Capitolo 14

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La testa stava per esplodermi e i miei muscoli avevano smesso di funzionare. Ammalarsi negli ultimi giorni di vacanza era orribile ed era ovvio che con la mia fortuna sarebbe successo a me.
Avevo consumato come minimo quattro pacchi di fazzoletti e non avevo abbastanza forza per alzarmi e buttarli perciò ho fatto finta di essere una giocatrice di basket per poterli lanciare nel cestino.
Mia madre entrava nella mia camera ogni 10 minuti per assicurarsi che io non fossi morta e mi misurava la febbre continuamente, come se da un momento all'altro potesse scendere all'improvviso.
Non sarebbe stato male restare a casa lunedì e saltare la correzione della versione di latino che avevamo per casa, la me responsabile che avevo imprigionato nella mia mente stava lentamente uscendo fuori pronta per tornare a scuola.
Non che non volessi tornare, ma di certo era meglio non svegliarsi presto la mattina con mia sorella nevrotica preoccupata per qualche interrogazione, o semplicemente preoccupata solo di andare a scuola visto che non studiava quasi mai. Le dicevo sempre di impegnarsi di più ma mi liquidava con qualche battuta sarcastica e poi tornava a parlare con una delle sue stupide amiche o a postare foto su Instagram. Fisicamente eravamo simili, ma caratterialmente eravamo l'una l'opposto dell'altra e mi andava bene così.
La cosa positiva era che almeno oggi pomeriggio non avrei ricevuto chiamate come "Dai! Oggi è l'ultimo sabato sera prima della scuola! Usciamo!" e avrei dovuto accettare perchè dovevo almeno provare a non distruggere la mia vita sociale, ma la scusa "Sono ammalata, scusa" era una dolce via d'uscita e in più potevo mangiare a letto!
Presi il telefono che avevo dimenticato di possedere nelle ultime sei ore e controllai i messaggi:

Teresa, ore 11:37 : Elenaaa! Come stai?? Scommetto che hai già guardato Forrest Gump due volte oggi, non è così??

Teresa, ore 14:12: Hai mangiato o hai vomitato addosso a tua sorella mentre si faceva una foto? Se sì voglio la foto! XD

Marco, ore 14:16: Teresa mi ha detto che stai male :(

Marco, ore 14:16: Ammetti che in realtà hai predetto che avrei chiesto di uscire a te e a Teresa.

Marco, ore 14:16: AMMETTI CHE TI SEI AMMALATA DI PROPOSITO!

Marco, ore 14:16: No dai, scherzo. Come stai?

Marco serio era un evento più unico che raro.

Luca, ore 15:30: Sorellina :)

Luca, ore 15:30: Ho chiamato mamma e mi ha detto che stai male, se hai bisogno di me chiamai che torno il prima possibile, ok?

Adoravo mio fratello, si preoccupava così tanto per me, mi affrettai a rispondergli.

Io, ore 17:03: Fratello :)

Io, ore 17:03: Sto bene, non preoccuparti e goditi la tua escursione con gli amici <3

La testa inizio a girarmi e spensi il telefono tornando a dormire, scivolando lentamente nel mondo dei sogni.

