XII

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«Happiness looks great on you»

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«Happiness looks great on you»

La mattina seguente, i ragazzi erano stati letteralmente buttati giù dal letto. I medici sarebbero arrivati a momenti e i due non riuscivano a capire il perché di tutta quella freneticità.

Erano seduti a terra, l'uno al fianco dell'altro. Sentivano la musica, dividendosi le cuffiette.

Erano calmi, quella mattina.

Rimasero in silenzio, per molto tempo, con il solo suono delle note che uscivano dagli auricolari.

Le loro mani erano vicine, si sfioravano. Ad entrambi era passata per la testa l'idea di stringere quella dell'altro, ma entrambi, avevano pensato che fosse meglio non farlo.

Quindi rimasero lì, immobili, con i mignoli delle loro mani a contatto.

All'improvviso un'infermiera irruppe nella loro camera, facendoli alzare e mettere le scarpe.

«Ragazzi, veloci, i medici vi stanno aspettando» i due si guardarono negli occhi, confusi. Fecero spallucce e andarono dietro la signora.

Arrivarono davanti ad una porta bianca, bussarono e, una dottoressa li accolse. Taehyung la riconobbe.

Lei era stata la donna a diagnosticargli il cancro.

Aveva additato quella donna come «la portatrice del male» perché aveva saputo che era lei quella a diagnosticare queste malattie.

«Ragazzi, mi presento. Sono la dottoressa Jeon, oncologa primaria di questo ospedale» cominciò la signora. Taehyung non stette attento a ciò che stava dicendo, si era soffermato ad osservarla.

Aveva due grandi e bellissimi occhi scuri e un grande sorriso le illuminava il volto, contornato da una chioma lunga e castana. Era davvero bella.

«Taheyung, mi stai ascoltando?» Lo richiamò, facendolo tornare sulla terra.

Il grigio si passò una mano tra i capelli visibilmente in imbarazzo. «Mi scusi» fece un piccolo inchino.

«Fa niente» e gli sorrise «sedetevi, su» e così fecero.

La donna cominciò a spiegare loro la loro situazione, partendo dal biondo.

Disse che era stabile, e aveva avuto un leggero miglioramento, di nuovo, ma i medici non volevano sbilanciarsi più di tanto.

Poi passò al grigio.

«Taehyung, sei ancora spaesato da tutto questo, ed è completamente normale» annuì «è tutto nuovo per te e, credimi, mi dispiace averti fatto correre da un reparto all'altro, ieri, ma l'ho ritenuto necessario» e un grande sorriso tornò sul suo volto.

«Ancora non ho avvisato i tuoi nonni, ma ci sono delle grandi novità, che nemmeno noi ci aspettavamo» continuò.

Gli si formò un groppo in gola e cominciava a sentire un peso sullo stomaco.

A prescindere dalle parole che la donna avrebbe detto, Taehyung cominciava a sentire l'ansia logorarlo dall'interno.

Perché aveva paura anche del miglioramento. Aveva paura del minimo cambiamento.

Paura perché sapeva che, una volta uscito da lì, se fosse riuscito ad uscire, il mondo gli sarebbe stato opprimente e spaventoso.

Aveva paura di non trovarsi più a suo agio con nessuno, aveva paura di essere diventato l'unica persona fuori posto. Quello strano, quello malato. L'alieno del quartiere.

Spostò lo sguardo verso il suo amico, che gli aveva portato una mano sul braccio, come per incoraggiarlo.

Gli sorrideva.

Il sorriso di Jimin, una delle poche, pochissime cose che rincuoravano e tranquillizzavano il grigio.

Jimin aveva un sorriso angelico, luminoso e dolce. Quel tipo di sorriso che in pochi su questo pianeta possedevano.

Il sorriso di chi ha l'anima davvero buona, il sorriso di chi non mente, il sorriso di chi ti vuole davvero bene.

Bastò quello, infatti, a far tornare l'attenzione di Taehyung sulla dottoressa.

Prese un gran bel respiro prima di ricollegare l'udito, ascoltandola attentamente.

«Taehyung, con tutti gli esami effettuati ieri, siamo giunti alla conclusione che stai migliorando» sorrise, quasi incredula anche lei. «I valori della analisi si sono abbassati, è quasi un miracolo che sia successo così in poco tempo» annuì la donna, felice.

Jimin rimase a bocca aperta. Voleva alzarsi, urlare e abbracciarlo. Era pieno di gioia, talmente tanto che l'istinto di baciarlo lì, davanti alla dottoressa, era a livelli esorbitanti.

Ma si trattenne.

Quando vide il grigio sorridere quasi il modo forzato, gli diete uno schiaffo sulla schiena.

«Prova a fare ancora quella cosa e giuro che ti ammazzo di botte» lo rimproverò Jimin, guardandolo serio.

Taehyung lo guardò confuso mentre si alzava.

«Ragazzi, ora vi devo lasciare che ho un intervento da fare» disse la donna, rimettendosi il camice.

«Taehyung, ascolta Jimin. Ascolta chi ti ama.» Ed uscì dalla stanza.

Ad entrambi un brivido scorse per tutta la schiena.

Ascolta chi ti ama.

Sapevano entrambi che, la dottoressa, si riferiva a chi amava, in senso affettivo, non sentimentale. Ma in cuor loro speravano che non fosse così.

Taehyung prese per mano il biondo, trascinandolo fuori da quella stanza, dirigendosi verso l'ascensore.

«Jimin-ah, festeggiamo?»

Oncology | Vminحيث تعيش القصص. اكتشف الآن