Capitolo 17

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La cosa che sentivo maggiormente in quel momento erano i clacson; io e Luca eravamo fermi in macchina da circa dieci minuti perchè per il maltempo c'era traffico.
"Quindi quello è il tuo professore di letteratura?" mi chiese mio fratello.
Grazie Luca, stavo cercando dimenticare quello che era appena successo e tu mi chiedevi proprio di quello "Si" risposi fredda, le macchine continuavano a camminare lente e questo mi faceva innervosire, avevo quasi voglia di urlare.
"Ma è più grande di me?"
"Si"
"Perchè rispondi così?"
Storia troppo lunga "Perchè tu mi fai tutte queste domande"
"Perchè mi interesso di te e di chi ti insegna!" alzò lievemente la voce e io non lo biasimai.
"Scusa" tornai a guardare fuori dal finestrino.
"Lui ti piace?"
"Come?" esclamai allarmata.
Lui sbuffò "Ti piace come insegna? Elena ma che hai oggi?"
"Oh" avevo frainteso la domanda "Si, è okay"
Finalmente ricominciammo a muoverci e il nervosismo man mano che camminavamo andava via; il mio telefono iniziò a vibrare e vidi dei messaggi di Teresa.

Teresa, ore 13:36 : Voglio essere aggiornata.

Io, ore 13:36: Niente di nuovo, sta piovendo.

Teresa, ore 13:36: il tempo riesco a vederlo anche io.

Io, ore 13:37: Siccome pioveva e mio fratello non arrivava Stefano ha aspettato fuori da scuola con un ombrello

Teresa, ore 13: 37: COSA?

Io, ore 13:37: Hai capito bene

Teresa, ore 13:37: Luca ha commentato?

Io, ore 13:38: Solo che è stato gentile, ora devo andare che siamo arrivati. Ci sentiamo dopo, okay?

Teresa, ore 13:38: Okay ma dopo raccontami TUTTO.

Scesi dall'auto mettendomi lo zaino in spalla "Ho chiamato papà" mi disse Luca "Tornano tra due giorni"
"Come se facesse differenza" commentai "Mi stupisce che mamma sia qui per i miei colloqui"
"Non essere così cattiva"
Non ero cattiva, dicevo solo la verità: non ce l'avevo coi miei genitori per questo, ormai era diventata la normalità vederli partire e tornare ogni due giorni, però non potevo far finta che non mi dispiacesse.
Mentre giravo la chiave che mio fratello mi aveva lanciato nella serratura sentii dei tuoni e mi affrettai. Se c'era una cosa che non mi piaceva erano i fulmini, ma più che altro i fulmini quando ero fuori casa e che avrebbero potuto colpirmi "Luca muoviti!" tenni la porta aperta a mio fratello per farlo entrare, poi la chiusi sbattendola per sbaglio "Elena!" mi sgridò lui.
"Giuro che è stato il vento!" mi giustificai avviandomi verso la cucina "Che si mangia?"
"Hamburger" mai notizia più bella fu ascoltata dalle mie orecchie.
"E Valentina?"
"A casa di Carmen"
"Di nuovo?"
"Si" sospirò mentre accendeva i fornelli "Che ci puoi fare, se a lei va bene così"
"Ultimamente non è mai a casa, torna tardi e.."
"Elena, lo sai da quando lei e il suo amico hanno rotto.."
"Ragazzo" lo corressi.
"Si come ti pare, comunque è per quello secondo me che ha iniziato a comportarsi così"
"Probabile" finii di apparecchiare e mi versai dell'acqua nel bicchiere "Lasciarsi a volte fa questo effetto"
Luca si girò a guardarmi ridendo "E tu che ne sai che non hai mai avuto un ragazzo?"
"L'ho avuto!" sbottai "Due!"
"Si, all'asilo e alle elementari!"
"No!" lo guardai male "In seconda media e al primo hanno del liceo!"
"E ti hanno lasciata" mi interruppe prima che potessi controbattere "E non dire che avete rotto insieme perchè è una bugia"
Alzai gli occhi al cielo "Quello in seconda media ha rotto con me, ma l'altro l'ho lasciato io"
Luca trattenne una risata "E ci credo! Era.."
"Basta parlare di me!" dissi stufa "E muoviti a cucinare che ho fame"

Decisi di prendermi una pausa da storia dell'arte e iniziai a leggere (per la seconda volta) "Tenera è la notte" di Fitzgerald. Leggere non era solo un passatempo, come molti credevano.. leggere significava entrare completamente in un altro mondo dove la tua creatività era la tua sola arma.
I professori avevano già iniziato con le solite frasi "Siete già in terzo!" oppure "Tra poco dovrete scegliere l'università"
Si, lo sapevamo che eravamo in terzo e che l'università si avvicinava sempre di più non sembrando più un lontano miraggio, però non c'era bisogno di mettere ansia costantemente.
Perchè la storia era sempre la stessa:
In primo non si era più alle medie e bisognava impegnarsi.
In secondo non si era più in primo e sarebbe stato più impegnativo.
In terzo si era già in terzo e non più nel biennio.
In quarto si avevano gli esami l'anno successivo e bisognava iniziare a preoccuparsi pensando all'università.
In quinto si era in quinto e si avevano gli esami e questo superava tutte le altre preoccupazioni.
Lo sapevamo che il futuro sarebbe arrivato e noi saremmo stati lì ad accoglierlo.

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