II

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«spoiler, we die at the end»

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«spoiler, we die at the end»

Secondo giorno, la tortura era appena iniziata. Taehyung si sedette, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi. Dopo aver preso un po' coscienza, si guardò intorno e vide che il suo compagno di stanza dormiva ancora dovrà essere ancora stanco, non devo svegliarlo pensò, prima di alzarsi.

Lentamente andò verso il bagno, dopo aver preso uno spazzolino e l'asciugamano. Chiuse la porta, cautamente, e cominciò a guardarsi allo specchio. Era un disastro. Pieno di occhiaie, occhi socchiusi, capelli scompigliati. Si sentiva male e non poteva farci nulla.

«Non farti troppe paranoie sull'aspetto» il grigio saltò in aria, preso alla sprovvista «Mi hai fatto prendere un colpo, accidenti» sospirò e chiuse gli occhi. «Non era mia intenzione, scusami» il biondo ridacchiò. «Però davvero Taehyung, starai meglio in non molto tempo. Dai occasione al tuo organismo di abituarsi. Tornerai perfetto come prima, o almeno, il tuo aspetto» continuò il ragazzo appoggiato allo stipite della porta. «Ah, una cosa-» ricominciò a parlare, dopo essersi girato per tornare nella stanza «-sbrigati che devo pisciare» continuò. Taehyung ridacchiò, cercando di non farsi sentire e fece il più in fretta possibile.

Una volta finito, riprese le sue cose ed uscì. «Vai, il cesso è tutto tuo!» disse il grigio guardando il biondo che si era rimesso lungo nel suo letto. «Ah, ringraziando il cielo sei uscito, esplodo!» e sì alzò, forse più veloce del dovuto che, il suo corpo, non resse facendogli perdere le forze. Il grigio corse subito in suo soccorso, ignorando i suoi problemi. Lo prese per la vita, facendolo tornare in piedi.

«Ho capito che hai così bisogno di pisciare, ma almeno non ucciderti. Cioè, non quando ci sono io» disse il grigio sorridendo. «Va bene, papino» canticchò il ragazzo più basso, scoppiando a ridere. «Fammi andare ora, sennò la faccio qui, giuro» continuò. Taehyung lasciò la presa dalla vita di Jimin e lo fece passare. Sospirò amaramente.

Perchè due ragazzi di diciannove anni erano costretti a vivere dentro un ospedale per non si sa quanto tempo? La vita, a suo parere, era davvero crudele delle volte.

Poco dopo Jimin uscì dal bagno e trovò Taehyung a petto nudo, mentre si stava cambiando ha davvero un bel fisico pensò, poi scosse la testa per scacciare via quei pensieri. Il grigio si girò per osservare la figura del biondo fissarlo. Alzò un sopracciglio «Cosa c'è?» chiese. Jimin scosse di nuovo la testa «nulla, scusa. Stavo pensando» rispose, con tono basso.

«Comunque, come ti senti stamattina?» sviò il discorso, chiedendo a Taehgyung come stesse. Il grigio sospirò. «Non lo so, mi sento davvero strano. Il malessere di ieri si è affievolito. Ma fa ancora tutto davvero schifo.» Jimin annuì, capiva come si sentiva. Sapeva quanto facesse schifo quella situazione, lo sapeva molto bene.

«E tu, come ti senti?» chiese tutto d'un tratto il grigio, indossando finalmente una maglietta bianca. Jimin rimase sorpreso da una tale domanda, era da davvero tanto tempo che nessuno gli chiedesse, con sincerità, come stesse. Arrossì in un primo momento, non sapendo nemmeno il motivo. «Credo di stare bene, cioè, per quanto questa situazione lo permetta» rispose.

Poco dopo passarono due medici, una donna sulla mezza età e un uomo abbastanza giovane. Il controllo giornaliero. Prima si soffermarono sul biondo, mandandolo a letto. Cominciarono a parlare della sua situazione e Taehyung, curioso, agguzzò l'udito. Avevano parlato di leggero miglioramento, ma era ancora grave. Lo visitarono e in poco tempo si spostarono verso il letto del grigio.

