18.2 La resistenza dell'ambra

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La sala del consiglio era deserta: la cerimonia per la sua incoronazione si era conclusa da alcuni minuti e lei aveva congedato i pochi nobili presenti. Quegli uomini e donne l'avrebbero affiancata nei primi tempi del suo governo, mostrandole la realtà del regno e tutte le difficoltà che avrebbe incontrato. Chiara, tuttavia, era fiduciosa: si sentiva nel posto giusto. Era cresciuta con la consapevolezza che quel momento sarebbe arrivato e ora era lì, avvolta nelle stoffe di quell'abito sontuoso che il Consiglio, Donna Delia su tutti, aveva insistito perché lei indossasse. Sentiva il tessuto premere sulla sua pelle, quasi a simboleggiare il peso delle sue responsabilità da lì in avanti.

«Maestà, vi disturbo?»

Sollevò lo sguardo dal tavolo in pietra e incontrò il viso sorridente e gentile di Franco, fermo sulla soglia. Indossava ancora gli abiti semplici che aveva portato con sé nel viaggio, che Mila aveva lavato con dei profumi perché sembrassero un acquisto recente, ma lui non vi sfigurava. Aveva quella semplicità che lo esaltava persino in una corte di nobili agghindati per una cerimonia importante.

«Almeno tu non darmi del voi» rispose lei, sciogliendo la sua postura solenne e l'espressione grave sul viso. Da quando era entrata in quell'ampio e spoglio salone in cui era stata incoronata, non aveva cessato un momento di avere un'aria solenne. Lei non era così, non era mai stata autoritaria, ma sapeva di dover apparire severa agli occhi degli altri; le pesava dover mantenere una compostezza che lei stessa sentiva artificiosa, che non le apparteneva davvero. Sapeva di essere ancora la ragazza allegra che scherzava sul suo nome immenso, che amava camminare in campagna sotto la pioggia, sentire il profumo delle coltivazioni, perdersi tra i colori degli alberi da frutto e avvicinarsi per raccogliere quelli maturi. Sarebbe tornata a dedicarsi a quei passatempi, ma doveva attendere tempi migliori.

«Va bene, va bene» disse lui, entrando nella stanza. Si richiuse la porta alle spalle e aggiunse: «Vengo qui per conto di Tancredi Inverno. Stando alle sue parole, avrebbe preferito venire lui, ma pensa che tu preferisca avere vicino un volto sicuramente amico.»

La Delle Foglie si sedette al tavolo, invitando l'amico a fare lo stesso. «Ti piace essere usato come messaggero, a quanto pare.»

«A dirti la verità, cerco di essere un po' accondiscendente e a non pensare a quello che mi chiede di fare, perché mi aspetto che...» disse Franco, scrollando le spalle. «Be'... che scopra quello che sai, da un momento all'altro. E che possa agire di conseguenza.»

La regina sospirò. «Non credo che lo saprà mai, basta non parlarne. Non hai commesso nessun crimine, mi sembra.»

Lui si stropicciò gli occhi, con nervosismo. Quello era ancora un argomento di cui non faceva menzione quasi mai e persino con lei era stato molto vago. Preferiva non pensare ai rischi che stava correndo, con Tancredi che si era così avvicinato a lui e che sembrava davvero averlo preso sotto la sua ala protettiva. «Ai suoi occhi potrebbe esserlo, visto che lei è promessa a un altro... Anche se con quello che è successo nello Cmune non so se cambierà qualcosa.»

«Penso che lui e Alcina dovranno rivedere le loro strategie» commentò lei. «Non è molto saggio avere un condannato a morte come futuro genero. Ma sei venuto per parlarmi dei tuoi futuri problemi familiari? Tancredi ti ha mandato qui... per questo?»

Il suo tono di voce ironico fece ridere il compagno di viaggio, e anche lei ridacchiò con complicità. Cercava di nascondere che quell'uomo le incuteva un rispetto obbligato che non avrebbe tributato a molti. Sapeva di dover far affidamento su di lui, perché era una delle personalità più autorevoli del Pecama, se non dell'intera Selenia, e perché il suo appoggio l'avrebbe resa più credibile. Non era ancora sicura che i pochi nobili del regno, esclusi quelli del Consiglio, la ritenessero all'altezza.

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now