24. Hai Una Bella Pelle

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Domenica 3:45 am

Katherine's pov

I grandi abeti reggono il peso della neve che ora dopo ora scende giù. Gli animali del bosco non emettono alcun tipo di suono come se facessero i loro ossequi al dono sceso dal cielo. Nascosti nella boscaglia o nelle loro piccole tane, osservano gli innumerevoli fiocchi volteggiare leggiadri cullati dall'aria di dicembre prima di depositarsi a terra. Tutto è avvolto dalla pace, o per essere precisi quasi tutto.

Faccio un passo avanti in questa grande stanza luminosa, sbatto involontariamente il mignolino del piede contro una grande cassettiera di legno di quercia. I miei piedi sono nudi, niente scarpe o calze.

-Che male! - esclamo. Odio questa cassettiera con tutto il mio cuore. Sfioro un graffio vicino allo spigolo. Lo riconosco. L'ho fatto io anni addietro. - La mia cassettiera dei giochi? -

Mi guardo attorno e con terrore, che mi paralizza a partire dalla prima vertebra cervicale, constato che non sono nell'appartamento del campus. Questo posto non è Berkeley e non è settembre. Dov'è il salotto con lo schermo al plasma? Dov'è il mio coinquilino? Dove sono i gemelli, Harry e le principesse Disney?

I miei occhi si posano sul calendario affisso alla parete. Tutti i giorni trascorsi sono stati depennati con un pennarello rosso. Mi manca il fiato.

È il venticinque dicembre di tredici anni fa e io ho fatto ritorno alla mia vecchia casa in Provenza.

Sono tornata indietro nel tempo e non so come sia possibile. Perché farmi rivivere quel momento? Perché causarmi ulteriore dolore? Non è abbastanza quello in cui vivo da anni? Chi è così sadico da farmi rivivere questo momento?

Delle urla attirano la mia attenzione. In camera compare una bimba di undici anni, il viso tondo è incorniciato dai codini fatti ai lati della testa, che le conferiscono un'aria di mera innocenza, gli occhi scuri trasmettono gioia. Sorride ignara che il suo mondo sta per cambiare radicalmente fra meno di dieci minuti. Dietro di lei c'è un'altra bambina.

Il cuore mi si spezza in tante piccole parti, le sento cadere a terra e rimbombare nella mia testa.

-Non può essere... - mormoro. Le mie parole non vengono udite. Sono una sorta di fantasma intrappolata in un tremendo ricordo. Vedo ma non posso essere vista, odo ma non posso essere udita.

Una bimba molto più piccola e gracile della prima avanza a passi lenti e un poco goffi dentro la stanza. I capelli neri come la notte scendono lungo la schiena, non sono raccolti ma lasciati liberi, il viso bianco come la neve è messo in risalto dagli occhi verdi come lo smeraldo. Mordicchia il labbro inferiore. Ha le mani serrate in due pugni che si dispongono lungo i fianchi.

Mi porto una mano sulla bocca spalancata per lo stupore. Avrei così tante cose da dire, ma dalla mia gola non esce che un gemito.

Quella bambina sono io. Quella è Katherine Price all'età di sei anni.

-Katherine, piccolina. Sono io. Vieni qui. - dico nella speranza che mi possa sentire.

Non può sentirmi. Le corro incontro, le cingo le braccia attorno al corpo, stringo forte come non mai e per un secondo passa in secondo piano il fatto che potrei far male a quella bimba di soli sei anni, così esile e indifesa. Non accenno a mollarla. Mi beo del suo profumo alla lavanda. La stringo perché devo salvarla, portarla fuori da quella casa prima che sia troppo tardi, fare ciò che non ho saputo fare tredici anni fa. Voglio provare a cambiare il corso degli eventi. Follia? Forse, ma ci devo provare.

Just like fire (In revisione)Where stories live. Discover now