"Elena.." mia madre stava cercando di svegliarmi ma niente da fare, mi rifiutavo di aprire gli occhi.
"Elena, ci sono ospiti a casa" continuava a dirmi.
C'erano ospiti? Bene, gli avrei spaventati col mio aspetto da zombie vivente; mi venne da ridere solo a pensare alla scena di degli estranei che mi vedevano con i capelli sporchi, la faccia con un'espressione indefinita e nel mio pigiama con gli arcobaleni.
"Se ti senti meglio, potresti vestirti e lavarti velocemente?" dopo queste sue ultime parole aprii gli occhi "Chi sono?" bofonchiai.
"Colleghi di lavoro"
Scrollai gli occhi "Poi scendo, fammi almeno essere presentabile"
Mia madre mi sorrise e se ne andò chiudendo la porta; per fortuna mi sentivo meglio anche se ancora un po' stordita e riuscii a trascinarmi in bagno.
Mi sfilai il pigiama caldo ed entrai nella doccia con l'acqua bollente; dopo essermi lavata i capelli e aver eliminato il cattivo odore che emanavo mi lavai i denti. Nonostante fossi tentata non scesi in pigiama ma mi misi un jeans con una felpa calda.
Quando presi il telefono per controllarlo, notai che era domenica mattina e che io avevo perso la cognizione del tempo.. Magari potessi riaddormentarmi e svegliarmi ad agosto del quinto anno, con gli esami di maturità già fatti e niente ansia, purtroppo la scienza non era ancora arrivata a questo punto; mi aggrappai alla ringhiera come se fosse la mia unica ragione di vita e scesi le scale cercando di non cadere.
"Ciao, Elena!" mi salutò mio padre "Cassandra, Enrico, lei è mia figlia minore, Elena"
Entrando nel grande salone vidi una donna di circa e un uomo seduti sul divano dove di solito mi sedevo io e già questo mi andò storto perchè quello era il mio posto. Okay, forse ora stavo esagerando ma non potevo evitarlo, certi impulsi venivano dal cuore.
"Salve" salutai in modo educato facendo un sorriso, per poi andarmi a sedere vicino a mia sorella.
"Quanti anni hai, Elena?" mi chiese Enrico guardandomi con i suoi occhi verdi.
"Domani 17" risposi tranquillamente, il fatto che il mio compleanno coincidesse con l'inizio della scuola dopo le vacanze natalizie non mi è mai andato bene.
"E che scuola fai?" Cassandra aveva l'aspetto di una poliziotta con le sue braccia robuste e il suo viso paffuto.
"Scientifico" l'interrogatorio era iniziato.
"Tuo padre mi ha detto che sei molto brava a scuola" disse l'uomo.
"Me la cavo"
"Cosa vorresti studiare all'università?"
"Sicuramente materie scientifiche, sono le mie preferite" feci un piccolo sorriso.
L'interrogatorio andò avanti per almeno altri dieci minuti, poi il mio momento finì e tornarono a parlare di lavoro. Volevo tornare in camera mia ma sarebbe stato maleducato e perciò rimasi zitta e buona accanto a Valentina con la quale mi scambiavo occhiate di sottecchi cercando una via di fuga.
"Potremmo andare a pranzo, se vi va" propose mia madre col suo tono gentile.
Potevo scommettere che mi avrebbero guardato male se avessi proposto di mangiare la pizza, queste persone avevano l'aspetto di chi almeno una volta a settimana andavano a mangiare in un ristorante costoso.
"Purtroppo ora dobbiamo andare, sua madre ci sta aspettando" rispose Cassandra rendendomi davvero, davvero, felice.
"Sarà per la prossima volta" forse sono sembrava scortese, però quella frase mi è uscita spontanea, senza controllo.
"Certamente" Enrico mi diede una pacca sulla spalla e poi entrambi uscirono di casa dopo aver salutato i miei genitori.
Come era fortunato Luca che non era a casa in quel momento; approfittai del buco che si era creato per andare in camera mia e chiamarlo. Rispose al quarto squillo "Ehi!"
"Ehi" dissi con la voce sofferente "A casa sono appena venuti dei colleghi di mamma e papà"
"Per fortuna non c'ero" rise.
"Già! Una noia mortale"
"Come ti senti, comunque?" iniziai a sentirlo a scatti, forse era in macchina.
"Bene" mi buttai di schiena sul letto "Solo annoiata, quando torni?"
"Dovrei tornare tra circa tre ore, poi sono tutto tuo"
"Non hai incontrato ragazze a Siena, vero?"
"Nah, nessuna che mi interessasse, ascolta, ora devo andare perchè sto guidando, ci vediamo dopo"
Chiuse la chiamata prima che io potessi salutarlo.
Misi il telefono a caricare e poi presi Macbeth di Shakespeare e iniziai a leggere, dimenticandomi di tutto e di tutti.

Amore ProibitoWhere stories live. Discover now