2.1

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Da quando Clare è entrata in bagno e siamo rimaste sole c'è uno di quei classici silenzi imbarazzanti in cui sei a disagio e non hai la minima idea di cosa sia giusto fare e soprattutto dire. Mi muovo a disagio, portando il peso prima sul piede destro e poi sul sinistro, cercando un argomento qualsiasi di cui parlare. Vorrei essere in grado di portare il discorso sulla nostra amicizia, vedere se in qualche modo possiamo almeno iniziare a rivolgerci la parola, se potremmo mai provare a tornare ad essere quelle di un tempo. E vorrei davvero riuscirci, trovare le parole giuste, e lo farei, se non fosse che in questo momento ho la testa altrove, ancora ferma a quel campo da football...

Lei alza gli occhi portandoli nei miei. Penetranti tanto quanto quelli di suo fratello, ma decisamente più scuri. Il marrone nei suoi è dominante, a differenza di quelli di Noah. Se si guardano attentamente si notano quelle leggere pagliuzze verdi e dorate che li rendono speciali, così come quelle piccole lentiggini che ha...

«Carino da parte vostra aiutarli a far funzionare le cose tra loro.» Parla, indicando col capo la porta chiusa, per farmi capire che si riferisce a Clare e ad Oliver, costringendomi, così, a smettere di pensare ancora a suo fratello. Devo stare attenta a quello che dico e faccio ora. La conosco fin troppo bene da sapere che si sta solo spianando il terreno prima di chiedermi quello che davvero vuole sapere.

«Sembrano molto presi l'uno dall'altra.» Alzo le spalle e cerco di portare i miei pensieri sulla bionda e il castano, per non essere scoperta. Ci conosciamo bene, un tempo non serviva nemmeno dirci a cosa stavamo pensando, che l'altra già lo sapeva.
«Già.» Si guarda allo specchio, sistemando una ciocca ribelle che le cade sulla fronte.
«Si stanno avvicinando molto...» Inizio a parlare, ma lei mi blocca subito, prendendo ancora la parola.
«Un po' come te e Noah.» Dice, continuando a sistemarsi allo specchio, dandomi le spalle. Cerca di non farmi notare che in realtà mi sta scrutando dallo specchio, in attesa di un mio possibile passo falso.
«Come?» Faccio finta di non aver capito a cosa si riferisca, ma dentro di me sto morendo. Ho le mani sudate, la tachicardia e l'ansia che inizia a prendere possesso del mio corpo.

Merda! Che abbia davvero capito tutto?

«Beh, anche tu e mio fratello vi state avvicinando molto, no?» Si volta verso di me, mi guarda, le braccia conserte strette sotto al seno, ed eccolo quello sguardo indagatore, quello che fa quando vuole saperne di più, quando le cose non quadrano abbastanza per lei che ha sempre bisogno di avere tutto sotto controllo.

Apro la bocca per replicare, ma per mia fortuna Clare esce proprio in quel momento, salvandomi. «Fatto.» Mantiene la porta aperta, in attesa che una di noi entri, e Taylor, dopo avermi lanciato uno strano sguardo che mi fa letteralmente rabbrividire, mi supera per poter entrare. Quando si chiude la porta alle spalle tiro finalmente fuori un respiro di sollievo.

Aria, finalmente!

La bionda mi si affianca al lavandino e apre il rubinetto, così che lo sgorgare dell'acqua non faccia ben capire alla mora cosa stiamo dicendo. «Ti stava per fare un interrogatorio bello e buono!» Commenta a bassa voce ed io chiudo gli occhi portando la testa all'indietro, toccando così il muro, nella speranza di trovare sostegno.
«Credevo di stare per morire, ti giuro. Mi guardava con quegli occhi. È sicura che le stiamo nascondendo qualcosa, ma credo non abbia ancora capito di cosa si tratti.» Spiego e la vedo alzarmi un sopracciglio in risposta.

«Già Emma. Cos'è che nascondi esattamente?» Mi prende in giro, cercando di imitare lo sguardo di Taylor e, prima che possa replicare, mi schizza con le dita bagnate in pieno volto.
«Oh! No, non l'hai fatto davvero!» Quasi urlo e lei ride di gusto, portandosi le mani sulla pancia.

I want You || Noah CentineoWhere stories live. Discover now