61. Che branco di mentecatti!

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Se siete sensibili, non leggete la seconda parte

Lincom Wright's pov

-Riceverà i soldi solo nel momento in cui il caso sarà archiviato come un normale regolamento di conti finito male.- sentenzio.

Picchietto tre volte la sigaretta nel posacenere prima di riportarla alle labbra e riprendere ad aspirare ciò che nel migliore dei casi si limiterà ad ostruirmi vene ed arterie, mentre nel peggiore a causarmi un cancro ai polmoni. Ho pur sempre due scelte, cosa che non a tutti viene concessa.

-Ma...- farfuglia qualcosa l'interlocutore dall'altro lato della linea. Si blocca ed io ne approfitto per incalzarlo.

-Procuratore Cooper, non vorrei certo ricorrere a certi mezzucci infimi come il ricatto. La prego di essere quanto meno avveduto nel prendere una rapida decisione.-

Balbetta. Dall'altro capo della linea sento quei denti bianchi e curati sbattere. -Mr. Wright, si metta nei miei panni per un secondo. Non posso chiudere...-

-Oh, Cooper, certo che mi metto nei suoi panni. Chissà le espressioni colorite che uscirebbero dalla boccuccia così tanto graziosa di sua moglie se sapesse che è uno dei clienti abituali del mio stripclub.-

Lascio andare la schiena contro la sedia in pelle, rilasso i muscoli. Faccio uscire dalle labbra una nuvola di grigio. Chiudo gli occhi in attesa della risposta.

Sospira. Capitola. Accetta le condizioni. -Archivierò tutto entro questa sera. Cinque fascicoli, cinque morti.-

La sensazione di soddisfazione finisce per avere la meglio su di me.

-È sempre un piacere conversare con lei, procuratore.- concludo.

Riaggancio la cornetta del telefono fisso, sistemo il posacenere di vetro, chiudo il portasigarette d'avorio, porto le mani e la vista sopra il faldone disposto sul tavolo e denominato "Albert Butler". Lo apro. La persona è stata immortalata tramite uno scatto digitale, semplice, veloce, meccanico, privo di emozioni. Sopra i dettagli della foto spicca un' espressione bonaria, la stessa che adottava sia quando qualcuno dei suoi assistenti gli portava un caffè macchiato al mattino, sia quando veniva elogiato al ritorno da uno scavo archeologico in Europa davanti ad moltitudine di persone, alcuni esperti di archeologia e storia, altri totalmente ignoranti ma curiosi di apprendere nuove conoscenze. Su Albert Butler si potrebbe dire che amava la storia, l'arte, l'antichità più di ogni altra cosa, ma chi lo conosceva bene direbbe solo due parole, la nicotina e il poker. Al mondo non esisteva nient'altro capace di ergersi come sua mania. Se non avesse ricevuto un colpo alla testa, una delle due, la nicotina con più probabilità, sarebbe stata la reale causa di morte.

-Mr. Wright?- chiede da fuori la voce della domestica, una donna congolese trentenne di nome Nilaja.

Chiudo il fascicolo di scatto temendo la sua entrata, cosa che per fortuna non avviene. La donna staziona in corridoio dietro la porta in attesa di una mia risposta.

-Cosa vuole?- Non tarda a farsi udire la mia voce sempre più rauca a causa del fumo.

La punta opaca della scarpa dotata di un misero tacco cinque, un modo come un altro per farla apparire più alta di quanto effettivamente sia, preme sopra il tappeto, segno che la sua intenzione iniziale fosse appunto quella di entrare, ma qualcosa, forse il timore di venire licenziata in tronco compromettendo la possibilità di far venire in California il resto della sua famiglia dal Congo, l'ha indotta a non portare anche l'altro piede alla stessa altezza. Perciò la donna nel tentativo di sedare l'agitazione sistema il grembiule cinto attorno ai fianchi troppo larghi, conseguenza delle sei gravidanze portate a termine.

Just like fire (In revisione)Where stories live. Discover now