Capitolo 49

3.2K 85 2
                                    

Uscii da scuola senza rivolgere la parola a Stefano, nemmeno un "Arrivederci". Non perchè volessi dimostrargli qualcosa o mandargli qualche messaggio segreto, ma perchè semplicemente ero così emotivamente instabile in quel momento che anche solo uno sguardo avrebbe potuto uccidermi.
Non ero più così arrabbiata, ma amareggiata: non sapevo dove saremmo andati a finire e se la nostra storia sarebbe terminata.
"Sei stata tutto il tempo col broncio" mi disse Teresa una volta oltrepassato il cancello della scuola "Tutto bene?"
"Si, certo. Oh, ecco mio fratello" indicai l'auto di Luca parcheggiata al solito posto "Vuoi un passaggio?" le chiesi prima di andare.
"No, tranquilla. Matteo mi accompagna a casa"
Annuii sorridendo e poi raggiunsi Luca velocemente, impaziente di ritornare a casa e mettermi subito il pigiama, affogando in un gelato alla vaniglia e guardando vecchi film hollywoodiani.
Mio fratello mi fece schioccare delle dita davanti agli occhi "Ci sei? Ti ho chiesto come è andata a scuola"
"Bene" risposi distrattamente "Sono solo un po' stanca"
"Ah, spero non troppo, a casa c'è una sorpresa che ti aspetta"
Il mio primo pensiero andò ai miei genitori, ma quello era un giorno feriale e loro non avrebbero mai rinunciato a lavorare.
Cercai di sembrare curiosa, anche se in realtà una sorpresa era quello che meno volevo oggi, tutto quello che desideravo era aggiustare le cose con Stefano.

Arrivati a casa, Luca suonò il campanello e in meno di un secondo mi ritrovai davanti Annalisa che mi abbracciava "Ciao! Come è andata a scuola?"
Rimasi quasi pietrificata: il pensiero che lei fosse la causa del mio litigio con Stefano mi faceva innervosire e la sua sola vista mi faceva venir voglia di darle un pugno.
"Sorpresa!" fece Luca "È venuta a trovarmi a casa, così abbiamo pensato che potevamo pranzare tutti insieme, gli hamburger sono già sul tavolo"
"Che bello" non suonai tanto convinta, ma feci del mio meglio "Vado a lasciare in camera lo zaino" mi avviai frettolosamente verso la mia stanza cercando di reprimere il bisogno di urlare.
Mi sfilai i jeans indossando i pantaloni di tuta e mi sedetti sul letto per calmarmi. Forse questa sua visita inaspettata (e indesiderata) poteva essere utile: in qualche modo avrebbe potuto dirmi se fosse successo qualcosa tra lei e Stefano o se lui le avesse detto qualcosa. Poteva non essere giusto, ma avevo bisogno di sapere.
Man mano che mi avvicinavo alla cucina, le voci di Luca e Annalisa erano più chiare e riuscii a sentire che parlavano di Valentina "Dev'essere stato terribile" diceva lei.
"Si, soprattutto per Elena. Per un periodo non era più lei, come io non ero più me stesso. Ci siamo allontanati un po', ma ora le cose si sono normalizzate, anche se dopo la sua morte niente potrà mai più essere come prima"
"Mi dispiace di non essere venuta al funerale, nessuno mi aveva detto niente" alzai gli occhi al cielo sentendo le sue parole: stentavo a credere che nemmeno i suoi genitori, che vivono ancora qui, non l'avessero avvisata. Siccome non mi piaceva pensare male delle persone, le diedi il beneficio del dubbio.
Stanca di sentire quell'atmosfera triste in casa, subentrai in cucina sedendomi accanto a mio fratello "Allora, Annalisa, cosa mi racconti?" avevo iniziato il mio gioco.
"Studio tanto, quando rientrerò a Torino dovrò riprendere le lezioni e dare altri esami, però mi piace"
"Sono contento che ti piaccia Torino" disse Luca "Ci sono stato solo due volte, purtroppo"
"Io solo una" risposi "E la ricordo a malapena" ero molto piccola quando i miei genitori hanno deciso di fare un viaggio a Torino, anche se erano già stati lì con Luca e Valentina, prima della mia nascita.
"E tu, Luca? Stai studiando arte, vero?" Annalisa spostò l'attenzione su mio fratello, ma sapevo già come introdurre il discorso su Stefano.
"Si, l'arte è sempre stata la mia passione" bevve un sorso d'acqua dal bicchiere "E poi studiarla qui.. Beh, non potevo chiedere di meglio"
"Io non so che studiare, ancora" feci io "Ci sono un sacco di materie che mi piacciono: chimica, scienze, fisica, letteratura.. E i miei professori sono tutti così bravi!"
Una luce maliziosa si accese negli occhi di Annalisa "Si, ne ho conosciuto uno, già lo sai"
"Il professor Ferrari? Vi frequentate?"
"Frequentare è una parola ancora troppo grossa, ma.." sorrise e poi sospirò "Se solo lui fosse stato il mio professore.. Non so come fate voi ragazze a trattenervi!"
"Annalisa!" la rimproverò mio fratello "Elena, non darle ascolto. È totalmente sbagliato"
Sentii come un nodo alla gola dopo quell'affermazione di Luca, ma non rinunciai alla mia missione "Vai avanti, Annalisa"
"Oh, tesoro. Diciamo che siamo usciti solo un paio di volte ma riesco a sentire la chimica!"
"Chi-chimica?" mormorai sentendo la preoccupazione che cresceva dentro di me "Forse stai esagerando"
"Non credo! È bello, intelligente e quando parliamo siamo in completa sintonia"
Non l'ascoltare, Elena, sicuramente lui non ricambia. È solo una sensazione di Annalisa.
"Ma vi siete incontrati così poche volte!" sbottai.
"Elena, quando incontrerai qualcuno così, allora capirai cosa voglio dire"
La preoccupazione aveva lasciato posto alla rabbia "Lo capisco molto meglio di quanto tu creda"
Luca sedeva in silenzio osservando me e Annalisa parlare, indeciso se intervenire o restare muto.
"In realtà all'inizio ha cercato di resistermi, ma sai come sono io: se voglio una cosa non mi arrendo finché non la ottengo"
In quel momento una serie di immagini passarono per la mia mente: loro due che si tenevano per mano davanti al duomo, essendo capaci di abbracciarsi o scambiarsi un bacio in pubblico senza preoccuparsi. Immaginai il sorriso di Stefano, tranquillo e sereno senza dover temere di perdere il lavoro e rovinarsi la reputazione.
Sentii le lacrime agli occhi e me ne andai prima di oltrepassare il punto di non ritorno "Scusatemi, devo fare un sacco di compiti"
Corsi in camera facendo uscire le lacrime a poco a poco, chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi a terra portando le ginocchia al petto, nascondendoci il volto. Non singhiozzai per non fare alcun rumore, ma iniziai a respirare irregolarmente facendo lunghi sospiri per darmi una calmata.
Presi il telefono con la mano tremolante, cercai il suo numero in rubrica e lo chiamai, parzialmente inconsapevole di quello che stavo facendo.
Dopo numerosi squilli scattò la segreteria telefonica e aspettai il bip per lasciargli un messaggio "Ciao, sono io" feci una piccola pausa, pentendomi di aver chiamato "Lascia stare, è stato un errore" le parole mi morirono in gola e così chiusi la chiamata, appoggiando il telefono sul pavimento e continuando il mio pianto silenzioso.

