Capitolo 27: promettimelo.

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Passarono due giorni dopo che mia madre si riveló come tale.
Non sapevo nemmeno io cosa pensare, se l'avessi perdonata o se continuassi a serbare rancore per il gesto che ha fatto.
Mio padre non spiaccica parola con lei e si limitavano soltanto a occhiate, che non sapevo decifrare.
Mia madre si era finta morta.
Ero cresciuta senza una figura materna ed era tutta colpa sua, ha manipolato le nostre menti insieme a quel professore dal nome strano.
Avrei dovuto odiarla.
Ma come potevo?
Ed in fondo, è solo grazie a lei se in quel momento, ancora viva, ero distesa con Victor sul letto scomodo di quella stanza, mentre fuori dalla finestra regnava il buio totale.
Mi abbracciava, mi cingeva a lui come se non volesse mai più lasciarmi, mentre con un braccio continuava a farmi i grattini sulla spalla.
Stavamo in silenzio e quando i nostri sguardi si incrociavano non ci pensava due volte a darmi un bacio lento e pieno d'amore.
Dio quanto l'amavo.
Eppure, durante tutto il tempo non facevo che pensare a Minerva e a tutto quello che stava succedendo.
La mia malattia che a poco a poco mi stava uccidendo, se non avessi preso quelle fiale scarlatte.
Il mio legame con lei, forse proprio quello, mi preoccupava maggiormente, era come la frase di un film famoso 'salti tu, salto io.' Peccato che quello fosse un film romantico dove una nave affondava e forse, al posto della protagonista, io ero proprio la nave.
Affondavo lentamente. La mia vita stava affondando lentamente.

-Amore che hai?- chiese Victor, alzandosi su un gomito a guardarmi.
Guardai ogni minimo dettaglio di lui, come per imprimerlo bene nella mente. Mi guardava dall'alto con quegli occhi che ricordavano tanto il colore del tramonto in netto contrasto con i suoi capelli blu elettrici.

-Niente...- risposi, passando una mano sul suo viso candido per poi scendere fino al suo petto nudo, punzecchiato qua e la dai segni dei miei baci. -Qualche pensiero.-

-Hai paura?- chiese senza tanti mezzi termini e ció mi fece ammutolire.
Avevo paura? Non lo so.
Ero preoccupata per la sorte degli altri quando, il giorno dopo, avrebbero giocato contro gli Ultraevoluti e per qualche tempo, avevo dimenticato della mia situazione.
Distolgo lo sguardo.

-N-non ne ho idea...- sussurrai.
Lui non fece più domande, ma riprese a baciarmi il collo per poi addormentarsi con il viso nascosto fra i miei capelli.

-Il Giorno Dopo

Quando chiusi l'acqua del lavandino, presi l'asciugamano e lo passai il viso.
Ancora con il tessuto sul viso feci un profondo respiro. Avrei rivisto Minerva quel giorno, avrei rivisto i suoi occhi color rubino e la sua pelle candida.
Mi venne un brivido.
Riposi l'asciugamano e quando guardai il mio riflesso sullo specchio, sussultai.
Mia madre stava sullo stipite della porta, a braccia conserte e mi guardava con un leggero sorriso sul viso, anche se i suoi occhi erano preoccupati.

-Non hai mangiato niente stamattina, dovresti recuperare un pó le forze...- mi disse, avvicinandosi a me.

-Non ho fame.- risposi secca, pensando a cosa stessero andando incontro i miei compagni di squadra. -Vorrei aiutarli...- pensai ad alta voce.

-Li hai aiutati, Biba...- al suono di quel nome, mi si formó la pelle d'oca.
Non riuscivo ancora a capacitarmi che lei fosse lì, di fianco a me, mentre mi sistemava il colletto della camicia bluette e finalmente potessi risentire davvero il suo profumo, di menta e gelsomino.
Per una volta non era un sogno.

-Dov'è papà?- istintivamente lei smise di stirare con le mani il tessuto dell'indumento. Deglutii e poi come se si fosse risvegliata, diede un ultimo strattone e poi poggió le mani sui fianchi.

-Non lo so, ma penso sia in campo coi ragazzi.- giró la schiena e fece per andarsene.

-Mamma?- la vidi trasalire quando la chiamai in quel modo.
Lentamente si voltó e potetti scorgere un velo di lacrime sui suoi occhi verdi. -Puoi promettermi una cosa?- chiesi esitante.
Mia madre aggrottó le sopracciglia e si giró completamente nella mia direzione, cercando di leggermi negli occhi che in quel momento, erano indecifrabili.

