1 giugno

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1 giugno 2018

Stamattina mi sono svegliata col sorriso sulle labbra. Giugno è il mio mese preferito sin da quando ero bambina, perché la gioia della fine della scuola era immensa.
Anche adesso, che una fine allo studio e al lavoro non c'è, mi è rimasta addosso quella sensazione di spensieratezza, del primo giorno dell'estate.
Stamattina era palese che fossi di buon umore e Chanyeol mi ha chiesto perché, così gli ho raccontato del mio 'mito' del mese perfetto. Lui ha fatto un sorriso ampissimo e mi ha detto che sono scema. Io gli ho dato una botta sul braccio e ho messo il broncio davvero come quando ero bambina. Allora lui mi ha detto: "mi fai stringere il cuore" ma io non ho capito bene cosa intendesse. Lui ha sospirato, arricciando le labbra e roteando le pupille pensando a come esprimersi.
"Provi mai tanta emozione che ti fa male il petto? Ecco, penso si intenda questo quando si dice che si stringe il cuore"
"Ma se mi hai detto che sono una scema!"
Lui ha annuito e poi mi ha baciato tutta la faccia. Certe volte non lo capisco. O forse sono semplicemente annebbiata dalla marea di sensazioni che mi fa sentire e la mia intelligenza è venuta meno improvvisamente. Fatto sta che da quell'argomento stupido siamo passati a parlare di cose serie, cose che mi fanno contorcere letteralmente le budella. Lui mi ha detto, "te la ricordi la notte del trentuno dicembre? È stata la più bella della mia vita"
Io ho sospirato così profondamente che il mio petto ha tremato, così presa dall'emozione ho parlato tutto d'un fiato. E gli ho detto che mi ha sconvolto la vita e che io così viva non mi ci sono mai sentita. Lui, serio come la morte, mi ha baciata così profondamente che l'ho sentito arrivare alla mia anima e prenderla completamente per farla sua.
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Dopo l'ennesima passata di mascara sulle ciglia ormai cariche, indosso i tacchi e metto il rossetto e un pacco di fazzoletti in borsa.
Quando esco dalla porta di casa e mi avvicino alla macchina, vedo Alec aprire lo sportello. Indossa il suo solito frac nero, con il papillon in vista e i capelli perfettamente pettinati, senza un pelo fuori posto.

Mi accoglie anche stavolta con una bacio abbastanza appassionato, e io ho ancora la strana sensazione che le sue intenzioni stiano piano piano cambiando.
Non sta più soltanto passando il tempo con me, ecco. E ha le sue maniere di dimostrarlo, volontarie o non.

«Stai veramente bene» mi dice soddisfatto.
Gli dico grazie, anche tu.

Durante il tragitto mi parla della serata. Dice che ci saranno una cinquantina di persone, che il posto è veramente lussuoso ed elegante. E lontano, anche, disperso in una strada di campagna. 
Quando scendo dalla macchina rabbrividisco. L'aria fredda è pungente ma la vista davanti a me toglie il fiato. Siamo su un'altura dal quale si gode di una vista bellissima sulla città completamente illuminata per la sera.

Non ho il tempo di godere del panorama perché Alec mi appoggia la mano sulla schiena e insieme entriamo nella sala. Sembra di essere a un matrimonio; un lampadario di cristallo pende dal soffitto e al lato sinistro della sala c'è un laghetto finto nel quale si riversano due cascate che partono dall'alto soffitto. I tavoli sparsi per la sala sono addobbati da centritavola di fiori e gemme colorate, in un'atmosfera di luci viola soffuse, musica e chiacchiericcio di sottofondo.

Come al solito incontriamo il primo gruppo di persone da salutare e io metto su il mio solito sorriso di circostanza.
Vengo presentata a svariate coppie: tutte le donne hanno vestiti lunghi e sgargianti, sfoggiano gioielli vistosi e camminano col mento in sù.
Mi fanno ridere, ma siccome io in fondo non sono tanto diversa da loro, mi mantengo composta e faccio i complimenti sui vestiti.

«Alec, che piacere! Ed Helena, che visione»
Un amico di vecchia data della famiglia di Alec come al solito ci ferma per i convenevoli. Ci porge due bicchieri di champagne e mi chiede interessato del lavoro, nonostante ne avessimo già parlato due settimane fa. Poi la conversazione si concentra su Alec, e io passo in rassegna la sala con lo sguardo. Mi sono stati presentati tutti ma non ricordo il nome di nessuno. Li riconosco con appellativi stupidi; la signora col vestito rosso, il ragazzo con gli occhi chiarissimi, la ragazza bionda con i tacchi più alti dei miei.

365 days // ChanyeolWhere stories live. Discover now