«Buongiorno Taehyung-» disse il l'uomo «-Abbiamo avuto quasi tutti i risulatati delle analisi e i valori sono in aumento. Per questo ieri ti abbiamo fatto cominciare la terapia così, senza preavviso.» Taehyung stette zitto, annuì solamente. La dottoressa, poi, cominciò a visitarlo. Toccò dei punti doloranti, che fecero sussultare il corpo del ragazzo. «Lo so che fa male, cerca di sopportare» disse in risposta al comportamento del grigio.

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata di conforto. Si erano conosciuti il giorno prima, ma già sembravano capirsi all'istante. Come se si conoscessero da anni.

I dottori uscirono, salutando i due ragazzi, lasciandoli soli. Jimin si tirò immediatamente su, a sedere, mentre Taehyung rimase ancora lungo. Era ancora preso dal dolore provocato dalle mani della donna. Aveva il corpo tutto dolorante e non se n'era mai accorto.

[...]

Il biondo si alzò dal letto, avvicinandosi al grigio. «Taehyung, ma non ti annoi a stare sempre qui dentro?» chiese. Il grigio spostò il suo sguardo in quello del ragazzo. «Effettivamente sì, è noioso.» rispose di colpo. «Vieni con me» disse Jimin prendendogli la mano impulsivamente. Taehyung guardò le loro mani, intrecciate e, quando Jimin se ne accorse, la levò subito. «Dove mi vuoi portare?» chiese il grigio, curioso. «Lo vedrai» rise il biondo.

Lo prese di forza per un braccio e lo fece alzare. Taehyung lo seguì per un intero corridoio, fino a quando non si fermò davanti ad una stanzetta con una porta bianca. Sala infermieri c'era scritto. Jimin avvisò le persone all'interno e riprese il braccio del più alto.

I due camminarono per ben dieci minuti, Taehyung era stanco, ma la curiosità sovrastava la stanchezza.

Arrivarono davanti ad un ascensore, poco illuminato, in un angolo dell'ospedale quasi sconosciuto alla gente. Il biondo lo chiamò e, appena arrivò, entrarono insieme. Schiacciò il pulsante del 'piano 8' e aspettarono di arrivare a destinazione.

«Mi vuoi per caso uccidere?» chiese Taehyung guardando il biondo. «Sì, sin da ieri è stato il mio scopo. Ti porto in una parte sconosciuta per poi ucciderti. Sai, fingo pure di avere il cancro, è tutto un piano» rispose, per poi attaccare a ridere. «Okay, ho afferrato il concetto» rise anche lui. «Aspetta e vedrai, ne vale la pena.»

Le porte si aprirono e i due uscirono. Taehyung rimase esterrefatto. Erano sul tetto dell'enorme edificio. Era pieno di piante, arredato in modo che sembrasse una meraviglia, tanti fiori adornavano e, sotto un piccolo gazzebo, era situata una piccola panca.

«E' il mio piccolo pezzo di paradiso, da quando mi sono ammalato. Vengo qui quando ho bisogno di pensare, di stare solo. Di staccare da questa merda.» disse Jimin, al ragazzo ancora incredulo che si stava guardando intorno. «Io – è davvero bellissimo. Si vede tutta Seoul da qui. Pazzesco»  disse in risposta il grigio, sorpreso.

«Se vuoi, dato che dovremmo passare gran parte di questo periodo insieme, condividiamo questo posto. Senza dirlo a nessuno. Sarà nostro, sarà il mostro posto di sfogo. Che ne dici?» A Taehyung spuntò un grande sorriso sul viso. Era felice, si sentiva davvero felice. «Sì, va bene. Grazie Jimin, grazie davvero» rispose.

«Allora, Kim Taehyung, benvenuto nel nostro posto.» sorrise, a sua volta, in risposta al grigio.

Oncology | VminWhere stories live. Discover now