12.4 Fuga nella notte

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Altea correva disperata attraverso i corridoi sfarzosi del palazzo reale, illuminata solamente dal pallore della luna. Le istruzioni di Melissa erano state chiare: doveva affrettarsi nel salvare Nicola, perché l'incendio sarebbe stato appiccato a breve.

Ignorava, la giovane, che dietro quella richiesta c'era la necessità che al momento della fuga lei e il principe non si trovassero insieme all'Autunno e a Luciana Lugupe. La principessa del Ruxuna aveva dosato con attenzione le informazioni da fornire alla cameriera personale della regina Lotnevi, poiché non sapeva quanto lei avrebbe taciuto a Nicola; aveva ammirato la sua fedeltà a Felicita nelle ore che avevano preceduto quel momento, ma era consapevole che quella stessa lealtà avrebbe potuto provocare dei danni al suo piano, altrimenti perfetto.

La fanciulla percorse la reggia arrivando alle segrete, sulla cui soglia trovò due guardie a terra, svenute. Sapeva che non erano morte, perché la sua regina glielo aveva anticipato e l'aveva pregata di non spaventarsi: l'urgenza era più importante di qualsiasi altra cosa, inclusa la paura.

Altea si soffermò solo per un istante a scrutare quei volti, cercando di comprendere se si trattava di uomini dello Cmune o se si trattava dei soldati che Donna Clara Riutorci aveva fatto venire da chissà dove. Uno dei due le sembrava familiare, dunque pensò che fosse lui a custodire le chiavi delle celle. Frugò con cautela nelle tasche della sentinella, finendo per trovare quello che cercava.

Si inoltrò svelta nel lungo corridoio delle celle, senza sapere dietro quale fosse imprigionato il suo principe. Per sua fortuna lo trovò presto: non era così distante dall'ingresso, fattore che avrebbe aiutato nel velocizzare la loro fuga.

Il Lotnevi dormiva rannicchiato sul pavimento, come un bambino intimorito da un destino ignoto. La cameriera gli si avvicinò, e provò a scuoterlo, anche se con un briciolo di timore: non aveva mai toccato il nobile.

«Altezza...» gli sussurrò all'orecchio. «Dobbiamo andare, dovete svegliarvi...»

Lui si mosse, nel sonno, come se cercasse di allontanare un incubo.

La fanciulla insisté ancora. «Altezza... sono qui per salvarvi.»

Quelle parole sortirono l'effetto sperato: il principe di Cmune aprì gli occhi e si destò al vedere la cameriera personale della madre.

«Altea? Cosa ci fai qui?» le domandò, sbigottito.

«Sono venuta per portarvi lontano dal palazzo... dobbiamo fare in fretta» sussurrò lei.

«Pensavo che mi stessero chiamando per l'esecuzione» biascicò lui, alzandosi in piedi. «Come faremo a uscire?»

Nicola si guardò attorno, con il buio che imperava sia di giorno che di notte. Le torce delle guardie della prigione erano spente... che fossero state attirate altrove?

Altea fece strada guidando il principe, nel timore che le tenebre lo avrebbero disorientato. Risalirono al pianterreno, dove il nobile poté notare che il sole era ben lungi dal fare capolino. Lui si fermò per alcuni istanti a guardare fuori da una delle ampie vetrate, perché un particolare insolito aveva catturato la sua attenzione. Da una delle finestre di una camera privata la luce era troppo accecante: qualcosa non andava.

«Altezza, non abbiamo tempo!» esclamò la fanciulla, alzando la voce. «Dobbiamo sbrigarci, non possiamo rimanere qui!»

«Ma lì...» esitò Nicola. «Altea, in quella stanza c'è un incendio!»

«Esatto, c'è un incendio, per questo non c'è tempo da perdere!» ribadì lei. «Non so quanto ci vorrà perché arrivi qui!»

«Arrivi qui? Cosa sta succedendo?» domandò lui.

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now