XIX

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«you're my partner in crime»

«Yah, è così noioso stare qua dentro» si lamentò il grigio, buttandosi lungo sul letto del biondo. «Non credo esista posto più palloso di questo!» continuò, facendo ridere all’improvviso Jimin, che era intento a disegnare, seduto sulla scrivania. «Sì, che sei proprio un bambino, eh!” Taehyung gli tirò il cuscino dritto sulla testa, facendolo sbagliare nel disegno. Una linea nera aveva rovinato del tutto il capolavoro che il biondo stava sfornando. Taehyung si mise seduto, non sentendo nessuna reazione dall’amico, o meglio, dal suo compagno.

«Mh? Jimin-ah?» corrugò le sopracciglia, passandosi una mano tra i capelli, ormai talmente tanto lunghi che gli coprivano gli occhi. Il biondo non rispose, rimase fermo a fissare il suo disegno, ormai rovinato. Taehyung si sentì in colpa, si alzò e lo raggiunse all’istante. «Chim, scusami. Non volevo» mormorò con tono basso.

Jimin rideva sotto i baffi. Gli piaceva stuzzicare Taehyung, era appagante. Così, rimase fisso per un po’, sentendo il ragazzo più alto scusarsi svariate volte, poi, all’improvviso, gli passò per la testa di saltargli addosso. Letteralmente.

«Yah, brutto bastardo, non lo fare mai più!» Taehyung, colto alla sprovvista, lo prese subito tra le sue braccia, trovandosi così a tenerlo letteralmente in braccio. Jimin allacciò le sue gambe attorno alla sua vita. «Ti stacco le palle se mi rovini un altro disegno, chiaro?»

I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, il loro sguardo era allacciato, ed entrambi non sembravano aver minimamente voglia di scioglierlo. Le loro labbra bravano il contatto con le altre. In pochi istante si trovarono a baciarsi. Le loro gemelle rosee, pian piano si coloravano di rosso. Erano fatte per essere collegate, per creare quel tipo di contatto così prezioso e fondamentale. Erano fatte l’una per l’altra. Per accogliersi dolcemente in una danza armoniosa, tra uno schiocco e l’altro, uno sguardo fugace e un sorriso timido, ma pieno d’amore.

«Ti è passata la noia, TaeTae, ora?» Jimin sorrise sghembo, seguito da Taehyung. Erano ancora nella medesima posizione, in mezzo alla stanza. «Credo di sì» ridacchiò «però, non ne sono molto sicuro. Non è che potresti aiutarmi a capirlo?» Jimin gli portò le mani tra i capelli soffici e lunghi, che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. «Chiedermi direttamente di baciarti di nuovo era troppo?» rise, prima di fiondarsi di nuovo alla conquista delle labbra dell’altro.

«Facciamo una cosa» Jimin sorrise, dopo essersi allontanato di qualche centimetro «quando ti annoi, baciami.» Disse tutto d’un fiato, facendo sorridere di rimando anche il grigio, che lo ribaciò subito dopo.

«Mi annoiavo...?» Jimin gli diede uno schiaffo sulla spalla, scoppiando a ridere. «Dai, mettimi giù, bambinone» e Taehyung fece come richiesto. Il suo sguardo non voleva pensare minimamente di spostarsi dall’esile corpo del biondo. Era davvero attratto da lui, un’attrazione che mai aveva provato. Nei suoi pensieri era passato molto spesso il fatto che Jimin fosse l’essere più perfetto che avesse mai conosciuto nella sua misera vita. Lo considerava etereo, un qualcosa di surreale. Troppo bello per essere vero.

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora