55-Doppia faccia.

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Sentivo scorrere per il viso la sostanza calda e viscosa del sangue, gocce di sudore scendevano dalla mia cute percorrendo il collo e la fronte, intanto quel sacco in iuta era fastidioso e continuava a farmi pizzicare la faccia e il naso.
Fortunatamente i miei occhi si erano abituati al buio e riuscivo a intravedere qualcosa tra le setole, ma scorgevo solamente la schiena di quel colosso a quattro braccia.
Urlare era inutile e se ci avessi provato mi sarei ritrovata con le costole rotte.
Ormai stavamo camminando da parecchio e non desideravo altro che fuggire, tornare da mio figlio, magari anche lui era in pericolo, ma quell'inibitore di poteri era infallibile e bestiale, mi sentivo distrutta e appesantita, stanca, come se mi avesse succhiato via la forza per vivere.
Chi diavolo era quello? Dove mi stava portando?
Finalmente ci fermammo per un attimo, nel quale sentii una porta aprirsi pesantemente, subito dopo venni strattonata per un braccio e fui sbattuta sul pavimento con violenza, battendo l'osso sacro.
Non mi lamentai dato che subito dopo mi venne tolto quell'odioso cappuccio: capii di essere in una stanza piccola, come uno stanzino per le pulizie, solo che al posto di strofinacci e scope c'erano lenzuola e cuscini.
Ero come "delusa".

-Francamente pensavo che mi avresti torturata con armi aliene, ma se vogliamo dormi-

Sbuffai.

-Chiudi il becco...

Borbottò Bisio versione Satana.
Il mostro si sedette vicino a me dolorante, come se la camminata lo avesse sfiancato.

-Sai, io ho 221 anni.

Trovai strano quel comportamento: perché aveva iniziato a parlare con me? Insomma lui era il rapitore e io la rapita, la regola base dice "niente confidenza".

-I miei genitori mi hanno abbandonato. Mio padre ha fatto lo stronzo con una certa strega quando mia madre era incinta di me e di mio fratello. Per colpa di mio padre la vecchia ci ha scagliato una maledizione: una vita eterna di vergogna e isolamento.

La bestia sospirò sconsolata.
Provai pena per il mio aguzzino, ma magari giocava sui sentimenti per rendermi vulnerabile anche psicologicamente oltre che fisicamente.

-Hai una storia triste, ma non per questo devi rapire la gente. Se vuoi parlare con qualcuno esistono gli psicologi, sai? O nel tuo caso un bravo psichiatra.

Abbaiai, stizzita e aspra come un limone. Fui ignorata.

-Mi dispiace di averti messa in questa situazione...

Se mi aveva rapita l'orso Baloo avrei avuto più paura.
Feci un verso di scherno, guardando fissa non so precisamente che cosa.
Odiavo la situazione e odiavo tutta quella "confidenza" che voleva darmi.
Il tizio si alzò da terra, prese un lenzuolo e ne strappò un pezzo come se fosse carta pesta, poi si inginocchiò davanti a me e si avvicinò con le mani. Istintivamente cercai di allontanarmi, infatti temevo che mi picchiasse ancora: le ferite bruciavano ed ero estremamente debole, anche se sarcastica e acida.

-Non mi toccare! O io ti-

Mi fermai, infatti non sapevo cosa potergli dire, tanto non avevo i poteri, non potevo fare nulla.

-Oppure? Cosa mi farai?

Sollevai gli occhi al cielo e poi li chiusi, arrendendomi e lasciandomi curare. Il tipo iniziò a sfregarmi delicatamente un po' su tutto il viso, ripulendolo dal sangue. Era strano che da una disarmonia corporea come la sua derivasse una tale grazia.
Quando finì mi sentii un po' meglio e un po' in colpa.

-Perché sono qui? Chi ti manda?

Era ovvio che non poteva aver agito per conto suo, era troppo "tenero" e malleabile.
Dopo quella domanda parve cadere in trance, diventando più fragile di prima.

Crush on Mr. Bad BoyDonde viven las historias. Descúbrelo ahora