Capitolo 37

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Quando la campanella della prima ora suonò, mi urtò le orecchie. Nonostante fosse passata solo una settimana, mi ero disabituata a quel rumore.
Non ero arrivata in anticipo come facevo sempre, ma alle 8.15 così tutti sarebbero stati già nelle loro classi e non avrei incontrato nessuno eccetto i miei compagni di classe; percorsi il corridoio molto lentamente, con lo zaino che appesantiva le mie spalle. Misi alcuni libro nel mio armadietto, lasciai lo zaino lì dentro e poi entrai nella mia aula. Mi sentii subito osservata da molti occhi e mi andai a sedere abbassando lo sguardo e non incrociando lo sguardo con nessuno.
La Friuli mi salutò gentilmente e io ricambiai mormorando qualcosa simile ad un "Buongiorno".
Teresa mi sorrise e mi abbracciò velocemente, anche se io rimasi rigida al suo tocco, Davide e Roberto mi fecero dei cenni con un sorriso confortante, così come tutti gli altri. Ecco di nuovo i soliti sguardi compassionevoli, quasi di pietà.
Sicuramente ero in parte colpevole anche io per quelli sguardi, visto che mi comportavo in modo davvero penoso, però non potevo farci niente.

Le due ore di spiegazione della Friuli passarono, come sempre, velocemente, ma il solo pensiero della lezione seguente di storia mi faceva rabbrividire.
Durante la ricreazione Teresa aspettò che uscissero tutti dall'aula per parlarmi, come mi aspettavo "Ehi" mi disse "Sono felice che tu sia tornata"
Provai ad accennare un sorriso, ma invano "Credo di aver bisogno di fare cose normali"
"Non voglio forzarti a parlare se non vuoi, possiamo anche rimanere in silenzio a fissarci. Ma io scoppierei a ridere"
Finsi di ridere alla sua battuta "Me lo aspetterei da te"
Improvvisamente Marco entrò dentro la nostra classe con un gran sorriso stampato sul suo volto "Sei tornata!"
"Ehi" lo salutai cercando di rendere più allegra la mia voce.
Marco mi abbracciò, ma come con Teresa, io non mi mossi "Mi sei mancata! Stai meglio? Cosa posso fare per te? Vuoi che ti serva?" rise "Potrei vestirmi da gladiatore!"
"Marco, calma!" gli dissi alzando un sopracciglio "Non preoccuparti di me, raccontami tu qualcosa"
Non volevo parlare di me, perciò cambiai discorso e Marco iniziò a parlare "Meglio se non parlo!" sembrò arrabbiato.
Guardai Teresa confusa e lei mi spiegò "Lunga storia! Stupide questioni d'amore"
"Stupide?! Non sai cosa è successo, Elena!"
"Aggiornami allora" un po' ero curiosa di sapere cosa lo turbasse tanto, ma di nuovo, c'era la me frustrata che voleva solo urlare lasciatemi in pace.
"Davide, il tuo stupido compagno di.."
"Ehi!" lo interruppe Teresa "Sono dalla tua parte ma Davide non è stupido"
"Vabbè.." la liquidò con un gesto della mano "Quel Davide ha contattato Noemi con il telefono di Roberto e.."
"Come?" chiesi non capendo "Che intendi con il telefono di Roberto?"
"Davide è senza telefono in questi giorni" mi spiegò Teresa tranquillamente "Però usando il telefono di Roberto, non ha specificato di essere lui e così Noemi ha pensato che Roberto fosse interessato a lei, però a lei interessa Davide" mi ero già persa "E ora Marco e Davide si stanno contendendo il cuore di Noemi, come nel Medioevo.."
"Simpatica.." disse acidamente Marco "Quel ragazzo mi ha stufato.. come fa Noemi ad essere interessata a lui?"
"Forse è solo attrazione fisica" ipotizzò Teresa.
"Sono più bello io" e modesto, aggiungerei.
La campanella suonò di nuovo e Marco fu costretto a tornare nella sua classe, però prima lanciò uno sguardo assassino a Davide.
Erano successe un sacco di cose durante il mio periodo di assenza, ma non ero sicura di voler sapere proprio tutto; Teresa mi raccontò che lei e Matteo ora uscivano insieme e le dissi sinceramente che ero contenta per lei.
La professoressa di storia entrò in classe e tutti rimasero in silenzio mentre lei apriva il suo libro iniziando a spiegare. Appoggiai la mia testa sul palmo della mano e mi ci volle tanto sforzo per non addormentarmi.

"Salve ragazzi" Stefano entrò nell'aula quasi di corsa, lasciando i suoi libri sulla cattedra.
Tutti lo salutarono sorridenti, felici che fosse arrivato, mentre io mormorai il mio "Buongiorno" tenendo lo sguardo basso sul mio libro.
Dopo la telefonata di ieri sera ed io che gli chiudevo il telefono in faccia, aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato e non volevo vedere i suoi occhi furenti.
Mentre guardavo assente un punto sulla copertina, sentii la sua voce che mi diceva "Elena, ben tornata" fui costretta ad alzare gli occhi e con sollievo notai che la sua espressione era calma, tranquilla. Tutta via, quella compassione era sempre presente e non voleva andarsene, così feci un piccolo cenno e tornai alla copertina del libro che si era fatta stranamente interessante.

Amore ProibitoWhere stories live. Discover now