Capitolo 20

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"Ragazzi, dobbiamo parlare" i miei genitori raggrupparono me, Luca e Valentina nel soggiorno e ci fecero sedere sul divano con delle espressioni fin troppo serie.
Quella giornata era iniziata normalmente, ma nell'aria c'era comunque una strana atmosfera e forse ne ora avremmo scoperto cosa stava succedendo.
"Forse" iniziò mio padre "Per motivi di lavoro, dovremmo trasferirci a Milano"
Silenzio. Non sapevo cosa dire o cosa pensare.
"Come?" fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca.
"Si!" mia sorella alzò le braccia in aria "A Milano stanno dei negozi bellissimi! Poi c'è la fashion week e.."
La guardai male e la interruppi "No che non ci trasferiamo"
"Non dipende da te" mi disse mia madre.
"Perchè?" iniziavo ad arrabbiarmi "Io qua ho la mia vita!"
"Ci sono ottime scuole e siamo sicuri che ti farai nuovi amic.."
"No!" troncai le parole di mio padre perchè "Non me ne vado da qui!" mi alzai ma mio fratello mi prese la mano e mi invitò a sedere "Elena.."
"Non è sicuro, ma volevamo avvisarvi nel caso si presentasse l'eventualità"
Li guardai con rabbia: non potevano arrivare e dire che forse ci saremmo trasferiti a Milano, lontana da Firenze. No, non potevano.
Mio fratello stava cercando una sua casa per vivere da solo, sarei potuta stare con lui, andavamo d'accordo e saremmo sopravvissuti. Valentina pensava solamente allo shopping e a spendere soldi, quindi lei non era utile in quel momento "Dovevate dircelo solo se sicuro!"
"Davvero, Elena?" mia madre mi guardò storta "È fin qui che arriva la tua responsabilità?"
Scrollai gli occhi e mi alzai "Si certo, perchè ora sono io il problema"
Mi avvivai in camera mia senza guardarmi indietro, chiundendomi dentro a chiave per evitare che venisse qualcuno. Forse avevo reagito male, ma non mi importava, io da qui non mi sarei mossa.
Qui avevo la mia migliore amica, i miei amici, la mia scuola, mi piaceva questa città.. e forse non volevo nemmeno pensare a non vedere più Stefano.
Non volevo rinunciare a tutto questo; nonostante i miei genitori avessero detto forse ciò non mi rassicurava affatto, perchè c'era sempre una possibilità.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi provando a non pensarci, ma era quasi impossibile.

