consapevole che non avrebbe più ripreso sonno. Dunque si vestì e controllò nella sua bisaccia quanti fiorini defici avesse ancora per rimanere in quella locanda. Fece una smorfia di disappunto, temendo che forse quelle quaranta monete in oro gli sarebbero bastate a malapena per il viaggio di ritorno, se non avesse trovato di nuovo la Millenaria: era stata davvero una fortuna incontrare il vice capitano di quella nave quando era di passaggio a Nilerusa, ormai diverso tempo addietro.

Ancora non aveva idea del motivo per cui un ragazzo dedito ai viaggi per mare avesse intrapreso un percorso via terra che lo aveva occupato per settimane, se non mesi; ma Angelo era stato molto riluttante a parlarne. Probabilmente aveva avuto ragione nel mantenere il silenzio: c'erano troppi segreti su Selenia, preferiva doversi concentrare sui suoi.

La vecchia Mila era andata più volte da lui a dirgli che l'arrivo di Tancredi doveva essere imminente, perché aveva la fama di essere un uomo che si presentava tempestivo dove richiedevano il suo aiuto. Franco tuttavia non credeva che si sarebbe presentato tanto presto: nonostante il Pecama fosse un'isola molto piccola, non credeva che gli spostamenti fossero così rapidi. Anche se immaginava che il re di Inverno e Defi possedesse i migliori cavalli e che, se avesse avuto bisogno di un viaggio veloce, le sue risorse glielo avrebbero permesso.

Prese la sua bisaccia e ne controllò per l'ennesima volta il contenuto: nessuna moneta si era mossa da lì. Il suo era un gesto meccanico, come se volesse rassicurarsi che viaggiare con quella valuta lo avrebbe riportato presto a casa, nel Defi. Da Flora.

Scese velocemente le scale, saltando qualche gradino come al solito, e si avvicinò al locandiere, intento a versare del latte in alcune tazze. Due baffoni scuri davano personalità a un viso altrimenti anonimo e facilmente dimenticabile.

«Messere Ulsi, sempre lo stesso?» bofonchiò, nascondendo uno sbadiglio.

Lui annuì.

«Bene, prima che me ne dimentichi, è arrivato un uomo molto importante che vuole parlare con lei.»

«Sa chi è?» gli chiese Franco, trattenendo un'espressione di stupore.

«No, era coperto da un mantello, anche sulla faccia. Mi ha pagato in anticipo e con più denaro del necessario la sala privata per la colazione e ha chiesto proprio di lei, come se sapesse che fosse qui.»

Il giovane annuì, tremando all'idea che l'uomo di cui il locandiere gli avesse parlato fosse proprio Tancredi Inverno.

«Sarà meglio che vada, allora» si congedò, più per convincere sé stesso che fosse il momento di raggiungere il re di Defi. Nei pochi passi che lo separavano dalla sala privata, non seppe decidere se fosse rassicurato o meno dalla sua presenza. Se da un lato si sentiva sollevato l'idea che il re potesse tirare Chiara fuori dai guai e permetterle di salire al trono delle Foglie Cadute, dall'altro la paura che scoprisse la relazione di Franco con la figlia lo atterriva.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora