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L'aria si è improvvisamente fatta pesante, i colori si sono spenti sul mio volto e il cuore mi batte a mille mentre guardo mia madre posare il bicchiere di vino e avvicinarsi a me.

Deglutisco quando la vedo sempre più vicino fino a quando non si ferma proprio di fronte alla mia figura, i suoi occhi mi guardano con disapprovazione e poi... poi la sua mano si schianta contro il mio viso. "Questo è perché ti ho insegnato cos'è l'educazione." Il palmo della sua mano lo ricopre ancora una volta. "E questo è perché sono tua madre e non voglio essere trattata come una stupida bambina a cui puoi attaccare il cellulare in faccia."

Nessuno fiata, nessuno muove un muscolo, neppure la sottoscritta. Sono talmente sotto shock da non importarmene nemmeno dei suoi schiaffi da madre modello.

"Perché siete qui?" non si rivolge a nessuno in particolare. "Thomas è stato ucciso, ecco perché siamo piombati qui con poco preavviso." spiega piano Daniel. Chissà quando è entrato.

"Che peccato, non era male." sospira pensierosa. "Si sa chi è stato?" "No..." "Bene, scopritelo." "Che ne facciamo di List?" mormora Daniel. "Non è un mio problema. Ci sono parecchi bidoni della spazzatura fuori, no?"

Un fremito mi scorre su per le mani, poi la schiena e infine si trasforma in un tic nervoso che colpisce il mio occhio.

"Non è un tuo problema? Bidoni della spazzatura?" ripeto le sue parole. La donna si volta nella mia direzione osservandomi attentamente. "Tesoro..." "Ma chi diamine sei tu?" la guardo schifata prima di correre verso le scale.

"Brooklyn!" mi richiama, ma in cambio ottiene solo un gran bel dito medio da parte mia. Preleverò io stessa il corpo di Thomas se servirà a donargli un funerale come si deve. Non se lo meritava. Non meritava di morire e soprattutto di essere trattato come uno qualunque.

Trovo facilmente la camera principale, la mia e mi ci infilo dentro. Per quanto non venga a Boston così spesso riesco comunque a ricordare dove si trova cosa. Questa casa mi suggerì di prenderla proprio mia madre visto passavo metà del mio tempo in America, ma adesso... adesso mi sembra proprio di essere un'estranea.

Vederla in casa mia mi disgusta, saperla così vicino a qualcosa di privato che mi appartiene mi da la nausea. Forse prima sarei riuscita a passarci su, ma ora no. Che sia mia madre o meno non voglio più dover starle così vicino o parlarle o... qualsiasi cosa la coinvolga. Forse per il momento devo stringere i denti e andare avanti, ma nel momento in cui tutto finirà lei dovrà sparire dalla mia vita.

Bussano alla porta, ma io non mi preoccupo nemmeno di vedere di chi si tratti, tanto entrerà comunque. Fisso il pavimento seduta sul bordo del materasso mentre osservo due paia di scarpe a me familiari: Harry.

"Daniel si occuperà di Thomas, non preoccuparti." dice, io non rispondo. "Presto ce ne andremo." aggiunge poi. Vedendo le mie non risposte, le sue dita si posano sul mio mento sollevandolo e girandolo nella sua direzione. Il suo sguardo si indurisce mentre osserva attentamente la mia faccia. "Ti spunterà un livido qui – accarezza piano il lato sinistro della mia mascella – a causa degli anelli. Per il rossore, invece, basteranno un paio di minuti." parla.

"Non mi importa..." bisbiglio puntando lo sguardo sui suoi pantaloni neri. "Parla con lei e andiamocene." "Farò il prima possibile." annuisce alzandosi dal letto, poi si avvicina alla porta della stanza.

"Brooklyn." mi richiama mentre io continuo a guardarlo con sguardo perso.

Non rispondo, lo fisso e basta.

"Mi dispiace per Thomas." dice, poi si richiude la porta alle spalle e il mio cuore si rimpicciolisce di un'altra taglia ancora.

Let's play a game. || H.S.Where stories live. Discover now