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Tento di muovere il braccio, ma mi accorgo del fatto che sia impossibile farlo a causa del corpo di Harry che lo schiaccia. Esercito un po' di forza riuscendo a liberarlo, gemo libera dal dolore e sospiro. "Non puoi fare certi versi mentre mi sveglio." sento Harry mormora sul mio collo. Poi lo sento mordicchiare il mio collo e ridacchiare quando stringo la presa sul suo braccio. "Piantala." lo ammonisco. "Se solo non fossi nel tuo periodo rosso... forse mi avresti potuto aiutare." mi prende in giro sollevandosi fino al mio viso. "Quello potrei farlo anche essendo nel mio periodo rosso." gli ricordo prendendolo alla sprovvista. "L'unico mio modo, invece, di saziare la fame è abbuffarmi di cibo. Chi credi sia messo peggio?" aggiungo sfidandolo. Maledizione, non riuscirò mai a stargli lontano. Fanculo.

"Tu di certo e mi dispiace parecchio. Io, tutto sommato, sono di sicuro disposto ad accettare la tua buona azione." ghigna avvicinandosi pericolosamente alla mia bocca. "Forse potrebbe saziare un po' la tua fame." aggiunge mormorando. In un secondo cattura la mia bocca facendomi dimenticare di qualsiasi cosa prima si aggirasse nella mia testa. Le mie mani scivolano sulla sua schiena, poi sull'orlo della sua maglia.

"Cucini tu qualcosa per cena, mmh." ansimo sulle sue labbra. "Consideralo già fatto." geme quando la mia mano si sposta sui suoi addominali definiti.

*

Strofino il mio occhio sinistro mentre osservo Harry preparare le patatine fritte, poi sbadiglio e infine mi stiracchio. "Possibile che tu abbia sempre sonno?" mi guarda. "Ciclo." sbuffo. "Voi donne date sempre la colpa al ciclo mestruale." ribatte. "Sì, esatto, quindi non rompere il cazzo e dammi da mangiare." borbotto. "Per favore." aggiungo. "Certo, mia regina." alza gli occhi al cielo per poi mettermi davanti un piatto con patatine fritte e cotoletta. "Amo quando mi chiami così." chiudo gli occhi sollevando lievemente il capo in estasi.

Dopo cena decido di lavare i piatti, accompagnata ovviamente dai miei meravigliosi mal di schiena e mal di pancia che non mi hanno mollata nemmeno per un minuto da quando mi sono svegliata e beh... mi sono intrattenuta con il riccio adesso seduto al tavolo della cucina intento a leggere una rivista.

"Wow, si parla ancora della riabilitazione della Lovato, affascinante." grugnisce girando pagina. "Harry! Abbi un po' di rispetto!" lo ammonisco severamente per poi chiudere l'acqua e asciugarmi le mani. "Non l'ho mica insultata, santo cielo." sbuffa. "Beh, è pur sempre una persona. Proprio come te. Sii gentile." "Che farai tra poco, ti metterai a piangere se dirò una parolaccia? Dio, quanto siete sensibili." borbotta. "Scemo." sospiro sistemando lo straccio al suo posto.

Lo raggiungo, fissandolo nel momento in cui molla la rivista e mi trascina sulle sue gambe. "Scemo. Che insulto offensivo." mi prende in giro. "Volevo essere soft e non esagerare." scosto una ciocca di capelli dalla sua fronte. "Certo." mi canzona.

"Hai dei capelli così lunghi." mormoro fissando le lunghe ciocche scure e arricciate. "Non ti piacciono?" chiede. Perché me lo ha chiesto? Gli importa il mio parere? Il mio cuore prende a battere più in fretta del solito, ma cerco di mascherare il mio nervosismo. "In realtà, sì, parecchio." ammetto imbarazzata. "Ti piace tirarli, mmh?" mi provoca, attirandomi più vicina a lui. "Molto." lo fisso dritto negli occhi. "Un giorno mi spiegherai come fai ad essere così... Brooklyn." dice osservandomi. "Che significa?" chiedo confusa piegando il capo. "Prima o poi te lo dirò." sorride soddisfatto di avermi incuriosita parecchio.

"Ti odio." sbuffo, ma non smuovendomi dalle sue gambe. "Eppure sei ancora seduta sopra di me." mi fa notare. "E ti da fastidio?" incrocio le braccia al petto. "Forse. Un po'." dice. E allora perché diamine cerca il contatto fisico? Perché è sempre lui a toccarmi o sfiorarmi? Non ho nemmeno idea se mi stia prendendo in giro o meno visto che è serio e inespressivo la metà del tempo. In più mi piace da morire e non ho proprio voglia di apparire come uno zimbello ai suoi occhi.

Abbastanza a disagio dalla sua risposta decido di allontanarmi e a sfuggire dalle sue braccia che tentano di tenermi ferma. Il sorriso sul suo volto si affievolisce man mano che mi guarda allontanare.

"Brooklyn, dove stai andando?" chiede confuso. "A dormire, sono stanca." lo liquido in fretta per poi uscire dalla cucina.

Sto per raggiungere le scale quando una mano afferra il mio braccio facendomi fermare. "Adesso mi spieghi cosa ti è preso prima." 

Let's play a game. || H.S.Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum