Capitolo 4

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"Che palle!" esclamai infuriata "Un esercizio in più e l'avrei uccisa con le mie mani!"
La professoressa di matematica ci aveva dato 20 esercizi da fare a casa. 20 esercizi.
Mi piaceva la matematica, ma ero umana anche io e 20 esercizi erano troppi, perchè in un esercizio c'erano due esercizi e questo voleva dire che erano 40 esercizi!
Mi sedetti sulla mia scrivania cercando di raccogliere tutta la pazienza che era dentro di me e fare quei maledetti esercizi. Erano le 15.00, mi aspettavo di finire per le 17.00, anche perchè matematica era l'unico compito che avevo per domani, visto che gli altri gli avevo già fatti.
"Perchè non gli hai anticipati?" mi chiese mia madre entrando nella stanza senza bussare, come suo solito.
"Perchè gli ha dati oggi, mamma!" dissi esasperata.
"Prima di tutto calmati, poi se ha dato tutti questi compiti significa che sei in grado di farli. Ora stai zitta e fai i compiti" mia madre era insopportabile quando faceva così. La Friuli ci aveva dato tutti questi compiti solo perchè lei non aveva una vita sociale e si aspettava lo stesso da noi!
Si, è vero che di martedì non uscivamo molto perchè c'era scuola il giorno dopo, ma comunque potevamo fare altre cose per casa! La mia concentrazione era compromessa anche dal ricordo di Stefano sabato sera, quando nel corridoio del bagno di una pizzeria mi aveva quasi baciata.
Con l'orario definitivo, avevo Stefano il mercoledì e il sabato. Domani sarebbe stato orribile, lo sapevo già: io e lui ci saremmo incontrati per la prima volta dopo quella sera, ero sicura che avrei provato un grande imbarazzo.
Il mio telefono squillò: era Teresa "Ehi tesoro!" mi salutò felice "Credo di essermi innamorata!"
Chiusi gli occhi e sbattei la mano sulla faccia "Anche tu no, ti prego!"
Ignorò quello che avevo appena detto "Ero a piazzale Michelangelo"
"Vicino casa mia e non sei venuta a trovarmi? Vergognati" scherzai io.
"Chiedo perdono, mia signora. Comunque, ero a piazzale Michelangelo, mi stavo sporgendo un po' troppo e rischiavo di cadere. Un uomo per sbaglio mi urta e stavo per cadere, poi il ragazzo vicino a me mi afferra per il braccio salvandomi e per lo strattone finisco su di lui"
"Wow, che cosa romantica" dico beffarda "Come si chiama?"
"Non lo so"
"Ti ha chiesto il nome?"
"No"
"Ti ha parlato?"
"Non proprio"
"Lo hai fissato come una stupida?"
"Esattamente"
"Teresa!" dissi esasperata "Gli hai detto almeno grazie?!"
"Credo che mi sia uscito un suono molto simile ad un grazie"
"Teresa! Sei un disastro!"
"Oh! Disse la single!" speravo di non esserlo più con Stefano.. NO! Cosa mi veniva in mente?
"Single.. ma almeno so dire il mio nome ad un ragazzo"
"Scoprirò chi è. Ti lascio, devo finire matematica! Io ucciderò la Friuli prima o poi"
"Ti aiuto a sbarazzarti del corpo" dissi seria ma al tempo stesso divertita. Chiusi la chiamata e tornai ai miei esercizi.. Non mi mancava molto.
Dopo 10 minuti mia sorella irruppe nella stanza, ma la cacciai "No! Vai via! Devo finire matematica e non ho il tempo di ascoltare persone che si innamorano o altri drammi!"
Alzò gli occhi al cielo "Volevo chiederti se avessi visto la mia maglia celeste"
"Ah.. no"
"Hai il ciclo? Perchè in questi giorni sei nervosa"
La guardai male "No, ora esci dalla mia camera". Alzò le mani in segno di resa e uscì chiudendo la porta. Finii di fare i compiti e volendo arrivare subito a domani, andai a letto.

È una bella giornata, il sole spende e fa caldo. Sono davanti al Duomo. Sto aspettando qualcuno.
"Eccoti qua! Ti ho cercata dappertutto, ma ci sono troppi turisti!" sento una bellissima voce che mi chiama. Stefano è davanti a me e io gli sorrido "Mi hai trovata"
Il suo sorriso è dolce "Si, ti ho trovata" ripete le mie parole incantato. Il mio viso si avvicina al suo, siamo così vicini e ci baciamo. Mette le mani sui miei fianchi e mi avvicina a lui, io mi aggrappo al suo collo e il bacio è sempre più intenso..

