XVIII

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«you're my favourite piece of art»

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«you're my favourite piece of art»

«Ragazzi, sveglia!» una voce assordante, fece scattare i due sull'attenti. Si guardarono per un millesimo di secondo, rendendosi conto che erano ancora avvinghiati come la sera prima. Si staccarono subito e Jimin si alzò, facendo scoppiare in una fragorosa risata la donna che era rimasta ferma sulla soglia della porta ad osservarli.

Nel reparto si era creato un clima sereno e tranquillo, da parte dei dipendenti, alla vista dei due ragazzi. Tutti erano arrivati a capire che tra i due fosse sbocciato qualcosa di più di una semplice amicizia. Era così evidente pure agli esterni, ma loro due non se n'erano resi conto prima di quei giorni. Infondo, chi può non capirli? Due ragazzi, chiusi in ospedale, scombussolati. Nulla sembrava più reale per i due da quando erano lì dentro, perché, detta tra noi, quella è una realtà parallela, dove nulla è più importante della propria forza.

«Jimin, tu oggi sei mio» ridacchiò l'infermiera, avvicinandosi al letto, dove entrambi erano seduti. Entrambi la guardarono spaesati e ancora assonnati. «Devi fare un po' di controlli, preparati. Fra dieci minuti ti passo a chiamare!» Gli arrufò i capelli e fece per uscire dalla stanza.

«Taehyung, tesoro mio, dato che rimani solo e non hai nulla da fare, pulisci questa stanza. Quanto siete disordinati, mamma mia.» E uscì dalla stanza.

Jimin si alzò dal letto, andando nel bagno, dopo aver preso dei vestiti puliti per cambiarsi. Taehyung rimase con lo sguardo attento sulla figura snella del suo compagno.

Quindi ora cosa siamo?

Rimase a fissare il nulla per tutto il tempo che Jimin impiegò a sistemarsi nel bagno. «Taehyungie, datti da fare» cantilenò il biondo, ridacchiando, dopo essere uscito dal bagno. Il grigio lo guardò male, aggrottando le sopracciglia in risposta. «Hai sentito l'infermiera, no? Alza quel bel culo che ti ritrovi e pulisci» il biondo continuò, per poi bloccarsi di scatto. Aveva davvero detto quelle cose senza pensarci e se ne stava pentendo. Evviva l'imbarazzo.

Taehyung scoppiò ridere di gusto grazie alla reazione del suo compagno. Erano davvero buffi e impacciati, ma così perfetti allo stesso tempo.

«Jimin, sei pronto?» la voce della donna risuonò dalla porta della loro stanza, salvando in pieno Jimin. «Oh? Oh, si!» E corse verso l'uscita della stanza, sotto lo sguardo divertito di Taehyung, salutandolo con un ciao frettoloso e imbarazzato.

Cos'ho fatto per meritarmi tale benedizione?

E così il grigio si alzò dal letto e si guardò intorno. Quella stanza era davvero un macello. Continuava a chiedersi come avevano fatto a ridurla così. Quindi, scoraggiato, cominciò a riordinare tutto quel casino.

[...]

Dopo un'ora di lavori forzati, come si era impegnato lui nel trovargli un nome che potesse calzargli alla perfezione, si buttò sulla sedia davanti alla scrivania. Mancava solo quella e aveva finito. Per la prima volta in vita sua era riuscito a sistemare una stanza decentemente. Sua nonna poteva essere fiera di lui, in quel momento, maniaca dell'ordine com'era.

Sbuffando, cominciò a sistemare tutte le sue cose, mettendole in ordine nell'armadio e sopra il ripiano della scrivania, per poi passare a tutti i fogli di Jimin. Ultimamente lo aveva visto disegnare sempre più spesso e gli faceva davvero tanto piacere.

Un centinaio di fogli erano messi alla rinfusa sopra il ripiano, tutti schizzi, scarabocchi e tutto ciò che passava per la testa del biondo. Tutta la sua creatività era racchiusa dentro quei fogli e dentro il suo quaderno.

Taehyung, sin dall'inizio, era sempre stato curioso di vedere tutto ciò che avesse disegnato lì dentro, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo. Sapeva quanto quei disegni fossero il modo di scappare dalla realtà di Jimin, quindi aveva sempre pensato che non potesse mai vederne uno. O, semplicemente, non voleva azzardarsi a chiederglielo.

Dopo aver messo tutto in ordine, prese il quaderno per posarlo sopra il letto di Jimin, ma inciampò e finì per terra. Il quaderno finì pochi centimetri più avanti di lui. Aperto.

Massaggiandosi il sedere, dopo la caduta, si avvicinò al quel quadernino dalla copertina rivestita, rimanendo bloccato e a bocca aperta. La pagina aperta raffigurava esattamente il suo viso. Lo prese in mano e si sedette meglio, cominciando ad osservarlo.

Jimin aveva catturato ogni suo singolo dettaglio, anche il più piccolo e insignificante. Era stato così dettagliato che, in quel preciso istante, Taehyung stesse credendo di vedere un'immagine in bianco e nero del suo viso. Jimin aveva un dono. Era un vero artista.

Così, preso dalla curiosità, cominciò a spaginare. Il quaderno era pieno di disegni, ma molti di loro raffiguravano Taehyung. Erano tutti perfetti, nulla era sfuggito al biondo. Taehyung rimase davvero colpito, Jimin era davvero così attratto da lui? Da quanto tempo andava avanti questa cosa, nella testa del ragazzo? E soprattutto, perché Taehyung non se n'era accorto prima? Cominciò a porsi davvero tanti quesiti, mentre continuava a spaginare quel quaderno.

Un foglio piegato cadde a terra. Taehyung rimase a fissarlo e, dopo qualche minuti, si decise a prenderlo per osservarlo. Lo aprì, rivelando uno dei disegni più belli che avesse mai visto nella sua vita.

Un salice piangente luminoso, posizionato su dell'acqua, contornato da un'atmosfera scura e quasi triste. Un disegno che poteva essere interpretato in davvero tanti diversi modi. Taehyung non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, talmente tanto preso da quel disegno, da quei colori, che non si accorse di alcune frasi scritte sul fianco del foglio.

«I want to be your light, baby
You should be your light
So you won't hurt anymore, so you can smile more
I want you to be your night, baby
You could be your night
I'll be honest with you tonight»**

Che si riferisse a tutto ciò che si era creato tra i due? Ciò che stava passando il grigio?

Taehyung era confuso, ma felice per ciò che aveva visto. Felice di aver visto che Jimin tenesse così tanto a lui, a tal punto da disegnarlo, dedicargli tutto quel tempo, facendolo con l'unica cosa che lo faceva distrarre, estraniare, disegnando.

Lì lo capì. In quell'istante era certo che Jimin fosse la persona giusta, la sua persona.

___

**
Voglio essere la tua luce, baby
Tu dovresti essere la tua luce
Quindi non ti farai più male, così potrai sorridere di più
Voglioche tu sia la tua notte, baby
Tu potresti essere la tua notte
Sarò sincero con te, stanotte.

Promise - Jimin

Oncology | VminWhere stories live. Discover now