XXXIV

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«promise me»


I giorni passarono e i due ragazzi si vedevano sporadicamente, ma la nonna, gli infermieri e tutti i medici si erano accorti che, ogni volta che i due potevano incontrarsi, anche solo per qualche istante, Taehyung sorrideva, era più sereno e, nonostante sapesse che non gli stesse rimanendo molto, Jimin riusciva ad alleviargli anche i pensieri più cupi.

Quel giorno aveva deciso di alzarsi dal letto perché, anche se non avesse le forze minime e necessarie, non riusciva più a star lungo. Si sentiva come bloccato, lì, dentro quella stanza.

Con un braccio attorno alle spalle del nonno, stava compiendo qualche passo e, un poco alla volta, arrivò verso la poltroncina bianca all'altro lato della stanza, dove si buttò a peso morto. Lo sforzo, nonostante fosse davvero minimo, lo sfinì. Respirava pesantemente, si teneva una mano al petto, mentre con l'altra si tirava indietro i capelli che ricadevano sulla fronte.

"Un vecchio di novant'anni è più atletico di me" sbuffò, facendo ridacchiare entrambi i suoi adorati nonni. "Non ti lamentare, ringrazia il Signore che ci sei riuscito. Sei così testardo" la donna scosse la testa prima di tornare a sistemare il letto. Taehyung le tirò un'occhiata, prima di chiudere di nuovo gli occhi cercando di far tornare il respiro regolare.

"Quindi oggi riescono a far venire Jimin?" Chiese speranzoso, spezzando il silenzio che si era creato.

Ne aveva bisogno, ogni giorno sempre di più. Più sentiva di starsi avvicinando al capolinea, più sentiva il bisogno di avere il suo Jimin lì, al suo fianco.

La nonna non rispose, ma gli lanciò solamente uno sguardo di sfuggita, sorridendo.

[...]

Il grigio ancora non s'era messo in testa di tornare sul letto bianco e sistemato dalla donna anziana. Voleva farsi trovare in modo 'diverso', affermando che così Jimin capisse che quel giorno stesse meglio di sempre. Anche se, la realtà era ben altra.

Lo faceva cercando di convincere sè stesso, cercando di farsi entrare in testa che, nonostante stesse con un piede nella fossa, senza via d'uscita, riuscisse star meglio.

Due colpi leggeri sulla porta fece tornare Taehyung con la testa sulla terra. I suoi occhi scuri corsero subito verso la direzione della nonna, che andò subito ad aprire.

Un Jimin sorridente avanzò, salutando la signora anziana, che li lasciò soli all'istante. Lo sguardo del biondo si fermò su letto vuoto, il ché gli fece aggrottare all'istante le sopracciglia.

"Sono qui, idiota" borbottò il grigio, ridacchiando. Jimin trovò subito la via per raggiungerlo e, in un millesimo di secondo, era al suo fianco a scoccargli un dolce bacio sulla guancia. "Idiota ci sei tu, tesoro mio" sbuffò poi, scompigliandogli i capelli.

[...]

I due passarono il pomeriggio a tenersi la mano, a scambiarsi parole dolci e ad abbracciarsi.

Gli abbracci, i loro abbracci. Il gesto d'affetto che più esprimeva il loro amore recirpoco. Rimanendo stretti l'un l'altro per un tempo indefinito, senza preoccuparsi di nulla. Solamente loro due, senza preoccupazioni.

"Chim, devo... devo darti una cosa" mormorò Taehyung, lasciando la mano del biondo. "Cosa devi darmi TaeTae?"

Così gli spiegò dove prendere l'oggetto e, in pochi istanti, Taehyung si ritrovò la piccola scatolina viola tra le mani.

"Forse è una cosa stupida Chim, ma per me significa tanto" continuò a mormorare, mentre il biondo lo osservava incuriosito. Aprì la piccola scatola, rivelando due piccoli anelli argento.

A jimin si mozzò il fiato, mentre un grande sorriso andò ad incorniciare le sue bellissime labbra carnose.

"Gli... gli anelli della promessa" Taehyung sospirò "ho sempre voluto condividerne uno con la persona giusta. Con l'unica  che mi avrebbe fatto provare certi sentimenti e, Jimin, credo sia arrivato il momento."

Il biondo si alzò dal letto e lo raggiunse, inginocchiandosi davanti al grigio, mettendo le mani calde sulle ginocchia coperte dai pantoli del suo ragazzo.

"Vuoi darne uno a me? Davvero?" E Taehyung annuì all'istante.

Era sicuro su questo fronte. Jimin era la sua persona, il suo tutto ed era certo che non si sarebbe mai pentito di quel gesto.

Così gli prese tranquillamente e dolcemente la mano, infilando l'anello nel piccolo dito della mano sinistra, trovandosi Jimin con gli occhi luccicanti, mentre osservava quei movimenti in silenzio.

"È il segno della nostra promessa Chim, che non ci lasceremo mai, qualunque cosa accada. Saremo sempre legati, che sarò con te per sempre. Te lo prometto."

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora