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3.6

Il giorno precedente avevo davvero passato tutto il tempo a sonnecchiare e infastidire Harry tra un sonnellino e l'altro.

Oggi mi sento molto meglio, per fortuna, e questo mi aiuta ad affrontare la giornata con il verso giusto. Stamattina, per esempio, ho ritirato il bucato, spazzato i pavimenti e spolverato cucina, bagno e camera mia, il tutto mentre Harry era ancora a letto.

Adesso, mentre osservo l'impasto sul tavolo, mi chiedo come mi sia venuto in mente di preparare i biscotti. Ci sono un sacco di gocce di cioccolato sparse per il tavolo e impasto persino sul pavimento: che odio!

Finisco velocemente di sistemare i cerchi d'impasto sulla teglia e inforno, poi mi dedico alla pulizia – ancora una volta – della cucina. Mi chino accanto alla sedia cercando di eliminare la macchia di cioccolato dal pavimento sfregando più e più volte sullo stesso punto.

"Porca puttana, Brooklyn." la voce di Harry mi arriva alle orecchie facendomi sobbalzare dallo spavento. Vengo talmente presa alla sprovvista da far cadere il panno bagnato, poggiare male il piede e passare dall'avere il culo per aria a ritrovarmelo schiacciato contro il pavimento freddo.

"Merda." borbotto poggiandomi una mano sulla fronte.

"Ma come hai fatto?" la faccia divertita di Harry si abbassa alla mia altezza. "Mi hai fatta spaventare, Harry!" ribatto infastidita. Il riccio ridacchia mentre si rialza e mi cede la sua mano che, controvoglia, accetto. Lo slancio è abbastanza forte da farmi atterrare con le mani sul suo petto e farci ritrovare talmente vicini da poter sentire il fiato dell'altro sul viso.

"N-non farmi spaventare mai più." balbetto guardandolo negli occhi. "E tu non farmi imprecare di prima mattina." stringe il mio fianco. "Ah, quindi adesso è colpa mia." sbuffo alzando gli occhi al cielo. "Di sicuro non ero io quello con il culo all'aria e un paio di leggins trasparenti." mi guarda. "Non sono trasparenti." borbotto fissando la sua spalla. "Perché non ti abbassi di nuovo così controllo meglio? Forse hai ragione." ghigna. "Harry!" esclamo colpendolo leggermente e facendolo ridere. Il moro non risponde, piuttosto sposta entrambe le mani sul mio fondo schiena facendomi arrossire per poi tracciare sopra al tessuto nero il percorso dei miei slip attaccati ai fianchi. "Tu guarda, talmente sottili da sapere dove cominciano e dove finiscono." mormora a qualche centimetro di distanza dalle mie labbra.

Brooklyn, no, no e no. Non puoi continuare a sbaciucchiare e andare a letto con la tua guardia del corpo. Vuoi soffrire ancora, idiota? Beh, sappi che se lo baci, poi non voglio sentirti lamentare. Deglutisco e mi allontano dalla sua presa.

"Vado a cambiarmi allora, tanto li ho sporcati comunque. Tu... non lo so, fai pure colazione. Ho infornato dei biscotti qualche minuto fa." sorrido lievemente per poi uscire in fretta dalla cucina e raggiungere la mia camera.

Brava, Brooklyn. Non ha senso continuare a baciarvi se tu vuoi di più e lui non può dartelo. Maledetta coscienza. Con un sospiro abbasso i leggins e recupero un paio di pantaloni della tuta, li indosso e mi distendo sul letto.

Roba da matti: rischio ogni giorno di morire e mi faccio più complessi per un ragazzo. Ovviamente tutto questo è da Brooklyn e ad essere onesta, l'idea mi fa un po' sorridere perché significa che sono ancora qui, che tutto questo casino non mi ha stravolta del tutto. È importante per me sapere che, sebbene la mia vita sia un casino, io sia comunque quasi sempre la stessa persona di prima.

Sposto il capo notando una vecchia cornice di famiglia poggiata sul mio comodino... ci siamo proprio tutti, cugini compresi. Quelli erano i tempi che preferivo di più, quelli in cui passavamo mesi in questa casa insieme ai nonni, gli zii e i cugini come una vera famiglia. Allungo la mano prendendola mentre un piccolo sorriso cresce sul mio volto al ricordo della festa di compleanno in piscina di zia Penny.

E mentre osservo più attentamente la cornice una domanda mi sorge spontanea: dov'è la famiglia di Harry? 

Let's play a game. || H.S.Where stories live. Discover now