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Quando mi sono finalmente calmata e i miei singhiozzi si sono placati con un fazzoletto bagnato cerco di ripulire il mascara nero che è colato sulle mie guance. Mi guardo allo specchio e ho un aspetto orribile, gli occhi rossi e gonfi a causa del pianto, la punta del naso che sembra quella di Rudolf la renna di Babbo Natale e quel poco trucco che avevo sul viso ormai svanito. I miei occhi sono spenti e sofferenti, rispecchiano esattamente quello che è il mio stato d'animo attuale.

Ho aspettato chiusa in bagno che i corridoi fossero silenziosi, segno che non ci fosse nessuno nei paraggi, per poter scappare e finalmente tornare a casa. In questo momento desidero solo nascondermi sotto le coperte e sfogare il mio dolore piangendo e urlando senza avere il timore che qualcuno possa entrare e vedermi ridotta a pezzi.

«Tu ti diverti ad usare le persone, a giocare con i loro sentimenti e a trattarle da burattini per i tuoi scopi. Fai tanto la vittima, quando in realtà non lo sei.»

Le parole di Taylor continuano a ronzarmi in testa. Mi sembra ancora di vederla qui in questo bagno a trafiggermi il cuore con le sue parole affilate trasmettendo tutta la rabbia che prova nei miei confronti con quegli occhi scuri accecati dall'odio.

Ti ho davvero fatto così tanto male Taylor?

Sono ancora troppo sconvolta per poter affrontare chiunque là fuori, persino Noah che potrebbe essere l'unico in grado di rincuorarmi. È per questo che ho aspettato la fine del suono della campanella della seconda ora, che non sono corsa prima fuori da questo bagno per non essere vista e non dover dare spiegazioni a nessuno della mia fuga e soprattutto del mio pessimo aspetto. Ma adesso la via è libera!

Apro la porta del bagno e controllando che non ci sia effettivamente nessuno sgattaiolo fuori tenendo la testa bassa nella speranza che i miei capelli lunghi possano coprire il mio viso ancora rigato dalle lacrime. Manca meno di un metro e sarò finalmente fuori, potrò correre a casa e sfogarmi come si deve senza bisogno di trattenermi ancora, ma qualcuno mi chiama «Emma!»

Giro il capo verso la voce alle mie spalle e trovo Noah con la fronte corrucciata che si muove per raggiungermi, ma prima che possa davvero farlo allungo il passo e spingo con forza contro la maniglia della porta per poter uscire. Scendo gli scalini di corsa e il più in fretta possibile. Non posso affrontarlo ora che non sono abbastanza lucida, ho paura di dire qualcosa di sbagliato e di poter perdere anche lui.

Non me lo posso permettere.

Ma ovviamente le sue gambe decisamente più lunghe e allenate delle mie gli permettono di raggiungermi afferrandomi il polso con una mano per fermarmi dalla mia corsa. Ho il cuore che batte talmente forte da sentirlo in gola e questa volta non è di certo perché lui è vicino a me. Non ho il coraggio di voltarmi e di farmi vedere in questo stato da lui, ne di rivelargli ciò che mi ha detto sua sorella.

Fa male solo pensarci, come potrei mai ripetere quello che è successo a voce alta?

«Che cavolo ti prende? Perché stai scappando?» Mi domanda e cerca di fare pressione sul mio polso per farmi girare, ma mi ribello liberandomi dalla sua presa e nel farlo mi giro di poco verso di lui. Di sfuggita vedo il suo volto mutare da corrucciato a preoccupato, «Emma, cos'è successo?»

Mi basta sentire la sua voce preoccupata per farmi crollare ancora e perdere quel minimo di autocontrollo che credevo di aver riacquistato poco fa. Scoppio a piangere come una bambina impaurita portandomi le mani a coprirmi il viso. Singhiozzo talmente forte che il mio corpo trema.

I want You || Noah CentineoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora