18.3 Tumulata viva

70 26 12
                                    


Luciana guardò le porte della stanza richiudersi, dopo aver suggerito a suo padre di riposarsi e che l'avrebbe sostituito lei al capezzale della madre. Ettore aveva annuito: aveva il volto emaciato, come se la malattia che affliggeva sua moglie potesse avere effetti anche su di lui. Il guaritore, giunto quel mattino dal Rosonebro, gli aveva dato delle erbe da far bollire in acqua e da bere per conciliare il sonno. Il re aveva baciato la mano della regina, prima di accomiatarsi da lei e dalla figlia, e con poche parole di riconoscenza aveva ringraziato quell'uomo tarchiato che da ore si stava prendendo cura di lei.

Il guaritore intinse un altro panno nella bacinella di coccio che si era fatto portare. Quel liquido opaco impregnava la stoffa e le dava una sfumatura brillante, unguento mischiato all'acqua a cui era affidato il miracolo per cui Ettore si ostinava a pregare ogni divinità di sua conoscenza. Luciana lo osservava attenta con un misto di curiosità e dispiacere: sapeva che il suo prodigarsi sarebbe stato inutile, che la madre a letto non avrebbe avuto ancora molti giorni davanti a sé.

Lavinia era sommersa da strati di trapunte pesanti, alcune acquistate proprio per quello scopo, il viso esangue e gli occhi gonfi che si posavano spesso sulla figlia, come se la implorasse di alleviarle il dolore. Ma la regina non disse se preferiva alleviarlo con la morte o con la guarigione.

La principessa era stretta da una morsa di rimpianto a vederla ridotta in quello stato e si sentiva in colpa al pensiero di ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno stesso. Tuttavia, la sua partenza era fissata per il mattino successivo: non poteva indugiare oltre. Ripensò alla lettera di Melissa, che le era arrivata poche ore prima. Ignorava dove si trovasse l'Autunno, anche se qualcosa nel tono frettoloso con cui le aveva scritto le suggeriva che non si trovava nel Ruxuna; anzi, a essere sincera con sé stessa, doveva ammettere che la credeva impiegata in una di quelle missioni pericolose e delicate che eseguiva per conto della sorella.

Le aveva dato delle istruzioni precise su dove trovare un gruppo di mercenari. La sua lettera era sbrigativa, con quel solito stile asciutto che, complice anche la distanza che separava lei e la Lugupe, restituiva una sensazione di gelida fermezza a chi lo leggeva. Luciana, però, non si abbandonava a quelle elucubrazioni: si fidava del suo istinto e dell'accordo stretto con la maggiore delle Autunno.

Fu distratta dalle sue riflessioni dalla voce della madre, un rantolo strozzato che le graffiò le orecchie.

«Maestà, starete bene, non vi affaticate» disse il guaritore.

«Voglio solo che la smetta» sussurrò lei, a fatica. «Mi sembra di morire.»

Chiuse gli occhi e, se non fosse stato per il lieve alzarsi e abbassarsi delle coperte, chiunque avrebbe faticato nel sostenere che fosse ancora in vita. Luciana si morse il labbro, ma non avrebbe esitato. Nella tasca del suo abito strinse la piccola fiala che le aveva consegnato Melissa, come se questa le potesse restituire la forza per quel gesto a cui non aveva intenzione di sottrarsi. Non si sentiva combattuta, perché non c'erano alternative: sua madre, se anche fosse sopravvissuta a quel morbo, non sarebbe più stata in grado di svolgere appieno il suo ruolo di regina: quell'uomo che tanto si affaccendava tra panni e medicamenti non era stato ottimista su una guarigione totale e aveva avuto uno sguardo cupo nel comunicarlo a lei e a suo padre nel primo pomeriggio.

Per fortuna non c'era la vecchia megera... lei si che avrebbe detto di darle il colpo di grazia.

Non le piaceva doverlo ammettere, ma Luciana stava eseguendo esattamente ciò che la Contessa avrebbe desiderato: se un arto si ammalava di un male pressoché incurabile, era giusto reciderlo di netto. Come si fa con le piante, glielo aveva sentito dire più di una volta quando era bambina, anche se in quei casi si riferiva ai contadini che si erano ammalati di febbre e non riuscivano a coltivare i campi, durante un inverno particolarmente gelido.

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now