2.1 Lucida follia

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Alle prime luci dell'alba, Nicola si recò alla camera mortuaria dove riposava il padre. Alcune donne, sia vecchie serve che lavoravano da lustri nel palazzo, sia altre di estrazione nobile, erano rimaste a vegliare per l'intera notte, rivestite di abiti neri. L'atmosfera era resa ancora più lugubre da candele dal lume scuro, che qualcuna delle più vegliarde aveva conservato dalla morte del predecessore di Guglielmo.

Una di quelle rivolse lo sguardo verso il principe senza dire nulla, pietosa, forse, per il peso che gravava sulle spalle del giovane. Sostituire il re non sarebbe stato affatto semplice.

A giorno fatto, Nicola radunò la corte nella sala del trono, il luogo più spazioso del palazzo, per comunicare ai dignitari e alle dame che avrebbe avviato delle indagini sulla morte del padre, prendendo il suo ruolo prima dell'incoronazione: il regno non poteva rimanere senza una guida.

Poi spedì gli araldi in tutto lo Cmune a diffondere tra il popolo la triste notizia. Tutti quegli uomini e donne a sorvegliare ogni suo passo gli avevano lasciato l'impressione che a nessuno di loro fosse piaciuto il suo modo di agire: l'aver preso così tempestivamente autorità, quel suo dare ordini da eseguire all'istante, come se fosse già re; forse era proprio questo che non era andato giù alla corte, che si sarebbe aspettata un comportamento più remissivo.

Così da lasciare in mano loro le indagini, pensò Nicola con fastidio. Tuttavia, sapeva di essere nel giusto e non aveva alcuna intenzione di farsi condizionare dal loro atteggiamento. Decise di ignorarli, ma il pensiero di essere inviso a quei cortigiani che tanto avevano amato suo padre continuava ad accompagnarlo mentre si recava nelle stanze della madre.

La regina Felicita aveva saputo fin da subito della disgrazia: le chiacchiere concitate dei nobili non avevano avuto alcun riserbo nel parlarne davanti a lei. La donna non aveva osato avvicinarsi alla camera mortuaria e al mattino rifiutava la compagnia delle proprie dame, negando loro il privilegio di esserle di conforto.

Il principe di Cmune camminava a passo spedito tra i corridoi illuminati fiocamente: le tende erano state tenute accostate, in segno di lutto, e il sole filtrava appena. Vide Saro accendere delle altre candele nere; il servitore gli fece un timido cenno con il capo, quasi a dirgli che si era disfatto di quel lembo di stoffa così come gli era stato ordinato. Nicola annuì, procedendo più veloce verso le stanze della madre.

Quando vi giunse, trovò la porta a doppia anta chiusa, presso cui erano un paio di donne all'incirca dell'età della regina, sue compagne sin dai primi tempi al palazzo. Non erano le uniche, tuttavia, a trovarsi lì: insieme a loro c'era anche una giovane, ben conosciuta a Nicola.

Luciana Lugupe, principessa di Dzsaco, sostava presso una vetrata che dava su un cortile interno. Il suo sguardo corrucciato incontrò quello del Lotnevi, come chiedendogli di poter parlare con lui.

Nicola annuì appena, con il ricordo dell'ultima lettera ancora ben impresso nella mente. L'arrivo della coetanea significava che c'erano delle novità, che lui era ansioso di conoscere: la questione era della massima importanza; anche se quello non era il momento, né il luogo.

Le donne chinarono il viso, in segno di una reverenza non realmente provata e si mossero quanto bastava al futuro sovrano per giungere fino alla porta. Nicola sentiva il loro fiato sul collo mentre si accingeva a bussare, prima di essere interrotto dalla voce di una delle due.

«Vi affannate invano, non uscirà di lì, né tantomeno vi permetterà di entrare!» cinguettò quella più lontana da lui. «Noi siamo state scacciate già tre volte!»

In un primo momento il principe ebbe l'intenzione di fulminarla con lo sguardo. Quella donna, con il suo atteggiamento così disinvolto, non era diversa dagli altri cortigiani di Mitreluvui: altezzosa, priva di ogni rispetto nei confronti di chi non fosse re Guglielmo e incapace di riconoscere una persona di rango superiore al suo. Come aveva fatto suo padre a circondarsi di una così folta schiera di imbecilli? E come aveva fatto la regina a sopportarlo? A un tratto, Nicola si sentì spaesato e comprese che tutta la corte gli era contro; poteva confidare solo in una persona, che non aveva alcuna intenzione di conferire con lui, né con nessun altro.

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now