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Per le quattro e mezza del mattino metto piede a San Pietroburgo, Harry cammina sicuro al mio fianco mentre mi guida verso il parcheggio dell'aeroporto russo. Estrae un mazzo di chiavi dalla tasca dei suoi pantaloni neri, poi le auto di una Mercedes lampeggiano e non ho bisogno di aver detto di salire.

Come ci sono finita in Russia? Perché mia madre ha assunto Harry? E soprattutto, perché mi ha mentito? Non sono stupida, era chiaro che l'obiettivo della serata fossi io e, sebbene abbia messo da parte questo pensiero per il momento, sono ancora terrorizzata.

"Posso sapere dove stiamo andando?" prendo parola dopo un quarto d'ora di intenso e teso silenzio. "Casa." parla solo a monosillabi? "E... staremo qui per quanto?" "Tempo indeterminato." risponde. Rilascio un sospiro annuendo. Mi volto verso il finestrino notando la marea di piante e alberi che ci circondano, dovremmo essere usciti fuori città perché non c'è traccia di persone o di... civiltà.

Ci fermiamo davanti ad una villetta non troppo appariscente agli occhi della gente, insomma, una di quelle semplici ville che si trovano in mezzo al nulla solo per stare tranquilli. L'esterno è molto carino: è tutto accerchiato da un cancello e un bel muretto con tanto di recinto, all'interno vi è un grande giardino su cui poggia, a pochi passi da noi, una bellissima casa grigia – ovviamente – a due piani. Non è molto grande e credo sia proprio per questo che non è dotata di un solo piano.

"Wow..." mormoro avvicinandomi al portico. Harry si avvicina a me, al suo fianco due valigie. Ritorno in macchina per recuperare la mia borsa e lo zaino, poi mi sbrigo a raggiungerlo e trascinare dentro la mia valigia.

Do un'occhiata veloce in giro mentre sbadiglio, poi noto l'ora e capisco perché tutto questo sonno: sono le cinque e venticinque del mattino.

"Vai a dormire." mi volto, notando il riccio salire le scale in compagnia della sua valigia.

"Sì, io... sto andando." annuisco, poi sparisce.

Un grande sospiro lascia le mie labbra mentre mi disfo della giacca e delle scarpe. Prendo posto sul divano, portando una mano sugli occhi stanchi e gonfi... non mi accorgo nemmeno di star piangendo, ma ormai è troppo tardi per ritirare tutto indietro, così mi lascio andare.

Non ho idea di come io sia finita in questa situazione e forse per oggi non voglio nemmeno pensarci perché la stella sta martellando e il mio corpo ha bisogno di riposare. Lancio uno sguardo per la stanza accorgendomi di una porta socchiusa- sembra un piccolo bagno... perfetto.

Apro la valigia afferrando un paio di pantaloni di tuta e una felpa, poi chiudo la porta alle mie spalle e mi cambio. Quando ho finito di struccarmi e legato i capelli in una crocchia disordinata esco dal bagno ed entro in cucina. Come immaginavo, gli sportelli e la dispensa che fanno compagnia al frigo sono vuoti. In questo momento vorrei tanto una camomilla, ma non c'è niente, quindi sarà meglio che io trovi la stanza in cui starò per non so quanto tempo.

Salgo le scale con un po' di fatica visto che devo trascinare valigia, zaino e borsa. Quando arrivo all'ultimo scalino poggio male il piede scivolando sul pavimento e seguita a ruota dalla valigia e tutto il resto.

"Accidenti." mormoro mettendomi in ginocchio per cominciare a raccogliere le cose sfuggite dalla valigia.

"Che stai facendo?" noto i piedi di Harry proprio accanto ai miei slip di pizzo blu e... vorrei sotterrarmi.

"Io... sono inciampata e- stavo andando in camera mia." sospiro raccattando tutte le mie cose il più in fretta possibile. Mi cede la sua mano e, dopo averla accettata, con una sola mossa mi fa alzare.

Apro la porta sulla destra del corridoio scoprendo una semplice camera da letto tutta bianca. Non scherzo quando dico che persino la moquette sul pavimento è bianca o le cornici.

"Buonanotte, Harry e grazie ancora." fisso la sua felpa grigia. Scuote la mano in segno di pochezza e ritorna in camera sua.

"Beh, benvenuta a casa Brooklyn." 

Let's play a game. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora