19.1 La regina del popolo

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Il soffio del vento mattutino accarezzava la superficie del mare, che si spingeva dolcemente sulla battigia disegnando archi su archi. Il verso di alcuni gabbiani in lontananza si mescolava in armonia con il suono delle onde, arrivando fino alla stanza dove la regina Dal Mare riposava.

Ariel schiuse gli occhi, richiamata da un movimento al suo fianco: il lenzuolo chiaro era spostato e lui le mostrava la schiena, chino fuori dal letto.

«Che stai facendo?» gli chiese, con una punta di malinconia nella voce.

«Non posso rimanere ancora a lungo qui, lo sai» Si voltò con un sorriso a guardare la fanciulla, ancora avvolta dalle stoffe leggere, con le gambe che si erano aggrovigliate al lenzuolo, come intessute insieme nello stesso ricamo; che non avrebbe visto nessun altro, se non lui. Si chinò a baciare la guancia della sua amata, con quelle labbra piene che lei attirò sulle sue, in altro bacio che sapeva di passione, segretezza e amore.

Ariel sorrise mentre lui si rivestiva. Sapeva che trascorrere insieme quella notte era stato un rischio, ma aveva desiderato correrlo sin da quando aveva ricevuto la sua risposta alla lettera. Era disposto ad aspettarla fino a quando non sarebbe venuto il momento giusto per annunciare la loro storia. Sarebbero occorsi mesi, forse anni, ma anche lui era tanto innamorato da essere pronto a tutto. E lei gliene era riconoscente, anche se non riusciva a esprimerlo a parole. Non era il genere di ragazza che si abbandonava ai sentimentalismi, cercava sempre di cogliere e di assaporare quanto di bello la vita le offriva; aveva dovuto rivedere le sue priorità, inclusa quella della spensieratezza, quando si era ritrovata a capo del regno.

«Eros» sussurrò, allungando la mano nella sua direzione. Lui ormai era già pronto per andarsene, per abbandonarla ai ricordi di quelle tenere ore trascorse insieme. «Promettimi che ci rivedremo ancora.»

«Certo che ci rivedremo» le sorrise l'amante. Si sedette sul letto e chinò il viso, sfiorando il naso di Ariel con il suo, contando le lentiggini di quel volto splendido e baciandola ancora una volta. «Se hai bisogno di musicisti che ti rallegrino le giornate, sai dove trovarmi.»

«Mi eri mancato, non sapevo quanto avessi bisogno di te» disse lei sedendosi, tenendo il lenzuolo sul petto altrimenti nudo.

«Il regno ora ha bisogno di te» rimarcò lui, con tono serio. «Io sono solo uno dei tuoi tanti granelli di sabbia. Ti ho fatto una promessa, non ci penso proprio a rimangiarmela.»

Ariel si fece raggiante, e si alzò dal letto. Aprì l'armadio che aveva vicino e ne estrasse il primo abito che la sua mano afferrò, lasciando che lui la guardasse prepararsi per il nuovo giorno. Si infilò in quelle stoffe morbide e sistemò le pieghe del vestito, per poi avvicinarsi alla toeletta e constatare allo specchio che anche quel giorno non aveva bisogno di imbellettarsi per essere presentabile. Si concesse solo il capriccio di un po' di colore sulle labbra, sentendo gli occhi innamorati di Eros su di sé e la sua voce scherzosa.

«Sai benissimo che non ti serve a niente!»

Lei sorrise. «Vorrei solo sembrare più adulta quando i rappresentanti del popolo vengono da me. Non sono più una bambina, ed è giusto che anche loro lo sappiano.»

«Ti venerano tutti» commentò lui, avvicinandosi al tavolino a cui la sovrana si specchiava. Si sedette sulla sedia al fianco di Ariel e continuò: «Dovresti vedere le bambine che parlano di tingersi i capelli per essere come te. E non lo farebbero se i genitori non le avessero convinte che tu sei un modello e un punto di riferimento per tutti. Non sei solo una regina, sei...» si interruppe, guardando il volto di lei, che lo ricambiava nel riflesso. Sorrise e concluse: «Sei molto di più. E io sono d'accordo con loro.»

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now