Capitolo III: En ny venn

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-Ecco a lei Isabelle, il suo orario e il suo numero di armadietto con la corrispondente combinazione.
Per qualsiasi cosa passi in segreteria, ah e chieda di me, il mio nome è Ashley.
E benvenuta-

Jane annuì e le rivolse un sorriso tanto smagliante quanto falso.

Prendendo i fogli che Ashley le porgeva, si allontanò salutandola con un cenno del capo.

Andò alla ricerca del proprio armadietto, spingendo e urtando il mare di studenti che andava dalla parte opposta rispetto alla sua.

Stava girando ormai da più di cinque minuti e incominciava a darsi per dispersa finché non vide, finalmente, il numero del proprio armadietto.

Si avvicinò a quel pezzo di ferro arrugginito e leggermente rigato e inserì la password nel lucchetto per sbloccarlo.

L'armadietto si aprì emettendo un fastidioso cigolio, tanto che Jane dovette portarsi la mano libera all'orecchio.

Stupidi sensi.

Si girò quando sentì l'armadietto vicino al proprio aprirsi e si ritrovò in faccia l'anta di ferro.

Jane imprecò a bassa voce, mentre si portava una mano a massaggiarsi il naso.

Alzò lo sguardo verso quell'inutile pezzo di ferro, desiderando poterlo distruggere.

Chi si accorgerà mai che l'anta numero 88 è sparita....

L'armadietto si chiuse con la stessa velocità con cui si era aperto, sbattendo sonoramente.

Una ragazza dai capelli neri e gli occhi scuri si girò nella sua direzione, appena vide che si stava massaggiando il naso spalancò la bocca e la coprì con una mano, stupita.

- O cielo, scusa, scusami tanto non ti avevo vista, ero talmente persa nei miei pensieri che.... l'avevo detto a Luke di non correre fino a scuola con i miei libri, tra l'altro in un giorno di pioggia, ma lui... ah ma lui non mi ascolta mai figurati, e guarda adesso cosa ti ho fatto-.

Jane stava trattenendo le risate.

La sua interlocutrice aveva emesso una parola dopo l'altra, con frenesia, impazienza, e con un tono di voce che passava dal dispiaciuto all'arrabbiato.

Anche adesso la guardava con uno sguardo pieno di preoccupazione.

Jane le rivolse un sorriso, il più vero, quello che nella sua vita aveva riservato solamente a poche persone.

-Tranquilla non è colpa tua, ero sovrappensiero anch'io e non ti ho notata. Ah e comunque di al tuo amico che è proprio un cretino, ma uno di quelli grossi-.

La ragazza la guardò sorpresa e poi scoppiò a ridere. La sua risata era talmente contagiosa che Jane si ritrovò a scherzare con lei.

Quando quel momento di ilarità finì, la ragazza si accorse che Jane aveva in mano un orario e senza chiedere glielo strappò dalle mani.

Jane la osservò con un cipiglio alzato.

No ma fai pure neh....

La ragazza alternò lo sguardo da lei al foglio.

-Oddio ma tu sei nuova, infatti non ti avevo mai vista, ora che ci penso l'armadietto 89 non apparteneva a nessuno, che bello avrò una vicina di armadietto!

È da tipo due anni che chiedo al preside di dare a qualcuno questo armadietto e finalmente lo ha fatto.

Mi piace un sacco la tua giacca, dove l'hai presa??
E da dove vieni??

Ma cosa dico non perdiamoci in chiacchere che abbiamo quell'arpia della Stike...Strike.... Smiley..... ah non imparerò mai il suo cognome.

Comunque se arriviamo in ritardo quella lega i nostri corpi a quattro cavalli diversi e ci spezza, nel vero termine della parola.

𝑪𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 ✓Where stories live. Discover now