4.2 Incontri e misteri

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Giampiero seguì alla lettera le indicazioni che la principessa gli aveva fornito la sera precedente, spiato dal sole sonnacchioso del primissimo mattino. Una brezza leggera gli accarezzava il viso, provocandogli qualche brivido freddo lungo la schiena. Il marchesino indagò nel proprio animo per comprendere il motivo per cui all'improvviso avvertiva un senso di turbamento, inspiegabile se paragonato alla serenità bucolica del paesaggio agreste. Si sentiva sballottato tra il suo senso di responsabilità, che lo costringeva a condurre fino in fondo quella ambasceria per conto di Flora, e il timore che la regina venisse a conoscenza del segreto che lui condivideva con la figlia. Era certo che la giovane ribelle non sarebbe rimasta ancora a lungo nella corte del Defi e che, spinta da diversi motivi, avrebbe trovato il pretesto per una fuga: e questo sarebbe avvenuto a breve. Lui come si sarebbe comportato? L'avrebbe seguita, magari nella ricerca della profezia che la vedeva coinvolta? O sarebbe rimasto presso Alcina, tentando di sviare le sue ricerche per scovare Flora?

Darsi alla macchia con una principessa fuggiasca e refrattaria alle imposizioni della corte non sarebbe stata una strategia favorevole, soprattutto per un giovane come lui, rampollo di una famiglia decaduta. Ma l'idea di rimanere nell'orbita della sovrana lo inquietava perché, in un modo che lui non sapeva spiegare, quella donna riusciva a leggere nei suoi pensieri. Sembrava sempre conoscere cosa passasse per la sua mente, cosa lo turbasse, cosa invece lo mettesse a suo agio; come se tenesse a lui così tanto da aver indagato nel profondo del suo animo e sapesse, perciò, di poter contare sulle capacità e sulla fiducia del marchesino. Mesi prima Giampiero aveva dato prova di sé nell'evitare una contesa tra Alghemo e Sovithu per il controllo delle acque del fiume Ocirni, che segnava il confine tra i regni, escogitando un sistema di approvvigionamento che non scontentasse nessuno dei contendenti, insieme ad esperti di acquedotti e irrigazione; in quella circostanza Alcina, che gli aveva chiesto di intercedere, lo aveva lodato di fronte a uomini molto più anziani e influenti di lui, tra cui re Guglielmo. La morte di quest'ultimo aveva rimescolato le carte in tavola e anche per il giovane marchese era giunto il tempo di ritagliarsi un ruolo che andasse oltre l'apprezzamento di qualche sovrano.

Un regno? No, non era questo che voleva. Il suo unico desiderio era quello di tornare alla sua villa nel Pogudfo, magari accompagnato da una compagna di vita che lo amasse fino alla fine dei suoi giorni.

Sbuffò, allontanando quel pensiero. Qualcuno aveva provato a far circolare qualche maldicenza sul suo conto, lo sapeva molto bene: dei maligni vociferavano che lo scopo del marchesino fosse quello di ottenere, con il favore di Alcina, di Guglielmo e del re dello Dszaco, nuovo lustro per il suo casato ascendendo al trono del Pogudfo. Niente di più falso, ma era venuto a conoscenza, tramite Erik, che quelle dicerie erano state messe a tacere in tempi brevissimi; non sapeva a chi dovesse tanta riconoscenza, anche se, in cuor suo, era certo di dovere un gran favore alla regina di Defi.

Giunse alla finestra con il vaso dai gerani blu: quella di Menta, stando alle parole di Flora. Si guardò intorno, nel timore che qualcuno potesse scorgerlo in un luogo poco consono a un nobile come lui. Ma se la principessa si sentiva al sicuro nel rifugiarsi in quel quartiere di Nilerusa più simile alla campagna che alla capitale, chi era lui per esitare?

Bussò tre volte e attese. Si pizzicò nervosamente l'indice non osando, tuttavia, guardarsi intorno. Udì qualche uccellino cinguettare e qualcuno della stessa specie rispondere con quello che sembrava un canto allegro, componendo una gradevole melodia che lo intrattenne in quei pochi istanti, che a lui parvero eterni.

Le imposte di legno, un tempo dipinte di un verde scuro, ma ormai sbiadite come le altre della via, e corrose da qualche tarlo, vennero spalancate da una figura assonnata. La prima caratteristica che saltò agli occhi di Giampiero fu una chioma fulva e arruffata, che le copriva persino il viso, di cui si distingueva a malapena il candore.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora