22.3 Onde rappacificanti

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Erik fissava un punto imprecisato della distesa marina davanti ai suoi occhi. Ogni giorno, da quando era lì, gli sembrava scorrere uguale al precedente e non aveva nessuno stimolo che gli permettesse di non annoiarsi. Iris era tornata a Ehoi, e aveva avuto modo di incontrarla solo il mattino precedente, rimanendo nella sartoria a guardarla lavorare. Era stato paziente e aveva sopportato le occhiate curiose delle altre giovani che cucivano e ricamavano insieme a lei, ma provava un senso di frustrazione, perché rimanerle vicino in quel modo freddo e distante non era abbastanza.

Non lo interessava neanche più studiare la politica di Ariel e il suo rapporto con i popolani, perché ogni volta in cui si ritrovava a fare delle riflessioni al riguardo, gli martellava nella mente il pensiero di quello che accadeva nei regni della sua famiglia e gli appariva sempre più chiaro che la politica dei genitori fosse sbagliata.

Non tutta la loro politica, solo quella interna.

Appoggiò le mani sul marmo chiaro sotto di lui. In quello schiumare ritmico poteva perdere contatto con la realtà e poteva arrivare a comprendere il clima disteso che si respirava in quel regno. Il vento gli accarezzava i capelli corti, che Iris aveva provveduto a tagliare il giorno prima, alla fine della sua mattinata di lavoro. La sarta era stata molto abile, nessuno avrebbe mai detto che qualcuno di diverso dal barbiere di corte si fosse occupato della sua capigliatura.

«Dovresti andare da lei, se è quello che vuoi davvero» disse una voce femminile alle sue spalle.

Erik non si voltò neanche per sapere che si trattava di Ariel, che lo affiancò sulla panca bianca. La regina stringeva tra le dita i nastri dei suoi sandali, che si era sfilata dai piedi per camminare sulla sabbia, affondando le dita tra i granelli. Davanti ai due nobili, il mare continuava a sospirare, restituendo a entrambi una sensazione malinconica.

«Non è il mio dovere... E Iris è disposta ad aspettarmi, anche per tutta la vita» ammise lui, incapace di credere di star davvero affrontando il discorso con la stessa Ariel che, per scherzo, gli aveva suggerito di inscenare una finta proposta di matrimonio. Sembrava passato molto tempo da quel mattino in cui era giunto nel regno del Mare, eppure erano solo alcuni giorni che trascorreva lì. Solitamente non si tratteneva a lungo, quello era per lui solo un luogo di passaggio prima di recarsi nel suo Inverno o nella Primavera. Tuttavia, il corso degli eventi aveva deciso altrimenti e lui non era ancora ripartito, iniziando a subire il fascino magnetico di quel palazzo, delle onde ritmiche del mare da poter osservare. Non era un ozio a cui prima si abbandonava: aveva sempre qualcosa da fare, un compito da svolgere per suo padre, doveva viaggiare per tenere i rapporti con gli altri regni, a volte doveva recarsi nel Pecama per controllare che i nobili del suo futuro regno non prendessero troppo potere scavalcando la famiglia reale.

Lì, però, tutto sembrava immobile e lui stesso si sentiva fluttuare su una nuvola, come se quello che gli accadeva intorno non fosse del tutto reale.

«Erik, io vorrei prendere le parti di entrambi, ma allo stesso tempo non posso» disse Ariel, distraendolo dal flusso continuo delle sue riflessioni. «So di dover mettere Dante al primo posto perché, nonostante l'aiuto che tu e tuo padre ci state dando, noi siamo rimasti da soli. Non posso abbandonarlo a sé stesso in virtù della mia amicizia con Iris. Tu sei slegato da questi ragionamenti...»

«Non lo sono neanche io» la interruppe lui con amarezza. «Siete miei alleati, non posso dare la priorità ai miei interessi personali.»

La regina Dal Mare sorrise. «Non parlavo di questo. Io mi riferivo esclusivamente ai rapporti umani che mi legano a mio fratello e a una delle amiche più strette che abbia. Ho compreso da parecchio tempo che tra te e Iris c'è un legame molto più profondo di quanto entrambi vi sforziate di mostrare davanti a tutti. E, stando a quello che mi dici, ci sono buone probabilità che lei un giorno diventi la tua famiglia, quindi la scelta che io sono costretta a fare non deve essere necessariamente la tua.»

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now