Passò circa un'ora e poi mi decisi ad iniziare veramente i compiti, perchè purtroppo quelli dovevano essere fatti e mi chiamavano dallo zaino; presi il libro di fisica e in mezz'ora risolsi quattro problemi, poi passai a latino e successivamente a filosofia. Mentre studiavo a volte scappava qualche lacrima, ma poi passava e riprendevo a studiare.
Qualcuno bussò alla porta "Avanti" dissi io, per poi pentirmi.
"Ciao" mi salutò Annalisa "Io sto andando, volevo solo salutarti"
"Ciao" risposi io con un sorriso forzato, poi mi costrinsi ad abbracciarla.
"Ci sentiamo, poi ti aggiorno sulla situazione con Stefano!" mi sorrise e se ne andò, lasciandomi con l'amaro in bocca.
Per non impazzire, ritornai a studiare, ma Luca entrò nella stanza "Elena?"
"Sto studiando" feci io.
"Si, lo so. Volevo solo capire cosa fosse successo oggi con Annalisa, sembrava quasi arrabbiata"
Inventai velocemente una scusa "È solo che non approvo totalmente il suo comportamento, viene qui e si crede padrona di tutto"
"Sai che è sempre stata così"
Alzai le spalle.
"C'è qualcos'altro sotto che non vuoi dirmi?" la sua insistenza mi rendeva nervosa.
"No" mi affrettai a rispondere "Te l'ho detto cosa non andava, ora posso studiare?"
Fece un sospiro perdendo le speranze, poi mi sorride dolcemente e se andò chiudendo la porta.
Il mio telefono iniziò a vibrare e così persi tutta la concentrazione per lo studio "Pronto?" risposi velocemente, senza accettarmi di chi fosse.
"Ciao" il tono freddo di Stefano mi fece gelare il sangue "Ho sentito il tuo messaggio"
"Non dovevo chiamarti, ho sbagliato"
"Se mi hai chiamato volevi pur parlare di qualcosa"
"Ho cambiato idea" dissi lentamente, cercando di non far tremolare la voce.
"Va bene" il suo tono distaccato sparì, ma non riuscii ad identificare cosa trasmettesse quello di adesso "Hai bisogno di qualcosa?" forse era preoccupazione, oppure frustrazione.
"No"
"Okay"
Restammo entrambi in silenzio per un bel po', ma nessuno dei due riagganciò.
C'erano così tante cose che volevo dirgli, per fargli capire come io mi sentissi e come questa situazione mi turbasse, che avevo bisogno di lui, avevo la necessità di stare tra le sue braccia.
Non so per quanto tempo durò quel silenzio, ma sembrarono secoli.
"Mi manchi" le parole uscirono da sole dalla mia bocca."
"Anche tu" questa volta sentii nella sua voce il dispiacere più sincero "Ma così non va bene"
"No, non va bene"
"Buonanotte"
"Buonanotte" chiusi la chiamata poco dopo, riflettendo sulla nostra breve conversazione.
Non avevamo risolto, era abbastanza chiaro, ma almeno non eravamo più arrabbiati.
Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso la camera di mio fratello, che stava leggendo un libro steso sul suo letto "Ciao"
"Ciao" mi salutò lui.
"Posso restare un po' con te?"
Mi fece spazio nel letto spostandosi di lato "Certo, vieni"
Lentamente mi avvicinai al letto, per poi stendermi accanto a lui, proprio come facevo da piccola quando avevo un incubo. Misi la testa sul suo torace e continuando a leggere, mi strinse in un forte abbraccio che pian piano mi ridava energia.

Amore ProibitoWhere stories live. Discover now