VII

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«Don't be so hard on yourself»

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«Don't be so hard on yourself»

Un mese era passato dal giorno del ricovero. Un mese era passato da quando Taehyung era stato chiuso dentro quella struttura.

Ogni giorno la solita routine. Sveglia presto, colazione, visita e poi, insieme al suo coinquilino, corsa verso il loro posto.

Infatti, Taehyung e Jimin si trovavano proprio lì, nel tetto del grande edificio. Seduti sulla panca ad ascoltare della musica.

Si guardavano intorno, ammirando il grande e bellissimo paesaggio. Seoul era davvero una bella città ai loro occhi, aveva bisogno solo di una piccola spruzzata di colore, qua e là.

Grigio. Il colore rappresentate di Seoul era proprio il grigio.

Un colore freddo, scuro e opaco, ma, se accompagnato da altri colori, più sgargianti, può diventare più allettante a livello visivo.

Ciò è quello che descriveva alla perfezione Taehyung. Lui era il grigio, spento e senza un barlume di felicità. Fino a quando non arrivò lì. Fino a quando non si ricongiunse con Jimin.

Jimin era il suo barlume di felicità e di speranza. Jimin era quello sprazzo di colore nella sua vita.

Tutto d'un tratto Taehyung si accorse che una piccola lacrima solitaria stava solcando la guancia del biondo, si affrettò ad asciugarla con il pollice.

«Jimin-ah, cosa succede?» Il biondo lo guardò, sorridendo. Non rispose, ma lo abbracciò.

Taehyung, ricambiò solo in un secondo momento. Non capendo la reazione improvvisa del ragazzo al suo fianco.

I due ragazzi si ritrovarono così, abbracciati, l'uno stretto all'altro, in silenzio. Accompagnati solo dal sottofondo della musica. Leggero, basso, ma confortante.

Jimin cominciò a piangere più forte, facendo stringere il cuore al grigio, che, di conseguenza, cominciò ad accarezzare i suoi capelli cercando di tranquillizzarlo.

«H-ho paura» riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro. Taehyung capiva, sapeva come si sentiva Jimin, ormai.

Era una lotta continua di sentimenti contrastanti. Un attimo la felicità del momento si impossessava del tutto del tuo corpo, per poi lasciarti in pochi istanti sconvolto e amareggiato da tutta quella situazione.

«Non ti dirò mai che andrà tutto bene, perché sai che quello nessuno può dirlo. Ma ti giuro che continueremo a lottare insieme, mai nessuno lascerà da solo l'altro. Mai ti lascerò da solo.»

Jimin si sentì rincuorato dalle parole del grigio. Riuscì ad alzare la testa dall'incavo del collo di Taehyung, per guardarlo negli occhi, con sguardo tremolante.

«Dai, smettila di piangere bambinone» il grigio gli regalò un grande e bellissimo sorriso.

Jimin annuì e cercò di calmarsi.

«Me lo prometti?» Chiese il biondo, con tono supplicante. «Certo che sì Jiminie, e se mai succedesse il contrario, ti do il permesso di picchiarmi» il grigio mise una mano sul petto, facendo così ridere il biondo.

In pochi istanti si ritrovarono a distanza zero. Si stavano baciando. Un bacio innocuo, rassicurante e dolce.

Jimin smise di piangere del tutto.

With or without you

La canzone partì sul cellulare, facendo staccare i due ragazzi. Sorrisero, l'uno all'altro. Poi cominciarono a cantare, insieme.

Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I'm waiting for you

Le parole venivano da sé. Entrambi pensavano che quella canzone fosse perfetta, bella e indimenticabile.

In pochi minuti si ritrovarono a cantare l'uno per l'altro. Le loro voci si incastonavano alla perfezione. Una soave e dolce, l'altra roca e bassa.

Una combinazione vincente, tranquillizzante.

La canzone finì e scoppiarono a ridere, senza un apparente motivo.

«Hai davvero una bella voce Jimin-ah» affermò il grigio. Jimin arrossì leggermente. «Anche tu non scherzi» rispose.

Taehyung non aveva mai pensato che la sua voce potesse piacere, quindi, in un certo senso, quell'affermazione lo rese felice.

«Cantare mi è sempre piaciuto. E' sempre stata la mia valvola di sfogo» confessò il grigio, mentre Jimin lo osservava attentamente, incoraggiandolo con lo sguardoa continuare. Erano davvero poche le persone che sapevano di questo suo talento. Talmente poche che le dita di una mano sarebbero state fin troppe.

«Quando ho scoperto di... di questo schifo, ho cominciato a cantare giorno e notte, tutti i giorni. Mi rilassava in un certo senso" continuò.

«Sai Taehyungie, anche a me è sempre piaciuto cantare, ma la mia piccola valvola di sfogo era la danza. Vivevo per lei. Ogni volta che ne avevo occasione ballavo, fino a quel giorno di merda, quando mi sono sentito male» scosse la testa poi, il biondo. «Non ne dovevo più parlare di quel giorno, scusa» sbuffò poi irritato. «Dicevo... La danza. Avevo fatto anche un provino per entrare alla scuola di danza moderna e contemporanea qui a Seoul, ero stato preso, ma aihmè, non si puo' avere tutto dalla vita, no?» Taehyung annuì, rimanendo in silenzio.

Qunto puo' aver sofferto Jimin in tutto quel tempo? Da come ne parla, tanto. Sembra che la vita davvero vada ad intaccare le persone migliori, rovinandogli il resto della loro esistenza.

Taehyung si era ritrovato a fare pensieri molto profondi da quando era entrato in quella struttura, come se stesse trovando una nuova parte di sè.

«Tae, è ora di tornare in reparto sennò ci daranno per dispersi» ridacchiò il biondo, alzandosi porgendo poi una mano al suo amico, aiutandolo ad alzarsi.

Tornarono in reparto in silenzio, il loro adorato silenzio.

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora