22.Fissare Non Implica Essere Un Maniaco

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Alexander's pov

Corro veloce sul tapiroulant, neanche se mi inseguisse la sfinge di Tebe, pronta a pormi uno dei suoi terribili quesiti che solo il mitico Edipo, dopo aver ucciso inconsapevolmente il suo vero padre, saprebbe risolvere.

Devo levarmi dalla mente quel nome e quel corpo. Katherine Price deve uscire quanto prima dalla mia testa!

Premo sul tasto della velocità. Devo correre più in fretta. Più corro, meno il mio cervello ha la capacità di pensare .

E questa illuminante idea a cosa la dobbiamo? Questa è la sciocchezza più grande che ti ho sentito pronunciare nell'ultima settimana.
Se tengo il corpo e la mente impegnate non posso avere quel pensiero nella testa. Il mio è un ragionamento perfetto.
Credo che la voglia di Gregory House di picchiarti con il suo bastone sia molto alta al momento.

A peggiorare già una situazione alquanto complessa da descrivere, ci pensano i due gemelli Young, che, materializzatisi all'improvviso, si dispongono esattamente ai lati dell'attrezzo e con sguardi pieni di curiosità ed ambiguità mi fissano. Quando Ben e John si alleano o, peggio ancora, iniziano a comportarsi nella stessa maniera, cosa che accade raramente e solo per eventi particolari, bisogna iniziare a preoccuparsi parecchio. Con questo intendo dire che conviene prendere il primo volo per il Messico, poi far perdere le proprie tracce oppure più semplicemente imitare Mattia Pascal.

Il ragazzo dai capelli tinti preme il tasto per rallentare la velocità. Roteo gli occhi verso il soffitto della palestra e inizio a pensare che la mia ora sia giunta, benché io abbia tentato di rimandarla il più a lungo possibile. Ben mi fa segno di levarmi le cuffie. Non ho vie di fuga, sono costretto affrontarli o, meglio, affrontare il loro interrogatorio, che farebbe paura persino al miglior agente dell'FBI.

-Buongiorno, cari gemelli.- esordisco non mostrando la benché minima gioia nel vederli. Oggi volevo stare da solo per far uscire quel pensiero malizioso dalla scatola cranica.

-Non ti sforzare troppo con le dimostrazioni di affetto, Alex.- mi schernisce il mio migliore amico. -Sai che sei sudato?-

-Grazie per l'acuta osservazione, John. Di solito in palestra si viene per fare sport e automaticamente si finisce per sudare come se si fosse in una sauna turca. E' la vita mio caro.- Afferro la mia salvietta e mi asciugo un attimo il viso e il collo imperlati di sudore, ne approfitto pure per reintegrare un po' di liquidi. -Vi allenate pure voi o preferite rimanere lì ad ammirarmi come il resto del genere femminile?-

Ben si lega la sua fluente chioma bionda in uno chignon mal fatto dietro la nuca. -In realtà volevamo parlare con te di alcune cose...-

-In realtà di una persona...- precisa l'altro.

Ecco, ogni cosa ruota sempre e solo intorno a quella persona. Maledetto il giorno in cui i miei genitori hanno messo quell'annuncio online e Samantha l'ha scortata fino nel mio appartamento! È da lì che ha preso avvio la mia totale ed unica rovina.

-Allora, Alex, vuoi dirci qualcosa?- mi incalza il biondo che ha deciso di imitare Sherlock Holmes in versione americana, però senza pipa e impermeabile.

-Vi dovrei dire qualcosa?- fingo di non capire.

Spero che non siano venuti a sapere del dialogo, anzi discussione, avvenuto questa mattina fra me e la psicopatica. Sarebbe abbastanza frustante come cosa, in realtà non sopporterei il fatto di dover ammettere davanti ai miei cari amici che una ragazza mi abbia dato il due di picche. Non è mai successo. Sono il famoso Alexander Khan dopotutto.

Just like fire (In revisione)Where stories live. Discover now