Capitolo 13

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Ci stacchiamo poco dopo ansanti,fronte contro fronte e lo vedo sorridere "cosa mi fai Katherine Donovan?" Mi domanda retorico stampandomi subito dopo un bacio sulle labbra che mi fa sorridere a mia volta. "Quello che tu stai facendo a me signor scorbutico combina guai" gli sussurro ad un millimetro dalle sue labbra facendo scontrare i nostri nasi in un tocco leggero. Ridacchiamo entrambi ma poi mi faccio subito seria "mi puoi spiegare cos'è successo?" Chiedo io intrecciando le nostre mani mentre lui mi stringe ancora di più a se tenendomi sempre sulle sue gambe. Poggia la testa sulla mia spalla e sospira "stavo per dare seriamente un pugno a Leo quando tu hai iniziato ad urlare e ti sei accovacciata per terra,mi sono subito voltato nella tua direzione e sono venuto a soccorrerti ma non c'è stato modo di farti tornare da noi,così stavo per prenderti in braccio per portarti in casa ma mio padre ha fatto il solito commento volgare che mi ha fatto vedere tutto rosso e mi sono avventato su di lui scansando tuo padre. Mi sono fermato dal riempirlo di pugni solo quando ti ho sentito gridare il mio nome mentre Leo ti trasportava in braccio verso casa ma papà ha approfittato del momento di distrazione e mi ha tirato qualche cazzotto,a quel punto è intervenuto tuo padre che ne è uscito un po' ammaccato ma nulla di che" mi dice sollevandomi il viso accarezzandomi la guancia. Ci guardiamo negli occhi e nei suoi leggo tutto ciò che vorrei vedere per sempre,vorrei perdermici nei suoi occhi e non lasciarlo più "ho così tanta voglia di baciarti di nuovo" mi sussurra piano in un suono quasi inudibile "fallo." Gli rispondo io.
Lo vedo sorridere e quando sta per avvicinarsi sentiamo qualcuno bussare alla porta "siete qui dentro?" riconosco la voce di Leo. Guardo il ragazzo vicino a me allarmata mentre lui sembra del tutto a suo agio,sbuffa solo scocciato dalla situazione. Io mi alzo dalle sue gambe "si Leo entra pure" dico io fingendo di sistemare il disinfettante e il cotone mentre il moro fa il suo ingresso nel bagno. "Sono venuto a vedere come stessi piccola Kath,ci hai spaventati a morte tutti" dice sulla soglia alternando lo sguardo tra me e suo fratello che si guarda le mani completamente indifferente alla situazione. "Oh...ehm,sì sto bene non ti preoccupare ho solo un po' di mal di testa" dico io portandomi  una ciocca di capelli dietro l'orecchio "e bevi disinfettante per il mal di testa?" chiede il mio migliore amico alzando un sopracciglio "piantala di sparare cazzate fratellino lo sai che Kath ha lo spirito da crocerossina,ha visto le mie ferite e ha voluto accertarsi che fossero apposto,finito con l'interrogatorio?" Risponde scontroso il biondo dietro di me elevandosi in tutta la sua imponente altezza e piegandosi per sistemarsi i jeans facendoli tornare al loro posto per poi tirarsi nuovamente su eretto e scompigliarsi i capelli "non azzardarti a stringere le mani a pugno o tutto il mio lavoro sarà mandato a puttane. Dai alle ferite il tempo di cicatrizzarsi" gli dico io notando che si sta innervosendo e che era pronto a serrare i pugni per mantenere la finta calma che lo contraddistingue. "Ai suoi ordini dottoressa Donovan,ora vogliamo scendere? O volete fare un party qua in bagno?" Domanda sorpassando me e suo fratello e incamminandosi al piano di sotto.

Leo intanto si avvicina a me e mi afferra il viso tra le mani "mi hai fatto prendere un colpo eri così...immersa nel tuo ricordo." Mi dice lasciandomi un bacio sulla fronte "ora sto bene Leo non devi preoccuparti,mi capita quando sono sotto stress o se accade qualcosa che ho già visto in passato che ha a che fare con Aaron" dico io afferrando il suo braccio e conducendolo fuori dal bagno verso lo scalone che porta al piano di sotto "e in questo caso di cosa si trattava?" Mi chiede fermandosi sul corridoio. Mi acciglio un attimo non capendo a cosa si riferisca ma quando capisco mi rivolgo a lui  "lo stress." Rispondo secca mentendo spudoratamente. Devo mentirti Leo perché tu non hai mai saputo di quella notte. Penso nella mia mente. Ed è così. Avevamo deciso tutti e tre di comune accordo di non dire nulla ne ad Elisabeth ne tanto meno a Leo. D'altro canto Axel non avrebbe mai parlato visto che era dentro fino al collo sulla questione. Quella notte portammo Aaron in ospedale e raccontammo a tutti la versione che io e Nate avevamo deciso in macchina nel tragitto. Sembravamo due automi,due robot che ripetevano le stesse cose "siamo andati ad una festa fuori città,un ragazzo ci ha provato con me importunandomi ed Aaron ha reagito,si sono picchiati e quando Nate si è accorto di quello che stava succedendo è intervenuto" quando ci chiedevano se ricordassimo il volto del ragazzo implicato rispondevamo sempre che non eravamo riusciti a vederlo in faccia per colpa delle luci soffuse della discoteca. "Ehi Kath! Sei con me?" Mi domandò Leo sventolandomi la mano davanti agli occhi. Mi ero nuovamente incantata pensando al passato,dovevo davvero smetterla. "Si scusa mi sono incantata,comunque è solo colpa dello stress nulla di cui preoccuparsi." Gli ripeto io per poi scendere insieme le scale e raggiungere gli altri in salotto.

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