"Mi spieghi che hai oggi?" continuava a chiedermi Teresa impaziente, ma io mi ostinavo a non volerle risponderle "Ti ho detto niente"
"Non è vero! So quando qualcosa ti passa per la testa!"
"Teresa, ti ho detto che non ho niente, okay?" non volevo preoccuparla, poi la Friuli stava spiegando e volevo prestare attenzione "Piuttosto, stai capendo cosa sta spiegando?"
"No"
"E facciamo lo scientifico" commentai.
Fece una piccola risata ma tornò subito seria "Provi a distrarmi! Lo fai sempre quando vuoi evitare di parlare di qualcosa"
"Non voglio distrarti, ma hai visto che Roberto stava parlando con una ragazza di secondo?" cavolo, l'ho fatto di nuovo.
"Elena..." sospirò.
"Sono solo un po' triste, una giornata no, tra poco passa tranquilla"
Sicuramente non mi credette, ma non continuò a insistere.
Appoggiai la testa sul palmo della mano e iniziai a fissare il vuoto, facendo finta di ascoltare la Friuli, ma non riuscivo a smettere di pensare alla possibilità di andare a Milano, che forse questa sarebbe stata una delle ultime lezioni qui.
Era vero che ero triste, ma non era una cosa che sarebbe passata, o almeno finché non avessi avuto una certezza.
"Elena? Stai seguendo?" mi richiamò l'insegnante e finsi di essere attenta.
"Si, professoressa"
Mi lanciò un ultimo sguardo ma poi tornò alla sua spiegazione e io ai miei pensieri, fino al suono della campanella; avere letteratura alla prossima ora di certo non aiutava il mio stato d'animo, sicuramente l'avrebbe peggiorato e non di poco.
In maniera assente presi il libro della prossima materia mettendolo sul banco e aprendolo alla pagina della lezione da studiare per oggi, ma non mi misi a ripetere perchè quando leggevo le parole non ne capivo il senso.
Teresa mi aveva detto qualcosa e come risposta ho fatto solo qualche verso provando a sembrare normale e provando anche a sorridere, ma feci solo una smorfia. Il solo pensiero di non vederla più con la stessa frequenza mi abbatteva, forse l'avrei rivista solo poche volte al mese o nemmeno.
Il forse detto da mia madre mi dava una speranza, ma il resto della frase rieccheggiava nella mia mente senza fermarsi; Stefano stava spiegando qualcosa ma non lo ascoltavo, mi limitavo a guardarlo per non fargli pensare di non essere assente mentalmente, ma non ero molto credibile.
"Elena" mi richiamò Stefano "Potresti dirmi di cosa stavamo parlando?"
Lo guardai nel panico "Ecco... s-si, stava dicendo che.." balbettai, ma Stefano dopo aver sospirato mi interruppe "Cerca di seguire la lezione" io imbarazzata abbassai la testa.
Ad un certo punto appoggiai la fronte sulle mani e tenni lo sguardo fisso sul banco per provare a mandar via i brutti pensieri e far finire quella giornata il più presto possibile.
Era incredibile come quella situazione ipotetica mi avesse destabilizzata, ma era qualcosa di inevitabile e orribile; mi girai verso Teresa "Ehi, che ore sono?"
"Sono le 12:55" mi rispose guardando il suo orologio che ormai era quasi di mia proprietà visto che lo controllavo più io che lei.
"Bene" le dissi "Almeno tra poco torniamo a casa"
"Stasera ti va di venire da me? Ci guardiamo un film" la sua proposta mi rese allegra per qualche istante, ma poi tornò il mio umore triste del giorno "Si, certo"
Finalmente la lezione era finita e iniziai a mettere le cose nello zaino, poi Teresa che aveva già tutto pronto ricevette una chiamata dalla madre "Ascolta, ti aspetto fuori da scuola" mi disse.
Io annuii e lentamente finii di mettere le cose apposto mentre tutti uscivano ridendo e scherzando, sentivo gli occhi di Stefano su di me e questo non era d'aiuto.
Sempre lentamente e apatica mi misi la giacca, presi lo zaino e mi avviai verso l'uscita "Buongiorno" dissi silenziosamente a Stefano.
"Aspetta" mi chiamò lui.
Chiusi gli occhi per un secondo e mi voltai verso di lui aspettando che parlasse "Ho bisogno di parlarti" le sue parole mi misero un po' di ansia, ma aspettai silente e appoggiando lo zaino sul banco più vicino.
Rimase dov'era, in piedi appoggiato alla cattedra "Vuoi dirmi cos'hai? Sei stata per tutta la lezione distratta e non è da te"
Rivolsi il mio sguardo alle mie scarpe "Va tutto bene, sono un po' stanca"
"È questa la nuova scusa che usano gli adolescenti? Sii più creativa.." sicuramente stava provando a sdrammatizzare, perchè lo disse con un piccolo sorriso, ma non so perchè mi innervosii "Senti, sono stanca, che ci posso fare?" dissi troppo brutalmente e mi pentii subito "Scusa, non volevo" perchè tendevo a peggiorare situazioni apparentemente impossibili da peggiorare?
Rimase qualche secondo a fissarmi, poi andò a chiudere la porta e mi si avvicinò, lasciando sempre una distanza di sicurezza "Che succede?"
Sentii gli occhi e la gola bruciarmi, continuai a fissare il pavimento senza rispondere, mentre Stefano continuava a guardarmi con quei suoi bellissimi occhi marroni.
Sentii una lacrima che scorreva lungo la guancia e mi affrettai ad asciugarla, però poi ad un un certo punto le parole uscirono da sole "È che niente va bene" dissi con una voce rotta "Forse mi trasferirò a Milano e anche se non è sicuro, sono terrorizzata dall'idea!" altre lacrime sulle mie guance che scendevano a poco a poco "Non voglio andare in un'altra scuola e non voglio non vedere più Teresa e.." stai zitta, taci "Non voglio nemmeno non vedere più te" deglutii "Scusa, non dovrei dirtelo"
"Non fa niente" disse dolce "Ammetto che sarebbe triste anche per me, ma non è importante ora"
Feci un piccolo sorriso "No, è bello sentirlo" feci un piccolo singhiozzo per riprendere fiato.
"Elena" la sua voce era così confortante "A volte certe cose sfuggono al nostro controllo"
Scrollai le spalle "Beh, questo fa schifo"
Mi sorrise "Già" poi si avvicinò ancora di più "Vieni qui" mi strinse tra le sue braccia e io lo abbracciai a mia volta, lasciandomi invadere dal suo profumo, godendomi ogni singolo instante di quel dolce momento che non sarebbe più ricapitato.
Lo strinsi forte "Grazie"
Con la mano mi accarezzò la schiena "Fidati di me, si sistemerà tutto e nemmeno te ne accorgerai"
Mentre lentamente scioglievo controvoglia il nostro abbraccio notai la sua spalla impregnata delle mie lacrime "Scusa, ti ho bagnato la camicia"
"Non importa" mi fece un altro dei suoi sorrisi, poi tornò a guardarmi coi suoi occhi pieni di dolcezza.
Il mio telefono vibrò e maledissi mentalmente Teresa per aver interrotto quel momento "Io dovrei.."
"Oh" esclamò come svegliato da una visione "Si, certo" si avvicinò alla cattedra "Ci vediamo domani"
Gli sorrisi e mi asciugai le guance prima di uscire "A domani"

Amore ProibitoWhere stories live. Discover now