23-Non mi libereró mai di lui.

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Presi la sua mano e mi aiutó a rimettermi in piedi. Non lo riuscii a vedere bene in faccia dato che era buio, peró scorsi un paio di bei occhi azzurri.

-Signorina? Devo chiamare un medico?

-Un..che?? Su questo pianeta è sempre buio?

È buffo, sapete? Ora mi rendo conto che stavo parlando con una persona che era addirittura meno esperta di quanto lo fossi stata io.

-Cosa intende per pianeta? Senta, se l'ha mandata Fury gli dica che non avrà i miei dieci dollari.

-Dieci dollari? Chi è Fury? Ascolta non so di cosa stai parlando ma io devo andare via da questo pianeta.

Mi liberai dalla sua mano e iniziai a correre verso una meta ignota e dopo nemmeno due secondi mi trovai il tipo di prima davanti che mi prese per le spalle.

-La prego si lasci aiutare, lei è notevolmente scioccata! Cosa le è successo?

Mi scostai rapidamente da lui e ricominciai a correre, mi guardai per un attimo indietro per vedere se fosse rimasto lì. Non feci in tempo a guardare avanti che andai a sbattere (di nuovo). Provai un dolore fortissimo, colpii qualcosa di freddo e duro in piena faccia. Tutto si fece buio.

Feci un sogno strano: Loki era seduto su un trono fatto completamente di ossa umane e questo trono era sopra ad una montagna instabile di teschi. I suoi occhi guardavano al cielo notturno e pieno di stelle, verso tre farfalle colorate. Loki aveva l'espressione felice e spensierata di un bambino fin quando quelle farfalle iniziarono a mangiarsi tra di loro, così sul volto del fanciulletto Loki comparve un ghigno spaventoso, che si ingrandiva sempre di più in una luce rossa. Iniziai a gridare poi aprii gli occhi: era stato solo un incubo. Stranamente ero stesa a terra, in una piccola stanza grigia, con il capo posato su uno scomodo cuscino duro come la pietra. Arrivó al trotto nella stanza un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli biondi striati di castano scuro e splendidi occhi celesti. Non conoscevo Midgard, ma mi iniziava a piacere.

-Sei un modello midgardiano?

Trattenne una risata, peró mi parve che fosse un po' disorientato.

-Non so cosa intende con 'midgardiano' peró non sono un modello. Lei come si sente?

-Ho un po' di mal di testa e mi brucia il sopracciglio. Cosa è successo?

-Ha battuto il viso contro un muro e si è rotta il sopracciglio. Niente di che, puó starne tranquilla. Oh perdoni la mia maleducazione, io sono Steve Rogers, lei è..?

-Sono Andromeda Guardianson, chiamami Andromeda. Toglimi una curiosità, in questo pianeta sono tutti gentili ed educati come te? Mi trasferisco qui magari.

Sorrise, ma un velo di tristezza scese nei suoi occhi.

-Ai miei tempi era così, poi non so quanto sono cambiate le persone. Desidera un..bicchiere d'acqua? Mi spiace ho solo questo da offrirle.

Mi tirai a sedere, con la schiena contro il muro.

-Steve Rogers mi spiace di essere scappata da te l'altra sera, ma ero appena uscita da una situazione complicata e volevo scappare. Voi qui avete delle navicelle spaziali o roba del genere? Devo tornare a casa mia.

Steve si mise seduto vicino a me, con le spalle al muro.

-Forse dovremmo raccontarci le nostre storie, penso che sia più che necessario per capirci qualcosa, non crede?

Fu un'idea che mi piacque subito.

-Ci sto. Chi inizia?

Steve mi sorrise.

-Prima le signore.

Quindi iniziai la mia surreale storia, tralasciando alcuni minimi dettagli.

-Quest'uomo è un pazzo, non un dio. So che esiste un unico Dio e non importa come venga chiamato, ne esiste solo uno. Ai miei tempi non esistevano queste pagliacciate del dio del tuono e del dio dell'inganno, peró ognuno è libero di scegliere a cosa credere.

Giusto. Tutto quello che aveva detto era giusto. Questo Rogers continuava a dire "ai miei tempi" o altre espressioni che alludevano al passato facendomi friggere il cervello.

-Con 'ai miei tempi' cosa intendi dire precisamente?

Sospiró.

-Ora ti racconto la mia storia.

Probabilmente la sua storia era ancora più travagliata è improbabile della mia. Parló di essere nato nel 1918, di Adolf Hitler, Johann Schmidt, Arnim Zola, Abraham Erskine, James 'Bucky' Barnes, Peggy Carter, siero del super-soldato, guerra, HYDRA e (stentavo a crederlo) anche del Tesseract. Poi gli feci un'altra domanda:

-Cosa è stata la prima cosa a cui hai pensato dopo esserti risvegliato?

Abbassó gli occhi.

-A Peggy, la donna della mia vita. Mi chiesi se poteva essere ancora viva, ancora le devo un ballo. Poi pensai alla guerra, se era finita e chi aveva vinto.

Non avevo idea di cosa dire, il mio cervello era andato in stand-by, peró fortunatamente Steve si alzó.

-Ora, mi scusi ma ho del lavoro da sbrigare, devo incontrare una persona, tra qualche ora saró di ritorno. So che posso fidarmi di lei anche perchè questa casa è vuota. Se vuole posso comprare la cena fuori.

Mi sentii a disagio: approfittare così spudoratamente? Non è da me.

-Non lo so, non voglio approfittare della tua ospitalità.

Le sue labbra si incresparono in un sorriso.

-Non si preoccupi! Io faccio questo per lei molto volentieri e poi non saprebbe dove andare. Meglio che stia lontana da quel pazzo di Loki. Io vado, a più tardi.

Lo salutai e uscì, chiudendo la porta delicatamente.

-Mmh bene..Cosa posso fare?

Mi chiesi con un lungo sospiro. Presi quei fogli di giornale che mi avevano fatto da letto e inizia a leggerli. Si parlava di guerra, violenza, spettacoli di Broadway e sport. Forse nemmeno Midgard era un pianeta adatto a me. Mi stavo per addormentare, leggendo un articolo sul "Phantom of the Opera", poi sentii un bussare alla porta appena udibile. Mi alzai e andai ad aprire. Steve era sulla soglia della porta, con le mani in tasca.

-Steve sei già tornato? Non avevi detto che portavi la cena?

Si schiarì la voce.

-Ehm sì scusa, me ne sono dimenticato.

Ecco, le cose che non mi portavano erano due: 1)avrebbe dovuto avere le chiavi dell'appartamento e quindi non avrebbe dovuto bussare; 2)il cambio rapido del suo atteggiamento.

-Steve, le chiavi dell'appartamento?

Pestó un piede a terra.

-Mi sono cadute in un tombino! Sono così sbadato..

'Sbadato' non era di certo l'aggettivo che avrei usato per descriverlo.

-Ok Steve, io vado un attimo in bagno.

-Si vai, fa come se
fossi a casa tua.

Lo guardai con sospetto, poi trovai l'unica porta e naturalmente era un bagno, piccolo, con solo l'erogatore della doccia che puntava dritto sul water. Poco dopo uscii, dopo aver combattuto contro l'erogatore della doccia per lavarmi le mani.

Eh, qui è stata dura non morire..

Loki era seduto a terra, mentre leggeva quei fogli di giornale sparsi sul pavimento.

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Ringrazio lokismischiefs per aver lasciato che prendessi spunto da una sua idea di come continuare il capitolo.

Crush on Mr. Bad BoyWhere stories live. Discover now