16 gennaio

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16 gennaio 2018

Stasera io e Chanyeol abbiamo camminato ore e ore per le strade della città illuminata, mentre l'aria del Natale passato impregna ancora l'aria fredda e profumata di festa. Non credo si possa dire ma a me sembra di respirarla, l'atmosfera natalizia. Nonostante le feste siano passate, le strade erano affollatissime e piene di vita, i negozi aperti e con le insegne illuminate, i ristoranti pullulavano di gente fino a sera tardi. Abbiamo camminato tanto che il freddo mi ha congelato il naso e i piedi, al punto che non riuscivo a camminare. Anche Chanyeol era allo stremo, alto e mastodontico avvolto in un giubbotto enorme e col cappuccio sollevato da cui sbucava il suo viso dolcissimo. Mi ha portata in una caffetteria che adora, perché, parole sue, dovevo assolutamente provare un dolce particolare che fanno solo lì.
Quando ce l'hanno portato e ho preso la forchetta in mano, lui ha cominciato a fissarmi insistentemente, immobile.
"Ma che stai facendo?"
"Assaggialo, dai! Dimmi se ti piace"
Quindi sotto il suo sguardo attento ho assaggiato il dolce. Mi è scappato un sorriso e lui si è bivaccato sullo schienale della sedia battendo le mani. "Lo sapevo, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto" e sorrideva soddisfatto, come se lo avessi reso orgoglioso. Io ridevo soltanto, perché lui mi fa essere così. Mi fa ridere tanto, in continuazione, con una spontaneità purissima. Di risate che non posso trattenere e che fanno tanto casino in ogni posto in cui ci troviamo. E la sua risata mi fa ridere ancora di più; non si contiene, è uno spasso. Si accascia dove capita, colpisce le persone vicine, il tavolo, batte le mani. Quando ride è come un bambino.
Poi però c'è il Chanyeol serio. Quello che mi ascolta con gli occhi dentro i miei come se non si potesse perdere una parola di quello che dico, con attenzione e dedizione sinceri. Il Chanyeol che mi guarda come se potesse uccidermi, come se volesse scavarmi dentro fino a non far rimanere nulla.
Con i suoi occhi, nelle ultime due settimane, mi ha toccata ovunque. Dentro, fuori, pure le parole che pronuncio. Ma mai con le sue mani, neanche per sbaglio. Facendolo di proposito, essendone consapevole.
Questa cosa mi sta facendo uscire fuori di testa. Perché io voglio toccarlo, perché penso che lui non voglia toccarmi e che quindi non gli piaccio, ma soprattutto perché ci siamo già toccati. E allora rischio di dar di matto perché ho paura di essere una che pensa solo al sesso quando lui è così rilassato che non ci pensa, ma il fatto è che io lo desidero.
Questa cosa mi ha fatta uscire fuori di testa mentre mi riaccompagnava a casa e io guardavo la sua mano sul volante, col palmo aperto mentre lo girava ripetutamente.
Dopo esser stati insieme quasi cinque ore, prima di scendere dalla macchina abbiamo cominciato a parlare di come siamo arrivati a fare quello che facciamo, quello che studiamo. Quasi altre due ore passate in quei sedili nuovi con l'odore di lui.
Finché non mi ha chiamata Martha spaventata perché alle quattro del mattino non ero ancora rientrata.
Prima che io scendessi dalla macchina abbiamo pensato entrambi la stessa cosa, per una frazione di secondo. Poi però lui ha sospirato e con un sorriso dolcissimo mi ha detto, "spero di rivederti domani". E io sono rientrata, e sono ogni sera più stordita. Sempre più persa e non so dove mi porterà tutto questo. Mi sto legando a lui in una maniera troppo profonda e in troppo poco tempo. Adesso che succederà?
-

«Non hai parlato per tutta la serata. È successo qualcosa?»

«No, nulla. A te?» chiedo di rimando.

Alec ha una guida molto calma, rilassata. Porta la sua Audi nel buio della notte e nonostante la strada sia libera mantiene un'andatura lenta.

«Ti riferisci al mio comportamento un po' strano?»

«Sì, a quello» dico stizzita. Per tutta la sera Alec mi ha tenuta vicina a sé e ha dimostrato il suo affetto, in modo palese, in pubblico. Cosa che non fa mai.
Lui è sempre molto posato e contenuto, raramente mi prende la mano.
Chiaramente ci siamo accorti entrambi del suo comportamento e lui non ha bisogno di nasconderlo.

«Il tuo ex ti ha guardata per tutta la serata e io ho sentito il bisogno di mettere le cose in chiaro, ecco»

«È un comportamento infantile. Mi pare tu abbia compiuto ventisei anni, o mi sbaglio?»

«A volte mi piace tornare ragazzino. Soprattutto quando si tratta di te»

«Alec, il tuo comportamento denotava solo insicurezza. Se sto con te, e lui lo sa, demarcarlo non fa altro che farti sembrare geloso»

«Magari lo sono»

Rimango un attimo in silenzio. Alec non è un tipo geloso. Non ha mai dimostrato questo suo lato, e dubito che ci sia.

«Non ce n'è motivo»

«Helena, non gli è passata»

Il cuore comincia a battere più velocemente. Non capisco perché devo eccitarmi al minimo accenno di quella persona, è frustrante.
«Ma che dici..»

«Lo vedo, da come ti guardava. E se giudico un altro ragazzo mi puoi credere, fidati»

«Ti ho dato motivo di preoccuparti?»

«No»

«E allora rilassati.»

Lui annuisce, poggia una mano sulla mia gamba.
Io mi volto verso il finestrino, ripensando a un'unica scena in loop nella mia testa. Senza capacitarmi di come mi sia potuta sentire di nuovo viva, in un'emozione che potevo solo ricordare come perduta per sempre.
Perduta come la persona che pensavo ormai facesse parte solo dei miei sogni.
-

Quando arrivo a casa non prendo l'agenda. Non ne sento neanche il bisogno come sempre. Ed è perché ho già troppo a cui pensare, da rileggere nella mia mente, da ricordare.

Ripenso a quanto fosse bello, come prima cosa. A come il pantalone nero scendeva sulle sue gambe lunghe, alla camicia stretta sulle braccia in tensione. Al suo viso dolce e triste, ai suoi capelli scuri come la notte. Alla sua personalità che mi si impone attorno, che non riesco a ignorare, che pizzica i miei nervi e mi attrae.

E dopo tutto quello che abbiamo passato ci ritroviamo così.
Dopo mesi di non dirci una parola, non vedere i nostri visi come se avessimo potuto dimenticarli per sempre. Di aver chiuso con violenza la storia più bella della mia vita, e averlo perso, lui mi dice semplicemente che in mia presenza si è sentito esattamente come mi sentivo io.

Non cederò. Non avrà di nuovo il mio cuore, non ci distruggeremo di nuovo a vicenda.

Costringo il mio corpo al letto mentre con la mente vorrei alzarmi e andare da lui, perché semplicemente la lontananza mi fa stare male.

Invece no, affogherò le sue parole nell'abisso della mia mente. E semmai lo rivedrò, non una parola che non sia un saluto verrà pronunciata dalle mie labbra.
Non chiudo occhio per tutta la notte.

365 days // ChanyeolWhere stories live. Discover now