-Dimmi, Ashley.- ci fu un momento di pausa.
Non so perchè esitai così tanto a parlarle bel vederla semplicemente farmi un piccolo sorriso. Un sorriso materno, uno di quelli che mi mancava da tanti, tanti anni.

-Puoi...- mi maledii inconsciamente per averla fermata. Ma poi, continuai. -Puoi promettermi che qualsiasi cosa succeda tu cercherai di farti perdonare da papà?-

-Biba...-

-Promettimelo.- dissi, senza mancare di rispetto nei suoi confronti. Mi guardó confusa e poi mi strinse in un abbraccio che mi fece provare mille emozioni.
Tristezza, malinconia, felicità, gioia, ma allo stesso tempo imbarazzo e vergogna.
Tutte queste emozioni mischiate in un grosso calderone che poi si trasformó in un minuscolo ed insignificante abbraccio tra madre e figlia.

-Te lo prometto, amore mio.- sussurró, capendo che la sua voce si stesse spezzando.

•••

-Non è possibile!- sbraitó Minerva dall'altro lato del campo dello stadio Ragnorok. -IO VI DEVO DISTRUGGERE!-
Invano Simeon aveva cercato di calmarla quando i miei compagni avevano segnato il primo goal, ma che li distanziava ancora dagli Ultraevoluti di tre goal.
Dentro di me sentivo la speranza crescere ad ogni palla rubata ed ad ogni tentativo di goal, ma tutti e quanti deviati.
Al terzo, o forse quarto, tentativo di Victor di rubare palla a Minerva finalmente ci riuscì. E quando si elevó il suo spirito guerriero sul campo calciando la palla ed effettuando il suo tiro mozzafiato, il tempo fu come essersi fermato.
La palla sembrava andare a rallentatore. Poi, ci fu un boato, ed in un momento, lo spirito guerriero del mio fidanzato si stava scontrando contro quello del portiere.
Guardai attonita la scena, mentre potevo percepire la tensione nell'aria.
Poi, un inusuale movimento mi fece distogliere lo sguardo. Di scatto, mia madre prese la mano di mio padre, che le era seduto di fianco, e lui non sembró turbato da quel gesto. Anzi, sembrava particolarmente sereno.
Sorrisi e piano piano dalle mie labbra si fece largo un grido quando Lo spirito guerriero di Victor distrusse quello del portiere, facendo cosi entrare la palla in porta.

-NON È POSSIBILE!- sentenzió Minerva. Fece voltare lo sguardo verso di me, carico d'ira ed odio che mi fece paura. Si avvicinó alle panchine dov'ero seduta, ma Simeon la prese per un polso.

-NON LO FARE MINERVA!- la chiamó, ma lei si scosse. Lo guardó poi con un espressione amorevole, quasi l'opposto di quell'occhiata che aveva lanciato a me.

-Ti amo.- gli disse, per poi dirigersi verso di me.
Estrasse qualcosa dalla manica della giacca e lo vidi scintillare.

-Ashley, corri.- disse mia madre, ma prima che potessi rendermene conto Lei era a pochi metri da me e quello che teneva in mano era un coltello dalla lama corta e affilata.
Pensavo me lo volesse lanciare addosso, quando alzó la mano.

-Ashley!-

-Minerva!- chiamarono i due ragazzi, Simeon e Victor, all'unisono.
Mi alzai dalla panchina nel tentativo di fermare quel gesto, con una carica di coraggio presa all'improvviso.
Mio padre e mia madre cercarono di fermarmi, ma la mia giacca scivoló dalle loro mani quando tentarono di afferrarmi.
Prima che potesse colpirmi, capii le sue intenzioni.
Mi immobilizzai e la fissai, sentendo in lontananza le voci dei miei genitori e quella confusa tra loro della mia migliore amica, Melanie.
Ah, le volevo davvero bene a quella moretta.
Prima che potesse fare o dire altro, Minerva si piantó la lama dritta al cuore e cadde a terra, stroncata da quella sua azione suicida.
Mia madre gridó ed insieme anche Melanie, e forse sentii anche Arion, ma non ne sono certa.
Una chiazza rossa si fece largo sulla mia camicia bluette, proprio sopra al seno destro.
Guardai Victor un'ultima volta e poi incrociai lo sguardo con quello di mio padre, entrambi i loro occhi bagnati da lacrime mi fecero rabbrividire.
E in un solo istante, caddi a terra e l'oscurità mi avvolse per l'ultima volta, ma prima riuscii a vedere il viso di mia madre.
Così simile, così uguale al mio.
Così maledettamente perfetta e protettiva.
Protettiva a tal punto, che arrivó ad uccidere una ragazza pur di salvarmi.
E questa, poi, uccise anche me.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Where stories live. Discover now