Mi svegliai di soprassalto, cercando di capire se quel sogno era vero o falso. La bellissima sensazione che avevo pochi secondi dopo essermi svegliata era svanita, realizzando che era solo un sogno. Eppure sentivo veramente le sue labbra sulle mie, sentivo le sue mani sui miei fianchi.
Mi misi le mani sulla faccia, come per voler dimenticare quel sogno indimenticabile. Dopo guardai l'orologio e mi prese un colpo: tra 10 minuti dovevo stare in classe!
Mi lavai i denti di corsa e mi vestii (per mia fortuna avevo l'abitudine di scegliere i vestiti la sera prima di andare a scuola). "Papà!" gridai mentre scendevo le scale.
"La macchina è aperta, prendo le chiavi" disse lui "Metti la sveglia la prossima volta"
"Non è suonata!"
Mentre scendevo le scale di corsa inciampai e mi feci un taglio sul braccio. "Diamine!"
Mio padre vide il graffio e prese subito un cerotto "Sei davvero imbranata, ma ti voglio bene lo stesso"
"Sono in ritardo!" esclamai "Per favore, sbrigati"
Dopo 5 minuti eravamo in macchina e prendendo delle scorciatoie riuscii ad arrivare a scuola per il suono della campanella.
Entrai in classe sempre di corsa (senza cadere questa volta) e mi sedetti al mio banco accanto a Teresa, che mi salutò "Ciao, pensavo che oggi non venissi"
"Mi sono svegliata tardi" ero ancora scombussolata per il sogno che avevo fatto, e non aiutò molto il fatto che la Friuli era di cattivo umore oggi; per fortuna aveva solo la prima ora oggi.. poi dopo Ferrari, per due ore.
"Elena?" mi chiamò la professoressa di matematica "Vuoi venire all'interrogazione?"
Sospirai, era una domanda retorica, dovevo andare per forza.
Mi fece un paio di domande, poi mi fece fare degli esercizi e mi mandò a posto con un 8. Bene, potevo stare tranquilla per un po' di giorni. La Friuli decise che avrebbe interrogato, perciò io e Teresa passammo l'ora a parlare, visto che avevamo tutte e due l'interrogazione ora.
"Allora?" chiesi "Novità sul tuo salvatore?"
"No" disse triste "Non credo che lo rivedrò più"
"Se è destino, lo rivedrai" dissi io.
Annuì poco convinta, poi si concentrò sull'equazione che stava facendo Monica.
La campanella suonò e diventai nervosa, lui stava per arrivare. Automaticamente mi sistemai i capelli con le mani. Entrò in classe "Buon giorno ragazzi"
Lo guardavo ripensando al mio sogno e una strana tristezza mi assalì. Non saremmo mai stati insieme, non l'avrei mai baciato, non avrei mai avuto tutto quel contatto fisico con lui.
Mi lanciò un occhiata di pochi secondi, poi prese il registro "Oggi chi interrogheremo?"
Ci fu un lungo silenzio, poi Daniele si offrì volontario. Sospirai per il sollievo, non volevo essere interrogata in due materie oggi. Poi l'interrogazione era sulla storia della letteratura, argomento bello ma un po' noioso. Daniele era davvero in gamba, rispondeva a domande a cui io non sapevo la risposta nonostante avessi studiato. Mi misi a pensare alle ragioni per cui non saremmo dovuti stare insieme. Ragione numero uno: era il mio professore, non avrebbe potuto funzionare. Non volevo sembrare una raccomandata.
Ragione numero due: non sapevo come potevano prenderla i miei genitori, era più grande di me.
Non riuscivo a vedere altre ragioni, queste due erano le principali.
Suonò la campanella della ricreazione, ma io rimasi seduta al mio posto mentre gli altri uscivano "Tu non vieni?" mi domandò Teresa.
"Arrivo tra poco, tu vai" le risposi. Uscì anche lei dalla classe e rimanemmo solo io e Stefano.
Lui era in piedi e si appoggiava alla cattetra, mi guardava nello stesso modo in cui mi guardava sabato.
Ricambiai quello sguardo, non sapendo se parlare o no.
"Scusami per sabato" disse alla fine.
"A me non dispiace" gli risposi sincera. No! Ricorda le due ragioni! Ricorda la ragione uno!
Sorrise aggrottando le sopracciglia, quei due motivi di stare lontana da lui iniziavano a svanire dalla mia testa "Io" continuò lui "Non so cosa mi sia preso.. Tu eri davvero bella, mi hai fatto impazzire"
Abbassai lo sguardo "Avrei voluto che mi baciasti"
"Volevo farlo" ammise "Ma mi sono fermato prima di commettere un grosso errore"
Una parte di me capiva quello che stava dicendo: io ero una sua alunna e non era corretto stare insieme a me, ma l'altra parte di me, quella innamorata di lui, non voleva accettarlo "Tu mi piaci. E non credo sia una cosa passeggera"
"Elena.." si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla. Il suo tocco mi faceva venire i brividi.
"No, ascolta. Non te l'ho detto per sentirlo indietro, l'ho detto affinchè tu lo sapessi"
La campanella suonò e si allontanò da me, mentre io fissavo il mio banco, sentendomi vuota dentro.

Amore ProibitoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz