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-Caro papà ti ricordi di quando mi spingevi sull'altalena ?

Io no, non me lo ricordo  e, beh, vorrei ricordarmelo. Eri un uomo buono, papà, forse è per questo che tutti gli angeli ti volevano avere e ti hanno preso subito. Ora che sono grande, vorrei che tu vedessi come sono cambiata, come sono cresciuti i miei capelli color carota, il taglio che  mi sono fatta per domarli e le lentiggini sopra il mio naso che non se ne andranno mai. Sono cresciuta anche senza te, alla fine, anche se a volte penso che tu non te ne sia andato, che tu sia sempre rimasto nella stanza accanto alla mia diviso da un muro. Se appoggio la testa alla parete sento che tu sei di là e tu se fai lo stesso senti ciò che dico io da qua. Per questo posso dire il tuo nome senza sentire un enorme vuoto dentro, chiamarti come ti chiamavo quando ancora mi spingevi sull'altalena ed eri vicino a me, perchè in parte lo sei ancora. Non importa se ci divide una parete e se non riesco più a toccarti, io so che là dietro tu ci sei e anche se vorrei vederti e raccontarti così tante cose, mi limito ad appoggiare la testa alla parete e a sentirti in me. Credo che tu continui ancora a sentirci, aldilà  del muro, meravigliandoti di quanti siamo oggi qua a ricordarti. Perchè la malattia ci ha diviso, non ci allontanato e se anche la gente parla di te come se ci avessi abbandonato, tu non ci hai mai lasciato, tu sei ancora tra di noi, seduto su quelle panchine laggiù. Dal tuo muro tu mi batti le mani, orgoglioso di me e di quello che sono diventata senza di te. Vorrei abbatterlo e andare ad abbracciarti, ma mi limito a finire qui il discorso in modo che se altre persone abbiano qualche pensiero da condividere si facciano avanti- 

Guardo la gente, il volto pieno di lacrime di mia mamma, Jess e Sha che mi sorridono debolmente dalle pime file e mi volto verso l'altare. Faccio il segno della croce e torno a sedermi mentre un'altra persona mi passa accanto per andare a condividere altri pensieri.

-Sei stata bravissima, veniva da piangere pure a me- mi dice Sha mentre usciamo. La gente ci passa accanto e qualcuno si ferma e ha ancora il coraggio di dire "mi dispiace" nonostante siano passati ben 12 anni.

-Sì, penso che tuo padre sarebbe stato orgoglioso di te - aggiunge Jess e io tengo il viso verso il cielo che è grigio sporco lasciando che la neve mi cada in faccia.

"Sei davvero fiero di me Papy? Anche se ho trattato male la mamma dopo che si era comportata da stronza per tre anni?"

Camminiamo verso il cimitero, tutte e tre in silenzio fianco a fianco, stringendoci nei nostri cappotti. Di solito non vado mai al cimitero se non al compleanno di qualche parente defunto, alla festa dei morti e alle varie celebrazioni importanti perchè mi mette tristezza. Anche solo parlarne, usare l'imperfetto verso quelle persone che sono lì dentro come per dire che un tempo esistevano e che ora sono solo mucchietti di ossa mette tristezza.

Ci avviciniamo alla tomba di famiglia. Mia nonna è già lì davanti che prega.

-Sono passati 12 anni ma è come se mio figlio fosse morto ieri: quando lo ricordi fa sempre male come la prima volta- mi confida,  continuando a fissare la foto sorridente di papà - credimi, Samantha, nulla fa più male dei rimpianti...perciò non lasciare mai nulla in sospeso perché è meglio una parola in più che una in meno- aggiunge ed io mi chiedo se nonna non avrebbe litigato così pesantemente con papà se avesse saputo che stava per morire .

Annuisco anche se non mi vede e dico anche io una preghierina veloce. Davanti alla foto di mio padre la mia mente rimbalza non so come a Sly e mi chiedo perché.
Lo odio, anche se una parte di me non può fare a meno di pensarci.
E come mia nonna non voglio avere rimpianti.

Poi esco dal cimitero come una bambina piccola esce dalla casa degli errori, con sollievo.

OUTSIDER: FiregirlWo Geschichten leben. Entdecke jetzt