Capitolo II: Normalt liv

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Jane

Era passata ormai una settimana da quando Jane era arrivata in quella cittadella sperduta tra i boschi.

Un po' le ricordava Varmthus, la sua vecchia casa, un posto caldo e accogliente, lontano dal mondo e dai suoi pregiudizi, dove le persone come lei potevano vivere senza dare nell'occhio.

Potevano essere normali per una volta.

Quando ripensò alla sua vecchia città provò un senso di nostalgia.

Era da undici anni che non ci tornava, dalla morte di sua madre e con il suo affidamento al maestro, aveva viaggiato in diversi parti del globo per, come sosteneva Min, ingannare i nemici.

Varmthus le mancava, ma non il luogo in sé, quanto il valore che aveva quel posto per lei.

Alle persone che il pensiero di quel posto le ricordava.

Già, le persone che le volevamo bene, che le sorridevano anche se non la conoscevano, incantate da quella bellezza etera che sprigionava, semplicemente le mancava stare con la gente, avere amici... avere una famiglia.

Ma Jane non poteva permettersi di sentire la mancanza, non poteva permettersi di provare emozioni in generale, perché quando sarebbe arrivato il suo momento, lei lo sapeva che non avrebbe dovuto provare emozioni, perché sarebbe risultata fragile, sensibile e debole.

E lei era tutto men che meno debole.

Ricordava ancora le strette vie di Varmthus, le case a schiera del centro, una vicina più colorata dell'altra.

Ricordava ancora la sua piccola dimora, la sua vera casa.

La carta da parati a fiori, il pavimento in legno d'acero.
Ricordava le crepe nel muro che sua madre cercava sempre di coprire con quadri o foto.

Già, sua madre.
Soprattutto ricordava lei.

La sua voce, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua costante mania del pulito.

Ricordava anche tutti i suoi insegnamenti, tutti i suoi libri, tutti i miti, le leggende che le narrava.

E doveva ringraziarla per questo, perché aveva imparato molte cose sulla sua vera natura grazie proprio a quei racconti che da piccola definiva di "fantasia".

Le mancava davvero tanto.

Anche adesso, mentre era seduta sul davanzale della finestra ad ammirare le stelle, non poté impedirmi di non pensare a lei e a quel giorno.

-Che costellazione guardi, di preciso??-

-Quella che, con le sue pieghe sinuose passa, come un fiume in mezzo alle due Orse-.

Sorrise pensando a sé stessa da più piccola, a quella normalità che le era stata portata via troppo bruscamente.

Si strinse nel plaid, che le ricopriva le spalle, mentre con la mano destra andava a prendere la tazza di camomilla riposta sul comodino vicino alla finestra.

Ripensò a quella settimana e una smorfia le si disegnò in volto quando ricordò il suo colloquio con il preside.

Aveva deciso di iscriversi all'università, ma il primo semestre stava finendo e quello era periodo degli esami. Bisognava anche tenere conto che mancava poco più di un mese alle vacanze di Natale e il preside aveva ritenuto opportuno fare quel colloquio.

Le aveva fatto ogni genere di domanda immaginabile.
Alcune anche private....troppo private.

OK, va bene che è insolito, soprattutto in un paese come quello dove tutti si conoscono, che qualcuno decida di iscriversi a semestre già iniziato; ma il comportamento del preside le pareva un po' tanto esagerato.

𝑪𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 ✓Where stories live. Discover now