The last night.

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Eravamo a casa di Ashton quella sera per aiutare i ragazzi a fare le valigie. Si sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, c'era da aspettarsi che non sarebbero potuti restare confinati a Sydney facendo cover per tutta la vita. Era il loro momento, e dovevano goderselo. Michael mi sfiorò il viso e mi sorrise mentre preparavo il tè per tutti.

-Marta...volevo parlarti, è possibile?- mi chiese con un filo di voce, gli occhi puntati nei miei. Dio, quanto erano belli.

Luke era acqua passata, sentivo che non mi sarebbe mai potuto appartenere, e anche se mangiavo poco e dormivo male da più di un mese, ormai lo stavo accettando. Lui amava Sophia, patti chiari amicizia lunga.

-Certo, andiamo fuori che qua c'è troppa confusione...

Ci precipitammo in strada ma le fontanelle di casa Hemmings erano comunque riuscite a farci la doccia e quando fummo abbastanza vicini per poter parlare, scoppiammo a ridere perchè eravamo bagnati fradici. Era bello, Michael, con i capelli verdi che gli aderivano al viso e al collo umido, e la maglietta dei Nirvana inzuppata che lasciava intravedere il fisico e la sua pelle bianchissima.

-Mi mancherai da morire, Marty...

-Anche tu.

Sorrise e si fece più vicino. Non mi dava fastidio, non provavo un senso di repulsione fisica come accadeva un tempo, quando avevo occhi soltanto per il mio pinguino, che poi mio non lo era affatto.

Mi scostò i ricci bagnati dal viso e fece scivolare le mani sui miei fianchi.

-Se ti bacio che fai?

-Scoprilo.

Mi baciò e non provai nemmeno a respingerlo. In quel momento, in quel posto, tra l'acqua e il dispiacere, e la partenza che si faceva sempre più vicina, sentivo che era tutto ciò di cui avevo sempre avuto bisogno, ero soltanto troppo cieca per accorgermene. Gli buttai le braccia al collo per poterlo stringere di più a me, facendo aderire il mio corpo al suo, chissenefrega se mi stavo congelando dal freddo. E più lo baciavo, più volevo farlo, più volevo averlo tutto per me, più volevo che nessun altro potesse vederci e rubarci quel momento che era soltanto nostro.

Sono Marta, ho compiuto 18 anni proprio la sera in cui i 5 Seconds of Summer stavano per partire in tour in Europa, e mi sono resa conto solo in quel momento di amare un unicorno chiamato Michael Clifford.

**

Ashton mi sorrideva triste mentre portava in salotto la sua valigia, pronta per la mattina seguente. Gli sorrisi di rimando e lui corse da me ad abbracciarmi. Marta e Michael erano scomparsi, Calum era a casa sua a preparare le sue cose, Luke era uscito con Sophia.

-Eveline...- mi sussurrò all'orecchio, tenendomi stretta al petto. Non finì la frase, ma sapevo cosa voleva dirmi. E' in momenti come questo, che mancano le parole e il coraggio di dirle, anche solo di pensarle. Perchè farebbe troppo male sentirle.

Affondai il viso nell'incavo del suo collo e il mio sguardo corse alla sua camera, che aveva la porta socchiusa. Ebbi un brivido, e lui se ne accorse. Al volo, si voltò verso il punto in cui stavo fissando poco prima gli occhi, ed ebbe un brivido anche lui. Prese un respiro lungo e tornò a guardarmi.

E poi che cosa succederà? sapevo che stava pensando questo. E lo pensavo anche io. Ma quella notte, che era l'ultima, e forse lo sarebbe stata fino all'anno dopo, poco prima che fossimo lontani tanto da non poterci più nemmeno vedere in lontananza in mezzo alla gente che affollava le strade, lo volevo sentire il più vicino possibile a me. Lo volevo sentire interamente mio.

Se ti farà male, graffiami. Voglio il tuo segno sulla pelle. Voglio te incisa addosso.

Se mi farà male, non sarà comunque peggio di averti lontano.

Mi avviai in camera con lui alle spalle, che chiuse a chiave la porta e oscurò la finestra con le tende. Non si vedeva praticamente nulla, avevo il cuore a mille e girovagavo nel buio alla ricerca di una sedia. Gli occhi piano piano si abituarono alla penombra e mi sedetti sul letto, con Ashton accanto.

Mi baciò e ci spogliammo piano, quasi dolorosamente, e man mano gettavamo i vestiti sulla sedia che stava contro il muro.

Spalle al muro.

Mi lasciai scivolare sotto di lui che non smetteva di baciarmi le labbra, il collo, le mani, gli occhi, la fronte. Anche solo cominciare a fare l'amore era quasi un tormento, sapendo bene che poi la mattina dopo le cose sarebbero comunque rimaste le stesse. Gli graffiai le spalle, non volevo fargli del male, ma stavo soffrendo troppo, e sentivo di non poter addossarmi tutto quel male. Da sola non riuscivo davvero a sopportarlo.

Appena finito mi lasciai cadere al suo fianco, e mi strinse a lui, al cuore, piangendo.

Ashton, sono già due volte che ti vedo piangere, che fai? Sono io quella fragile, tu sei forte, tu devi essere forte. Anche per me.

Le ore sembravano non passare mai. Era una tortura dover guardare in continuazione l'orologio per paura che qualcuno tornasse a casa prima del previsto o per non rischiare di perdere l'aereo.

Facevamo l'amore e crollavamo. E più lo facevamo, più ci volevamo addosso, più volevamo annullare la distanza tra noi. Faceva male, un male tremendo, ma non l'atto fisico, tutta quella situazione era davvero estenuante. Esausta caddi addormentata verso le sei di mattina.

Dieci minuti dopo Ashton mi svegliò. Aveva acceso la luce dell'abat-jour, e vidi che aveva gli occhi pesti di pianto, i capelli gli cadevano disordinati sul viso, e ansimava ancora.

-Amore mio, tra mezz'ora devo prendere l'aereo...

**

-Amore, tra un quarto d'ora devo essere in aeroporto...

Guardai Luke rivestirsi, ma ormai avevo già esaurito tutte le lacrime, quella notte mi ero prosciugata del tutto. Speravo di riuscire a buttar fuori da me anche tutto l'amore che provavo per lui, avrebbe fatto meno male doverlo lasciare. Ma non ci riuscii.

-Cosa farai senza di me?

-Ti penserò in continuazione. Suonerò per te, dormirò per te, mangerò per te. Continuerò a vivere solo e soltanto per te.

Sorrisi triste mentre mi carezzava i ricci.

-Io ti amo, Luke.

-Anch'io ti amo, Sophia.

Ci abbracciammo nel tentativo di strappare alla distanza il più tempo possibile. Ma di lì a poco, la distanza vinse. Avevamo perso. E perdendo, persi anche un pezzo di me, il più importante, e che ora sarebbe stato a più di 16.000 km lontano da me.

☾A inchiodare stelle | 5sos☽Where stories live. Discover now