Capitolo 16

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"Su Lau dai è stato divertente!"

"Smettila di imitare Ariana." Lauren si mise a ridere e diede una piccola spinta alla dea che teneva il sorriso fisso da quell'evento. Stavano camminando verso casa della corvina, ma presto si sarebbero divise perché Camila doveva raggiungere il bosco in cui si trovava il pozzo magico. Avevano passato una bella giornata al mare insieme alle ragazze dell'Olimpo ed entrambe erano più serene.

"È stato bello." Lauren alzò il volto verso la magnifica donna che camminava con lei: drizzò le orecchie come un cagnolino in ascolto, al suono della sua voce melodiosa.

"È da troppo tempo che non mi sentivo così libera e felice."

"Potrei aiutarti a farlo accadere sempre." La dea la guardò con rassegnazione ma le sorrise amorevolmente:

"Grazie, ma è impossibile che accada." La corvina fece un'espressione triste e infilò le mani nelle tasche dei jeans.

"Da dove vieni tu... esiste la libertà?"

"Quasi non c'è, Zeus decide e noi rispettiamo le sue regole."

"Non mi sembra giusto: dovresti poter scegliere per il tuo futuro e frequentare chi vuoi, anche... se sono umani. Te lo meriti." La corvina lo sussurrò e nei suoi occhi lampeggiò l'amarezza per quella realtà deludente. La dea sorrise ancora e le prese un braccio per avvicinarla:

"Dolce." Le schioccò un bacio sulla guancia e Lauren presa dallo stupore, portò la mano sulla pelle colorita, guardando la ragazza con confusione e stupore. Lei le lanciò un occhiolino e si allontanò:

"Ci sentiamo dopo Lauren." La salutò con una mano, agitando il braccio, e scattò via, verso la sua destinazione.

La nostra umana camminò con calma verso casa sua, in quel quartiere non potevano girare paparazzi quindi era tranquilla che non sarebbe stata beccata a ricevere un bacio da quell'angelo. Oh che bella che era, con quel sorriso, la faceva impazzire di gioia e ora sorrideva anche lei come un'ebete. Era ancora spaventata da quei sentimenti ma aveva l'obiettivo di renderla felice e nulla era più forte di questo.

"Finalmente sei sola." Lauren si voltò riconoscendo la voce dell'uomo-fulmine, come sempre sembrava tremolante e piena di energia.

"Che cosa vuoi da me?" Non si mosse per scappare, sarebbe stato inutile a causa della sua velocità, rimase ferma in quella strada buia, senza poter chiamare Camila. Forse era meglio così, pensò la ragazza, almeno non sarebbe stata in pericolo a causa sua.

"Tuo padre è vivo e ti reclama. Devi seguirmi."

"Mio padre? Per chi mi hai preso una cretina? Come fai a conoscerlo?!"

"Lauren tu sei una di noi, vieni con me e scoprirai tutto." L'uomo fece un passo verso di lei e le mostrò la mano, al centro un simbolo: una libellula con un numero romano sul busto XXVII.

Lauren si arrese ai suoi voleri e prese la sua mano con tristezza ma allo stesso tempo curiosità: non sapeva se essere arrabbiata con suo padre o no, sapeva ora che tra divinità e umani non potevano esserci rapporti, quindi per questo forse era sparito.

Sentì una piccola scossa e subito dopo non si trovava più nella strada per casa sua, ma in un castello, precisamente nella sala del trono: rialzandosi fece correre lo sguardo sulle pareti in pietra e ricoperte di arazzi rossi e tende, poi raggiunse il trono: lì c'era seduto un uomo. La sua figura era quasi imponente, accentuata dall'oro che circondava il suo corpo e dal porpora regale, seduto impassibile.

"Non ti piace l'ambientazione figliola cara?"

"Papà!" L'uomo come un fulmine tornò al fianco del suo capo e fece un sorriso alla donna che stava al centro della sala. Suo padre era rimasto uguale come se gli anni fossero passati solo per lei: sedeva con compostezza e superiorità, il suo sguardo sempre fermo, ma caloroso.

La dea dell'amore mi perseguita!Where stories live. Discover now