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«pain makes people change»

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«pain makes people change»


«Bene Taehyung, questa sarà la tua stanza per il prossimo periodo. I tuoi amici potranno venire a trovarti tutti i giorni, nelle ore prestabilite. Ti lascio sistemare le tue cose. Per qualsiasi cosa c'è il campanello, suonalo e noi saremo qui» continua il suo discorso la signora in camice bianco. La dottoressa Choi Leehyun, il primario del reparto di oncologia dell'ospedale di Seoul.

Taehyung ancora non aveva mandato giù l'idea di rimanere dentro quell'edificio per così tanto tempo. Non riusciva a realizzare che, la sua vita, da un mese a questa parte, fosse cambiata così drasticamente.

Si sentiva stanco, sempre affaticato. Non riusciva più a fare le faccende giornaliere. Non riusciva più ad uscire di casa, essere in compagnia. Uscire a cena o, semplicemente, rimanere sveglio a guardare la tv per più di dieci minuti. Solo quando capì, o meglio, si decise che non era normale per un ragazzo di diciannove anni, prese appuntamento per una visita.

I dottori capirono subito che qualcosa non andava nel suo organismo quindi iniziarono con svariati test, vari tentativi, analisi, esami e visite. Erano giunti alla conclusione. Il ragazzo aveva un tumore, che, se preso all'istante, poteva perfino guarire.

All'inizio non la prese molto male, forse perché ancora giovane, e non capace di realizzare una cosa così grande. Con il tempo cominciò a diventare più cupo e con meno voglia di vivere e lottare, come tutti gli dicevano.

Alla fine era riuscito a farsi convincere dai nonni, suoi amici e da tutti coloro che gli volevano bene, a farsi ricoverare per cominciare i primi cicli di chemio. Non voleva, non voleva cominciare nessuna terapia, ma non importava ciò che voleva in quell'istante. Si era ripromesso di non far soffrire i suoi adorati nonni che, nel corso degli anni, gli avevano dato davvero tanto.

Aveva vissuto con loro per diciannove lunghi anni. Suo padre non vide mai suo figlio, e viceversa. Sua madre riuscì a tenere il suo pargoletto tra le braccia per ben due ore, poi anch'essa sparì, anzi, sprofondò in un lungo sonno, un sonno eterno.

Taehyung venne affidato ai suoi nonni materni, che lo crebbero come un vero e proprio figlio. Non gli avevano mai fatto mancare niente, per loro, lui, era una benedizione divina. Un piccola angelo, di nome Kim Taehyung. Era la loro felicità, lo era sempre stato. Per questo decise di farsi curare, o almeno ci avrebbe provato.

Il ragazzo dai capelli argento si sedette sul letto, dopo aver sistemato il tutto nell'armadio. Sbuffò e prese il telefono per chiamare sua nonna, chiedendole dove era e perché ci stesse mettendo tanto ad arrivare nella stanza. «Tesoro, dammi due minuti, stiamo consegnando i documenti alle infermiere, arrivo» disse la donna al telefono. Taehyung poteva chiaramente capire che stesse sorridendo.

Troppo preso dal contemplare il nulla che, non si accorse del secondo letto. Non sarebbe stato solo durante il periodo del ricovero. Chissà come sarà la persona che starà qui con me, magari sarà pure anziano e scorbutico. Con la mia fortuna poi. Pensò, chiudendo gli occhi.

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora